Friday, December 28, 2007

L'uomo col megafono


L'uomo col megafono parlava parlava
parlava di cose importanti, purtroppo
i passanti, passando distratti, a tratti
soltanto sembravano ascoltare il suo
monologo, ma l'uomo col megafono
credeva nei propri argomenti e per questo
andava avanti, ignorando i continui
commenti di chi lo prendeva per matto...

però il fatto è che lui...... soffriva...... lui
soffriva......davvero

L'uomo col megafono cercava, sperava,
tentava di bucare il cemento e gridava
nel vento parole di avvertimento e di lotta,
ma intanto la voce era rotta e la tosse
allungava i silenzi, sembrava che fosse
questione di pochi momenti, ma
invece di nuovo la voce tornava, la voce
tornava...

COMPAGNI ! AMICI ! UNIAMO LE VOCI !
GIUSTIZIA ! PROGRESSO ! ADESSO !
ADESSO !

L'uomo e il suo megafono sembravano
staccati dal mondo, lui così magro,
profondo e ridicolo insieme, lo sguardo di
un uomo a cui preme davvero qualcosa,
e che grida un tormento reale, non per un
esaurimento privato e banale, ma proprio
per l'odio e l'amore, che danno colore e
calore, colore e calore

ma lui...... soffriva....... lui
soffriva...... davvero

COMPAGNI ! AMICI ! UNIAMO LE VOCI !
GIUSTIZIA ! PROGRESSO ! ADESSO !
ADESSO !

(Daniele Silvestri)

Thursday, December 27, 2007

Oggi è un giorno triste

Benazir Bhutto è stata uccisa...

Sunday, December 23, 2007

È Natale quando...


Tra le persone che mi hanno sempre ispirato un senso di grande ammirazione c'è Madre Teresa di Calcutta. Al di là dell'aspetto religioso, condivisibile o meno, quello che mi piaceva di lei era il coraggio di occuparsi delle persone che nessuno voleva toccare e, al tempo stesso, la sua capacità di competere in grandezza - lei piccola e curva - con i potenti del mondo, ai quali parlava senza alcun timore reverenziale, perché sicura di quello che stava facendo. Una persona simile a volte mi fa sentire inadeguato, ma al tempo stesso è uno sprone non da poco... Ho deciso, allora, di usare le sue parole sul Natale per fare a tutti i lettori di questo blog i migliori auguri di buone feste, sia che siano vissute laicamente sia che siano sentite religiosamente. E colgo anche l'occasione per consigliare la lettura di un libro che ho molto amato: Più grandi dell'amore, scritto da Dominique Lapierre. Buon Natale e Felice 2008!

E' Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
E' Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l'altro.
E' Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E' Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E' Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
E' Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.


Sto ascoltando: Emiliana Torrini, "To Be Free", Love in the Time of Science, EMI, 1999.


Wednesday, December 12, 2007

Lo sciopero dei camionisti

In questi giorni sto seguendo con preoccupazione e con indignazione quello che sta accadendo per quanto concerne lo sciopero degli autotrasportatori. Preoccupazione perché quanto sta succedendo mi ricorda tanto i fatti che in Cile precedettero il colpo di stato di Pinochet, indignazione perché sono (quasi) certo che le ragioni di questo sciopero siano non economiche, ma politiche. Non voglio cadere in facili teorie del complotto, ma non mi stupirei se dietro tutto questo ci fosse un abile orchestratore. E questa Italia, nuova repubblica delle banane, mi fa arrabbiare. Spero che il Governo usi il pugno di ferro contro queste persone e non si lasci ricattare. Perché di ricatto si tratta. Di ricatto, di prepotenza e di coercizione. È un diritto sacrosanto scioperare, ma ci sono modi e luoghi per farlo. Perché bloccare le autostrade? Perché mandare al macero milioni di euro di merci? Perché causare serie difficoltà alla società civile? Che cosa farebbe uno di questi signori se un loro figlio si ferisse o avesse un malore e dovesse essere portato urgentemente in ospedale da un'ambulanza rimasta senza carburante? E se è un diritto scioperare, lo è anche il non scioperare: cosa sono quei tagli di gomme o quei pestaggi o le altre forme di coercizione nei confronti di chi non vuole continuare la serrata? Atti criminali. Punto e basta.
Queste persone si lamentano di stipendi più bassi di quelli degli operai, ma stento a crederlo: molti di loro sono padroncini, liberi imprenditori, con le loro belle BMW o i loro SUV parcheggiati nel garage. È inutile predicare il libero mercato, salvo poi appellarsi all'aiuto dello stato quando le cose vanno male. Come si suol dire non è possibile avere "la botte piena e la moglie ubriaca".
Le distanze tra Governo e trasportatori non mi sembrano così incolmabili, o almeno non lo sarebbero se vi fosse un reale spirito di dialogo e se si avesse a cuore il bene dell'Italia. Ma in questo nostro paese il bene dell'Italia è, purtroppo, un miraggio e, bene che vada, ognuno pensa solo al proprio orticello. In questo caso specifico, però, penso non si tratti nemmeno di banale egoismo e miopia, ma della precisa volontà di nuocere al Governo ed eventualmente rovesciarlo. Non essendoci riusciti in altri modi...

Sto ascoltando: Sufjan Stevens, "The Upper Peninsula", Michigan, Rough Trade/Sanctuary, 2004.

Friday, December 07, 2007

Basta Babbi Natale appesi!


