Thursday, December 15, 2005

Riflessi e trasparenze...


È sempre difficile intraprendere un cammino, soprattutto quando non si conosce esattamente quale sarà la meta. Il timore è grande: bisogna fare i conti con le proprie forze e non si può avere la certezza che queste non si esauriranno prima di aver trovato ciò che non si sa di cercare.
Ugualmente è difficile spiegare le ragioni che spingono a creare un blog. Vi è qualcosa di misterioso ed esibizionistico al tempo stesso, d'intimo e chiassoso, coraggioso e disperato. Perché condividere, in uno spazio così incontrollato come la rete, i nostri pensieri, anche quando questi toccano le emozioni più personali? Perché l'uomo è una contraddizione: vive di legami e di solitudine, cerca rifugio in un luogo intimo e protetto e al contempo anela alla totale dispersione nello spazio infinito.
Ecco perché la città di vetro. La città di vetro è il luogo degli incontri, delle relazioni. È un luogo di riflessi e trasparenze in cui guardare gli altri con discrezione e nello stesso tempo riscoprire il proprio volto. Il vetro è la purezza e la fragilità. La città di vetro è anche un deserto, dove i sensi sono amplificati e le percezioni potenziate. È un luogo dove meditare nel silenzio, ma anche uno spazio virtuale in cui stordirsi di suoni e parole.
Città di vetro è anche il titolo di una lunga novella di Paul Auster. Se non la conoscete la trovate nella Trilogia di New
York
,
pubblicata da Einaudi. Un noir sui generis, fitto di rimandi e citazioni intertestuali, sconvolgente, bellissimo.
Lo spazio della città di vetro è un non-luogo. Esiste, lo percepiamo, eppure in qualche modo non è mai se stesso: si evolve, si deforma, scompare, riappare. Le strade diventano parole e le parole diventano esistenze.
La trasformazione avviene dentro di noi: il "private eye" è il detective che vaga per le strade alla ricerca di un colpevole, ma è anche il "private I", l'io privato che proietta all’esterno il suo essere alla ricerca di un senso. La città di vetro è il "luogo" dell'introspezione e della riflessione sulle nostre esistenze.
Ecco lo spirito di questo blog, la sua doppia anima: il riflesso e la trasparenza, la confessione personale e la relazione con l'altro, «un luogo inesauribile, un labirinto di passi senza fine», un luogo (o un non-luogo) che lascia la sensazione - sensazione a volte salutare - di essere perduti
«non solo nella città, ma anche dentro di sé».

6 comments:

Anonymous said...

Edward, hai citato uno dei miei libri preferiti. Quando ho visto il nome del tuo blog ho pensato a una coincidenza, poi ho letto con attenzione e ho avuto questa splendida epifania. Sei proprio una bella persona (virtualmente e in "ciccia"), con dei bei gusti e, spero, pochi muri.

Edward Phelan said...

Ciao Chiara! "The New York Trilogy" avrebe potuto essere uno dei romanzi per la mia tesi di laurea, ma poi non sarei stato in grado di gestire l'infinità di spunti che sorgono dalla lettura di questo romanzo e degli altri due su cui ho scritto e cioè "Gravity's Rainbow" di Thomas Pynchon e "Il pendolo di Foucault" di Umberto Eco. Concordo sulla bellezza di questo libro che mi ha sconvolto come pochi. Ha minato molte delle mie certezze, ma a volte è bene che le nostre certezze vengano un po' scosse, perché la smettiamo di vivere come anestetizzati in un mondo che ci propone come "naturali" degli sguardi che sono solo alcuni tra tante alternative possibili... Grazie per le belle parole e ricambio assolutamente. Tu pure sei una bella persona, sia virtualmente sia in ciccia (e ora tu di ciccia ne metterai su un po', ma di sicuro non ne sarai scontenta in questo caso). Riguardo ai muri, qualcuno c'è. Ma di solito sono dei muretti, che si scavalcano sollevando appena il piede. Sono una persona molto leale e ben disposta al rapporto con le persone. Certo, i tradimenti mi feriscono, ma la diffidenza non è una mia condizione naturale. Qualche muro interiore, rivolto a me stesso, ce l'ho avuto e non posso assicurare che non ne avrò più. Ma ho sempre avuto forza sufficiente ad abbatterli tutti e sono fiducioso. Adesso il mio bicchiere è mezzo pieno :-)

Baci!

Anonymous said...

..e così per caso mi ritrovo a riflettere. Già. Con te, caro amico, non è cosa nuova. Si comincia con un argomento banale, qualche cazzatina fra amici e si finisce con disquisizioni profonde e riflessioni che ti toccano l'anima.
Almeno per me è così.
E anche stavolta, apro una paginina web per pura curiosità e mi ritrovo a pensare.
Ed è piacevole, grandemente piacevole.
Ho ancora voglia di crescere, di cambiare, di scoprire, di sapere di più e con amici come te tutto mi sarà più facile. Grazie.
Ora ti lancio una sfida: scopri chi sono!

Edward Phelan said...

Grazie Kay, per le tue belle parole. Anch'io ho voglia di crescere e scoprire cose nuove e ho la certezza che con gli amici che mi fanno visita in questo blog (molti dei quali conosciuti anche fuori da questo spazio virtuale in realtà) questo è possibile. E faccio un po' di pubblicità: fate una visita anche a "Omfaloscopia" e "Pone Metum!" i blog cugini di questo. Un ba

Anonymous said...

splendido splendente, l'ha scritto anche il giornale e io ci credo ciecamente

Edward Phelan said...

Mitica Rettore! Come non ricordarla? Mitici pure i suoi storici litigi a Sanremo con la Bertè.
Ciao :-)

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