Vi prego, se avete uno (o addirittura più di uno) di questi Babbi Natale aggrappati a una scala che penzolano fuori dalle vostre finestre, abbiate pietà, buttatelo. Trovo che siano qualcosa che va oltre il Kitsch. Quasi quasi preferisco Berlusconi col cerone arancio... Sembra che Babbo Natale l'abbiano impiccato e stia tirando le cuoia... e vien voglia pure a me, nonviolento, di sparargli pietosamente un colpo per risparmiargli ulteriori sofferenze. Perciò, se avete a cuore Babbo Natale e la sua dignità, ponete fine a questo strazio.

Sto ascoltando: Fiona Apple, "Oh Sailor", Extraordinary Machine, 2005.

Tuesday, November 20, 2007

Un rinascimento impossibile

È uscito presso Ombre Corte un libro bellissimo, che è un po' saggio critico e un po' romanzo e che promette decisamente bene...

Mario Corona
Un Rinascimento impossibile
Letteratura, politica e sessualità nell'opera di Francis Otto Matthiessen
pp. 299
24,00 €
ISBN 978-88-95366-08-1

Il libro
Protagonista della vita universitaria e culturale statunitense del Novecento, Francis Otto Matthiessen (1902-1950) è lo studioso che con il suo celebre Rinascimento americano (1941) fondò il canone degli "American Studies", a partire dalle opere che cinque autori straordinari (Emerson, Thoreau, Hawthorne, Melville e Whitman) avevano realizzato nel quinquennio d'oro 1850-1855, subito prima della devastante Guerra Civile. La traduzione italiana di quel saggio, voluta da Pavese e pubblicata da Einaudi nel 1954, ebbe subito un'importanza fondamentale anche per la cultura italiana, testimoniata dalle generazioni dei Vittorini e dei Calvino.
Con straordinario rigore analitico il lavoro di Corona ripercorre, quasi come in un romanzo, la carriera intellettuale del grande studioso americano, dagli anni della formazione fino a quelli dell'insegnamento a Harvard, inscrivendolo in quella parabola storica che dal contesto "progressista" degli anni Trenta di Roosevelt conduce fino all'inizio della Guerra Fredda. Ma di questa singolare esperienza intellettuale e politica l'autore evidenzia anche le contraddizioni, prima fra tutte quella tra la militanza del "socialista cristiano" e il fascino per il reazionario T. S. Eliot. Tale percorso, già di per sé accidentato, si intreccia con la dolorosa esperienza privata di un omosessuale limpido e tormentato, nel mirino del maccartismo sia come "sovversivo" sia come "pervertito", che lo portò infine al suicidio il 1° aprile del 1950, pochi mesi prima di Pavese. L'indagine su questo nodo di contraddizioni fra pubblico e privato è qui svolta analizzando tutti i testi critici, le molte recensioni, le numerose lettere private e le testimonianze di amici e allievi, nel quadro degli accesi dibattiti culturali, politici e metodologici del tempo.

L'autore
Mario Corona insegna Letteratura Anglo-Americana presso l'Università di Bergamo. Tra i suoi lavori segnaliamo I puritani d'America (Unicopli, 1983); Prima del viaggio. Per una lettura di "Moby-Dick" (Pitagora, 1984). Per Marsilio ha curato Foglie d'erba 1855 di Walt Whitman (1996; Premio Alberobello 1998), per i Meridiani Mondadori i Romanzi di Jack Kerouac (2001).

Thursday, October 11, 2007

Il Nobel a Doris Lessing



(ANSA) - ROMA, 11 OTT - Il Nobel per la letteratura e' stato assegnato dall'Accademia svedese alla scrittrice britannica Doris Lessing, 87 anni. Questa la motivazione: "questa cantrice dell'esperienza femminile, con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civilta' divisa".

Che dire, a parte il fatto che sono contento? In questi giorni circolavano nomi, alcuni dei quali francamente bizzarri. Altri, invece, erano cavalli di razza. Tra quei nomi Lessing non figurava (almeno che io sappia), ma lei è certamente un purosangue dal gran temperamento!

Friday, September 28, 2007

Yossi & Jagger

Un film da vedere...



Sto ascoltando: Muse, "Knights of Cydonia", Black Holes and Revelations, Helium 3; Warner Bros., 2006.

Wednesday, September 26, 2007

Chiamatemi Ugo...

... Fantozzi naturalmente. Ebbene sì, perché ho la mia personale nuvola, ormai ne sono certo. Ascoltate i fatti e poi ditemi che non è vero.

Settimane di sole splendente, non una nuvola in cielo. Un inizio d'autunno splendido. Mercoledì della settimana scorsa vado dal carrozziere che mi deve fare una riparazione all'auto (per la terza volta mi hanno scassinato l'auto e mi hanno rovinato le serrature). Mi chiede gentilmente di ripassare lunedì perché ha tantissimo lavoro e io dico: "D'accordo, a lunedì". Lunedì torno e c'è un sole ancora più splendente. Consegno la macchina. Il giorno dopo devo andare in università e anche quello dopo e quello dopo ancora (domani), ma tanto mi dico: "C'è un sole splendido, prendo lo scooter". Nell'istante stesso in cui ho messo le chiavi nelle mani del carrozziere un brivido mi ha percorso la schiena...

Martedì 25 settembre 2007. Mi alzo alle 8.30 e sollevo la tapparella. Fuori il cielo è leggermente coperto, ma non tanto. In università devo andare al pomeriggio e non mi do troppa pena. Il cielo si rannuvola sempre più. Esco alle ore 12.00 e arrivo incolume in Città alta. Alle 13 comincio a fare esami (studenti bravi, fortunatamente, il voto più basso un 25). Finiti gli esami vado in ufficio. Ora di tornare a casa. Salto sullo scooter e... comincia a piovere! Fortunatamente piove poco e arrivo a casa, un po' bagnato, ma non troppo.

Mercoledì 26 settembre 2007. Secondo giorno senz'auto e secondo giorno che devo andare per forza con lo scooter in università. Non ho scelta. Piove, naturalmente. Fortunatamente smette per una mezz'ora e ne approfitto per arrivare in università. Riprende a piovere, poi mentre sono a lezione smette per tutto il tempo. Finisce la lezione di dottorato ed esco con R., F. e C. a prendere una birra (anzi due, ma piccole ;-)). Poi è ora di tornare a casa, perché è tardi. Ed ecco che PIOVE A DIROTTO! Torno a casa fradicio (nemmeno la cerata ho nel bauletto) e congelato (ci saranno 16 gradi).

Insomma, un crescendo di intensità. Se tanto mi dà tanto, domani che è il terzo e ultimo giorno che devo andare in uni durante questa settimana ci dovrò andare in barca. E scommetto anche che non appena mi restituiranno la macchina il sole splenderà di nuovo. Nuvola di Fantozzi, sii maledetta!!!

Sto ascoltando: Counting Crows, "Colorblind", This Desert Life, Geffen Record, 1999.

Tuesday, September 25, 2007

Jesse



I love a boy named Jesse
But Jesse doesn't love me back
He says he has a girl named Chelsea he wants so much

I love a boy named Jesse
But Jesse doesn't love me back
He says he's insecure about what he feels and what he wants
What he feels and what he wants

But everytime he smiles at me
I know we are the same
And that he'll change his world for me
If he just knew my name

There's no need for you to say you saw the life they chose for me
For me

I loved a boy named Jesse
But Jesse doesn't love me back
He wants to kiss and go to bed but he doesn't want to talk
I loved a boy named Jesse
But Jesse doesn't love me back

He says his faith and all that stuff is only in my mind
Only in my mind

All i can hide
I'm doing fine

But everytime he smiles at me i know we are the same
And that'll he'll he change his world for me
If he just knew my name

There's no need for you to say you saw the life they chose for me
For me

I love a boy named Danny
But Danny doesn't love me
He says he has a girl named Chelsea he wants so much

I love a boy named Danny
But Danny doesn't love me
He says he's insecure about what he feels and what he wants
He feels and what he wants

Saturday, June 23, 2007

Io, gay, vi spiego perché non esisto

Riporto qui di seguito un'intervista a Ivan Dragoni, compagno di Gianni delle Foglie, il fondatore della Libreria Babele di Milano scomparso recentemente. L'intervista, in cui Dragoni racconta la sua esperienza durante i giorni di agonia di Gianni, presenta un caso "fortunato", in cui un sentimento di amore unisce la famiglia della persona che sta morendo non solo a quest'ultima ma anche al suo compagno/alla sua compagna. Ma non sempre è così e allora accade che i compagni di una vita possano vedersi negare il diritto di stare vicino alla persona che hanno amato per tanti anni. È terribilmente deprimente e fa montare una rabbia incredibile il pensiero che in una nazione che si dice civile questo possa accadere. È ora che tutto questo finisca. È ora di ribellarsi e lottare.

L'intervista è tratta da La Repubblica, edizione di Milano, ed è stata ripresa da Gay News.

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SABATO, 23 GIUGNO 2007 - La Repubblica

Pagina I - Milano

Gianni Delle Foglie, fondatore di Babele, è scomparso una settimana fa. L´uomo che ha vissuto con lui 26 anni racconta la sua "umiliazione"

"Io gay, vi spiego perché non esisto"

Ivan Dragoni: il mio compagno è morto, ho dovuto lasciarlo solo

ZITA DAZZI

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«PER la prima volta ho provato che cosa vuol dire l´umiliazione di non esistere. Con Gianni, con quell´uomo che stava morendo, ho vissuto 26 anni. Ma per le istituzioni, per l´ospedale, io ero nessuno. Non il convivente, non un parente. Nessuno. Solo un estraneo con nessun diritto». Ivan Dragoni, 62 anni, stimato professore universitario di Igiene e Tecnologia alimentare, presidente dell´Ordine dei tecnologi alimentari, ex presidente di Milano Ristorazione, ha sperimentato sulla sua pelle, quanto può costare, in termini umani, il non aver ottenuto dallo Stato il riconoscimento formale della propria unione familiare con una persona dello stesso sesso. Il compagno di tutta la sua vita, Gianni Delle Foglie, 59 anni, fondatore della storica libreria gay Babele, è morto mercoledì 11 giugno all´ospedale Policlinico, dopo cinque giorni di agonia.

Pagina V - Milano

L´INTERVISTA

Ivan Dragoni racconta gli ultimi momenti con Gianni Delle Foglie: "Ho provato che cosa vuol dire non esistere"

"Il mio compagno stava morendo ma io per la legge ero invisibile" in ospedale

Non potevo stare lì, non potevo essere informato

Mi hanno aiutato la sua famiglia e alcuni medici

ZITA DAZZI

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(segue dalla prima di cronaca)

Li aveva simbolicamente sposati in piazza Scala, nel 1992, Paolo Hutter, allora consigliere comunale. Anni luce prima del dibattito sui Pacs, sulle unioni civili e sui diktat vaticani. Gli ultimi che hanno passato assieme, per Ivan e Gianni sono stati cinque giorni di drammatico calvario, un calvario aggravato dalle difficoltà burocratiche che la coppia ha dovuto attraversare per riuscire a stare assieme nei momenti finali, mentre la situazione clinica precipitava senza speranze.

Signor Dragoni quando sono cominciati i problemi?

«Già quando abbiamo chiamato l´ambulanza, sabato mattina, ho capito che sarebbe stata dura. Gianni stava male, un dolore fortissimo al petto. Abbiamo capito subito che il caso era grave, ma sull´ambulanza mi hanno detto che poteva salire solo un "accompagnatore"».

E lei?

«Ho detto che ero il convivente. E ho avvertito l´imbarazzo dei lettighieri. Comunque sono stati gentili. Mi hanno fatto salire e siamo arrivati all´ospedale. Da quel momento in poi ho capito che io per loro ero meno di un passante. Cercavano i parenti».

Ma l´hanno lasciata stare accanto al suo compagno?

«Fortunatamente sì. Ma questo è stato possibile solo grazie al fatto che Gianni ha una grande, meravigliosa famiglia, che mi ha sempre voluto bene e che mi ha accettato da subito. Sono stati loro a dire ai medici che era importante che anche io stessi al capezzale del paziente».

Ma lei veniva informato?

«No. Da quando i parametri clinici hanno cominciato seriamente a deteriorarsi, io ho visto che in ogni fase, gli occhi dei medici, salivano sopra di me, come a cercare qualcuno più competente di me, un "vero" parente. Subito dopo l´angioplastica che gli è stata praticata d´urgenza, ho capito che le cose andavano male. Ma non me l´hanno comunicato loro».

Con chi comunicavano?

«Con i fratelli, i quali spiegavano a me. Poi, per fortuna, io al Policlinico conosco diverse persone, dal primario a uno dei cardiologi. Insomma, grazie a queste mie conoscenze, sono riuscito a non sentirmi completamente escluso, ad avere un po´ di attenzione».

Ma che cosa è successo?

«Questo stiamo ancora cercando di capirlo. Dopo l´angioplastica, c´è stata la somministrazione di farmaci anticoagulanti e una reazione non positiva a questa terapia. È cominciata una emorragia interna, i livelli delle piastrine sono andati a zero».

E lei durante queste fasi?

«Io, stavo sempre in secondo piano. Non mi dicevano niente: "Questioni di privacy". Solo i parenti riconosciuti dallo Stato hanno accesso alle informazioni. Ma io non sono tale, quindi i medici non potevano relazionarsi direttamente con me. A un certo punto, mentre era in corso l´emorragia cerebrale, nessuno mi parlava. Ho dovuto urlare perché mi dicessero quel che stava succedendo».

Ma ha potuto stargli accanto negli ultimi giorni?

«Sono stato sempre accanto a lui, fino all´ultimo secondo, fino a quando ha chiuso gli occhi. Certo, in un frangente del genere e in una situazione familiare come la nostra, dipendi completamente dalla disponibilità e dall´intelligenza del personale infermieristico. Tu vuoi fare delle cose banali che si fanno in quei momenti, e dipende solo da loro che tu possa farlo».

Tipo?

«Vuoi asciugare il sudore del tuo compagno, vuoi tenergli la mano. Nel mio caso, per fortuna ho potuto farlo».

E poi?

«Quando Gianni è spirato, era come se fossi diventato invisibile. Per tutte le decisioni importanti successive alla morte servono le firme di quelli che per la legge sono i familiari. Quindi i fratelli e le sorelle. Non io. Questo per esempio, per il prelievo degli organi, per la scelta della cremazione, per la richiesta di conservare le ceneri. Bastava che un solo fratello si opponesse a una di queste cose che io e Gianni avevamo deciso e sapevamo l´uno dell´altro, e si sarebbe fatto in modo diverso».

Invece?

«Come dicevo, quella è una grande famiglia, sono persone aperte, che mi vogliono bene. Non c´è stato problema da quel punto di vista».

Quando saranno i funerali?

«Lunedì, alle 11, nel cortile di casa nostra, in corso Colombo. Proietteremo il video delle nostre nozze in piazza Scala e le immagini di Gianni che cantava. Era un grande tenore. È stata una bella, lunghissima storia d´amore la nostra».

Friday, May 18, 2007

L'inchiesta della Bbc sui preti pedofili conquista Internet

Il documentario, messo in rete, ma non trasmesso in tv, accusa la Chiesa cattolica e Ratzinger di tutelare e coprire i sacerdoti colpevoli di abusi sessuali

ALICE NEWS, 18/05/2007 - In breve tempo è già stato visto da migliaia di persone. Ed infuriano accese polemiche sui forum delle Rete. L’inchiesta, dal titolo Sex Crimes and the Vatican, andata in onda in Gran Bretagna nel 2006, non è mai stata trasmessa in Italia. Potere della libertà di stampa della Repubblica italica. Nel documentario sono svelati i risvolti inquietanti di numerose vicende che hanno coinvolto decine di sacerdoti responsabili di reati di pedofilia. Sono raccontati casi di abuso verificatesi nella diocesi di Ferns – Irlanda – negli Usa e in Brasile.

Ma ciò che più colpisce e lascia esterrefatti è l’accusa della Bbc: le autorità ecclesiastiche hanno sistematicamente difeso gli imputati, sottraendoli alle autorità giudiziarie e indotto al silenzio, a suon di soldi, le vittime.

Si parla in particolare del Crimen Sollicitationis, il documento segreto emesso dal Santo Uffizio – oggi Congregazione per la dottrina della fede – nel 1962, con il quale furono emesse le direttive su come trattare i casi di sacerdoti coinvolti in questo genere di crimini.

Ebbene il principio guida del documento era la consegna del silenzio.

Responsabile dell’applicazione del Crimen Sollicitationis fu Benedetto XVI, allora cardinale Joseph Ratzinger. E fu sempre lui ad emanare nel 2001 il seguito del documento vaticano (si tratta di un epistola, pubblicata sul sito della Santa Sede), fondato – afferma lo speaker dell’inchiesta inglese – sullo medesimo spirito, tanto che era ribadito l'obbligo della “segretezza, pena la scomunica”.

Il video è crudo, esplicito. E’ un atto d’accusa forte contro la Chiesa cattolica. Sono pubblicate le testimonianze degli imputati, delle vittime e dei lori difensori.

L’immagine che se ne ricava è di una realtà omertosa, inquietante, dove per difendere il buon nome delle istituzioni ecclesiastiche si passa sopra a tutto. Ai diritti, alla dignità dell’Uomo, alla giustizia.

È il caso di padre Henn, su cui pendono 13 accuse per molestie, che ora vive a Roma, senza che mai il Vaticano lo abbia costretto a tornare in patria ad affrontare il processo.

Nella Chiesa, è l’accusa finale della Bbc, vige l’ostruzionismo e la copertura, tutto questo con il beneplacito di Benedetto XVI.

Il video-inchiesta sta infiammato il web. Blog e forum sono presi d’assalto. Sono nate accese polemiche, soprattutto dai cattolici che ritengono l’intera inchiesta frutto di un falso e di una manipolazione.

Sto ascoltando: Tori Amos, "Yo George", American Doll Posse, 2007.

Thursday, May 17, 2007

Monsignore, si dia una calmata


(Chiara Saraceno su La Stampa, 17/5/2007)

La gerarchia cattolica, come ogni autorità religiosa, ha sicuramente il diritto e persino il dovere di esprimersi sui temi che toccano la morale e il senso della vita. Ciò che dice va ascoltato con rispetto e con attenzione, anche quando non lo si condivide. Ma ci sono occasioni in cui è davvero difficile mantenere un atteggiamento di rispetto e ascolto. Le dichiarazioni di ieri di monsignor Betori, segretario della Conferenza episcopale italiana, a Gubbio sono una di queste - ormai sempre più frequenti - occasioni. Di fatto ha individuato come i peggiori nemici della umanità - «fomentatori di guerre e terrorismo», negatori «del riconoscimento dell’altro» a vantaggio del mantenimento di «situazioni e strutture di ingiustizia sociale» - le donne che abortiscono, le persone che riflettono sul testamento biologico e sul diritto a porre fine ad una vita che ha perso tutte le caratteristiche di vita umana, le coppie eterosessuali che convivono senza sposarsi e gli omosessuali in quanto attenterebbero alla dualità sessuale. Sono loro responsabili dei mali del mondo, non i dittatori politici ed economici, non coloro che fomentano guerre etniche e religiose, non gli sfruttatori di donne e bambini, non i mercanti di uomini e neppure coloro che in nome della morale sessuale si oppongono all’utilizzo di semplici precauzioni per evitare il diffondersi dell’Aids che da solo in alcune parti del mondo fa ancora più stragi delle guerre civili.

È difficile provare rispetto ed avere attenzione per chi confonde terroristi e violenti veri e persone che, assumendosene tutta la responsabilità e talvolta la sofferenza, compiono scelte eticamente motivate, ancorché in modo difforme dalla morale cattolica. Per chi, tra l’altro, non distingue neppure, dal punto di vista della gravità rispetto al suo stesso concetto di morale, tra aborto e convivenza senza matrimonio, tra eutanasia e approvazione dei Dico e ritiene (contro le stesse più recenti acquisizioni della Chiesa) che l’omosessualità sia uno stile di vita, e non una condizione umana in cui ci si trova a nascere e vivere. Perciò teme, un po’ grottescamente, che se si riconoscessero le coppie omosessuali nessuno più farebbe coppie (e matrimoni) eterosessuali. È una visione senza sfumature e senza distinzioni, oltre che senza rispetto. Per questo è intimamente violenta oltre che intellettualmente rozza.

Non credo che così si difenda veramente il cristianesimo. Certamente non è così che si può aspirare a ottenere rispetto e attenzione per le proprie posizioni. Si incoraggia soltanto l’escalation dell’insulto reciproco, dell’abuso del linguaggio, dell’incapacità a distinguere e ad ascoltare, della caccia al diverso. Non è né pedagogia civile né, tantomeno, pedagogia religiosa. È una chiamata alle armi. È questo che la gerarchia cattolica vuole per il suo popolo e per il nostro Paese? Chi sta davvero, per riprendere le parole di Betori, coltivando «sentimenti di arroganza e di violenza»? Un po’ di autocontrollo, per favore.

Chiara Saraceno, laureata in filosofia, è professore ordinario di sociologia della famiglia presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Torino. Direttrice del Dipartimento di Scienze Sociali negli anni accademici 1991-1998, attualmente è direttrice del
CIRSDe - Centro Interdipartimentale di Studi e Ricerche delle Donne. Dirige il master in management delle imprese non profit. In precedenza, fino al 1990, ha insegnato alla facoltà di sociologia dell'Università di Trento, dove nel 1989-90 è stata anche pro-rettore.

Giornata internazionale contro l'omofobia



1° Quali sono gli scopi pratici di questa Giornata?

Il nostro primo scopo pratico è suscitare iniziative. Potranno assumere forme molto diverse: un dibattitto a scuola, una mostra in un caffè, un’animazione di strada, una trasmissione radiofonica, una proiezione in un circolo di quartiere, una tavola rotonda organizzata da un partito politico, un concorso letterario lanciato da un giornale, una campagna di sensibilizzazione condotta da un sindacato, eccetera. Queste iniziative potranno essere promosse da associazioni LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e trans), da organizzazioni di difesa dei diritti umani, ma anche da cittadine e cittadini di ogni provenienza. In effetti, molte persone che non si interessavano particolarmente all’omosessualità si sentono oggi sempre più coinvolte dal problema dell’omofobia.

Il secondo scopo della Giornata è coordinare e rendere visibili le iniziative. Se hanno luogo lo stesso giorno, saranno più visibili ed efficaci. E se questo giorno diventa un appuntamento annuale, i media e l’opinione pubblica saranno molto più attenti ai problemi sollevati, e potranno osservare meglio i progressi compiuti o il deteriorarsi della situazione. D’altra parte, i coordinatori della Giornata potranno fare un resoconto delle varie iniziative, informare i giornalisti e favorire la collaborazione tra le persone che operano nel campo.

Questo progetto ha un terzo obiettivo: iscrivere la Giornata nel calendario nazionale del maggior numero di paesi e poi, perché no, farla adottare a livello internazionale. Evidentemente è un obiettivo remoto, forse utopistico. Ma il riconoscimento ufficiale non è solo un simbolo – senza contare che i simboli sono, come sappiamo, una cosa essenziale. Esso contribuirà a far durare questa battaglia nel tempo. Permetterà inoltre di mostrare che la lotta all’omofobia non riguarda solo le persone omo-, bi- o trans, ma interessa l’autorità pubblica e la volontà collettiva della società.

2° È meglio parlare di omofobia o di LGBTfobia?

La parola «LGBTfobia» permetterebbe di tener conto delle lesbiche, dei gay, dei bisessuali e dei trans. Purtroppo, si rischia di perdere in leggibilità quello che si vorrebbe guadagnare in visibilità. Al giorno d’oggi la parola «omofobia» è conosciuta, e riconosciuta, in un gran numero di paesi. La parola «LGBTfobia», invece, è pressoché sconosciuta in quasi tutti i paesi del mondo. D’altra parte, alcuni suggeriscono addirittura LGBTQfobia per includere i «queer». In fondo, perché no? Secondo noi, tutto dipende dal contesto. Una «Giornata Mondiale contro la LGBTfobia» rischierebbe evidentemente di non essere capita dal grande pubblico, e a maggior ragione di non essere riconosciuta dalle istanze nazionali o internazionali. Non ci guadagneremmo molto. È per questo che preferiamo la formula «Giornata Mondiale Contro l’Omofobia», a patto di ricordare continuamente al grande pubblico che la nostra battaglia non riguarda solo l’omosessualità maschile, ma che si tratta anche delle lesbiche, dei bisessuali e dei trans. In questo contesto, l’espressione LGBT ci sembra molto utile per mettere in rilievo la varietà dei problemi affrontati. In effetti, l’omofobia riguarda le lesbiche (lesbofobia), i gay (gayfobia) e le persone bisessuali (bifobia). Ci impegniamo inoltre a combattere contro la transfobia, che, pur distinguendosi dall’omofobia in quanto riguarda l’identità di genere e non l’orientamento sessuale, rinvia comunque a dispositivi sociali che sono spesso vicini alle logiche omofobe in senso stretto. In altre parole, rifiutiamo ogni monopolio. Parliamo di «Giornata Mondiale Contro l’Omofobia», ma teniamo anche a ricordare al grande pubblico che ci battiamo per i diritti delle lesbiche, dei gay, dei bisessuali e dei trans, cioè per le persone LGBT, e in genere contro tutte le discriminazioni.

3° E le altre discriminazioni? Questa Giornata contro l’Omofobia non rischia di occultarle?

No. È vero che bisogna considerare la Discriminazione come un fenomeno generale; ma bisogna anche combatterla nelle sue forme specifiche – e l’omofobia è una di queste forme. Altrimenti, il discorso e l’azione rischiano di rimanere astratti, indifferenziati, o addirittura confusi. È del resto una delle ragioni per cui la Giornata Mondiale delle Donne è importante. Essa mette l’accento specificamente sulla disuguaglianza tra i sessi. Allo stesso modo, la Giornata Mondiale Contro l’Omofobia consentirà di mettere l’accento specificamente sulla disuguaglianza tra le sessualità. Tuttavia, la lotta all’omofobia sfocia necessariamente nell’affermazione dei diritti sessuali in generale, che si tratti di sesso, di identità di genere o di orientamento sessuale. Per questo si ricollega alla battaglia contro il sessismo; e del resto non è un caso che le persone più sessiste siano spesso anche le più omofobe. Ma si ricollega anche alla lotta contro l’Aids e contro tutte le infezioni sessualmente trasmissibili, dato che non si può praticare l’autonomia sessuale senza un minimo accesso all’informazione e alle cure. La lotta all’omofobia sfocia infine nell’affermazione dei diritti umani in generale. Del resto, le associazioni LGBT si impegnano spesso ben al di là delle problematiche sessuali, e agiscono all’unisono con altri movimenti sociali. In queste condizioni, la Giornata Mondiale Contro l’Omofobia favorirà l’avvicinamento tra le associazioni LGBT e le associazioni di difesa dei diritti umani.

4° In che cosa la Giornata Mondiale si distingue dalla Marcia dell’Orgoglio LGBT?

Questi due eventi si distinguono appunto nella misura in cui si completano a vicenda:

- a livello di principio: le Marce mettono l’accento sull’orgoglio delle lesbiche, dei gay, dei bisessuali e dei trans che rifiutano l’obbrobrio; la Giornata Mondiale, invece, mostra che la vera vergogna è l’omofobia, che va decostruita nelle sue logiche sociali e combattuta concretamente. - a livello pratico: attraverso la Marcia dell’Orgoglio, scendiamo nelle strade per far sentire la nostra voce alla società civile; attraverso la Giornata Mondiale, entriamo nella società civile per portare il dibattito dentro le istituzioni, le scuole, i quartieri, eccetera. Come si vede, le due strategie sono perfettamente simmetriche e complementari.

D’altra parte, le persone che, pur essendo sensibili al problema dell’omofobia, pensano di non aver posto in una Marcia dell’Orgoglio LGBT, potrebbero dare comunque il loro contributo attraverso l’alternativa rappresentata dalla Giornata Mondiale Contro l’Omofobia. Analogamente, ma su scala internazionale, nei paesi in cui è impossibile organizzare una Marcia dell’Orgoglio, si potrebbe condurre un’azione contro l’omofobia in occasione della Giornata Mondiale, soprattutto quando l’omosessualità non è condannata - almeno ufficialmente - dalle leggi in vigore. In tal senso, la Giornata Mondiale può rappresentare una leva politica in grado di prolungare l’azione delle Marce presso le persone o i paesi che non possono (o non vogliono) iscriversi nella logica di queste ultime. Ma, nell’insieme, è chiaro che queste due iniziative sono al tempo stesso necessarie e complementari.

5° Parlare di omofobia non significa crogiolarsi in un atteggiamento da vittime?

È poco probabile che le vittime dell’omofobia abbiano voglia di crogiolarsi in un simile ruolo. Gli atti e i discorsi omofobi sono una realtà che non si può (più) ignorare. Il nostro scopo è appunto denunciare le violenze passate e presenti per prevenire, o almeno limitare, le violenze future. Il problema non è l’omosessualità, ma l’omofobia: dobbiamo dunque concentrare i nostri sforzi in questo senso.

Che lo vogliamo o no, siamo tutte e tutti figli dell’omofobia. Ma la battaglia che conduciamo contro di essa, prima di tutto dentro di noi, ci rende più forti di essa. Lungi dall’ispirarci un atteggiamento vittimistico, la conoscenza dei meccanismi dell’omofobia sociale fa di noi soggetti più autonomi. Per questo l’affermazione di una politica LGBT non può prescindere dalla decostruzione delle logiche che la rendevano fino allora impossibile, e che la rendono ormai necessaria.

6° La Giornata Mondiale assumerà ovunque la stessa forma?

È poco probabile. Dato che l’omofobia assume forme molto diverse a seconda degli spazi geografici e sociali, anche le risposte all’omofobia saranno sicuramente molto diverse.

In molti paesi del Sud il problema consiste nel matrimonio coatto (eterosessuale, naturalmente), soprattutto per le donne; in molti paesi del Nord è il divieto del matrimonio (omosessuale, naturalmente) a essere al centro del dibattito. In certi ambienti gli uomini sono esclusi o linciati sulla pubblica piazza, mentre le donne sono imprigionate o punite nel silenzio dei ginecei. In certi casi l’omofobia agisce in nome di Dio, in altri in nome della Scienza. A volte l’omosessualità è condannata ma i transgender sono «tollerati», a volte è il contrario. A seconda dei casi, la bisessualità è considerata un male minore o il colmo del vizio, eccetera.

Insomma, le situazioni sono molteplici, e il lavoro di coordinazione generale non potrà che sottolineare il carattere originale e specifico delle iniziative condotte qua e là. Da qualche decennio a questa parte hanno visto la luce numerose azioni molto positive. Le Marce dell’Orgoglio si svolgono un po’ in tutto il mondo, e sono sempre più numerose. Nel 1996, il Sudafrica ha aperto la strada (seguito poco dopo dall’Ecuador) affermando nella sua costituzione l’eguaglianza tra tutti i cittadini, qualunque ne sia il sesso, l’identità o l’orientamento sessuale. D’altra parte, esiste da qualche anno negli Stati Uniti una giornata del ricordo per le vittime di atti transfobici, che viene ormai celebrata da varie associazioni anche in Spagna, Francia, Cile e Canada. E dal 2003 il Canada organizza una Giornata nazionale contro l’omofobia, alla quale dobbiamo ispirarci.

Infine, al di là delle iniziative locali o nazionali, due fatti attirano la nostra attenzione nella misura in cui coinvolgono le istanze internazionali. Il primo riguarda la recente risoluzione presentata dal Brasile alla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite per far riconoscere i diritti delle persone LGBT. Naturalmente, non possiamo che appoggiare questa iniziativa e speriamo che possa essere votata quanto prima, malgrado gli ostacoli incontrati finora. Il secondo fatto è un po’ meno recente, ma non meno significativo: il 17 maggio 1990, l’Assemblea generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità cancellava l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Così facendo, intendeva mettere fine a più di un secolo di omofobia medica. Di conseguenza ci auguriamo che, in accordo con questa logica storica, anche l’Alto Commissariato per i Diritti Umani e la Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite condannino l’omofobia nelle sue manifestazioni politiche, sociali e culturali riconoscendo questa Giornata. La decisione dell’OMS rappresenta per noi una data storica e un simbolo forte: proponiamo dunque che questa Giornata mondiale abbia luogo ogni anno il 17 maggio.

7° Qual è dunque il calendario delle prossime azioni?

In un primo tempo, sulla base del testo proposto, vogliamo ottenere il maggior numero possibile di firme, via internet o su carta, nel maggior numero possibile di paesi. Le firme possono venire da associazioni LGBT, associazioni legate alla difesa dei diritti umani, sindacati, partiti politici, cittadine, cittadini, eccetera. Ci auguriamo anche di ottenere l’appoggio dell’ILGA (International Lesbian and Gay Association) e delle sue branche continentali in occasione delle prossime riunioni (a Katmandu, Budapest e Santiago del Cile). Dopo aver riunito il maggior numero possibile di appoggi, vorremmo fissare per il 17 maggio 2005 la prima Giornata Mondiale Contro l’Omofobia. In tutti i paesi in cui sarà possibile, la petizione potrà essere consegnata ufficialmente alle autorità nazionali quello stesso giorno, in modo simbolico. Questo non può che rafforzare la dimensione internazionale del nostro impegno, e aiutare chi vive in paesi dove iniziative del genere sono ancora impossibili. Dopodiché, potremo fare un primo bilancio che permetterà di migliorare e ampliare le iniziative degli anni a venire. Speriamo che la nostra richiesta possa essere presentata alle Nazioni Unite già il secondo anno o, eventualmente, il terzo o il quarto, cioè non appena la Giornata mondiale sarà diventata abbastanza importante da poter essere presentata in modo significativo. Evidentemente non sappiamo quando le Nazioni Unite riconosceranno la legittimità e l’importanza delle nostre azioni, ma ciò non ci impedisce di continuare la nostra battaglia contro l’omofobia e per i diritti delle lesbiche, dei gay, dei bisessuali e dei trans in tutti i paesi del mondo.

Monday, May 14, 2007

Ogni anno devolvi le tue tasse alla Chiesa cattolica e non lo sai...



COSA SIGNIFICA “OTTO PER MILLE”?

Con il Concordato del 1929 lo stato italiano si impegnò a pagare direttamente lo stipendio al clero cattolico, con il meccanismo della congrua. Ritenendolo datato, nell’ambito delle trattative per il “nuovo” Concordato si decise un nuovo meccanismo di finanziamento alla Chiesa cattolica, solo in apparenza più democratico e trasparente in quanto allargato alle altre religioni: lo stato decideva di devolvere l’8 per mille dell’intero gettito IRPEF alla Chiesa cattolica (per scopi religiosi o caritativi) o alle altre confessioni o allo stato stesso (per scopi sociali o assistenziali), in base alle opzioni espresse dai contribuenti sulla dichiarazione dei redditi.

IL TESTO DELLA LEGGE

L’otto per mille è normato dalla legge 222/85.

COME FUNZIONA IL MECCANISMO?

Ogni cittadino che presenta la dichiarazione dei redditi può scegliere la destinazione dell’8 per mille del gettito IRPEF tra sette opzioni: Stato, Chiesa cattolica, Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unione Comunità Ebraiche Italiane.

In realtà nessuno destina il proprio gettito: il meccanismo assomiglia di più ad un gigantesco sondaggio d’opinione, al termine del quale si “contano” le scelte, si calcolano le percentuali ottenute da ogni soggetto e, in base a queste percentuali, vengono poi ripartiti i fondi.

Come se non bastasse, la mancata formulazione di un’opzione non viene presa in considerazione: l’intero gettito viene ripartito in base alle sole scelte espresse.

Alcune confessioni, più coerentemente, lasciano allo Stato le quote non attribuite, limitandosi a prelevare solo quelli relativi ad opzioni esplicite a loro favore: cosa che NON fa la chiesa cattolica, ottenendo un finanziamento quasi triplo rispetto ai consensi espliciti ottenuti a suo favore.

ECCO PERCHÉ È IMPORTANTE COMPILARE QUESTA SEZIONE DELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI.

Qualora il contribuente non sia tenuto alla presentazione della dichiarazione, può comunque effettuare ugualmente la scelta della destinazione dell’8 per mille consegnando il CUD in una busta chiusa agli enti preposti alla raccolta (poste, banche etc…).

LA DISTRIBUZIONE DEL GETTITO

Il Ministero delle Finanze, già restio a fornire statistiche in merito (comunica i dati alle sole confessioni religiose, che ne danno notizia con estrema riluttanza), è peraltro estremamente lento nel diffondere i dati. Le ultime comunicazioni ufficiali e definitive si riferiscono incredibilmente alle dichiarazioni dei redditi del 2001 (redditi 2000).

Questa la distribuzione:

87,25%

Chiesa Cattolica

10,28%

Stato

1,27%

Valdesi

0,42%

Comunità Ebraiche

0,31%

Luterani

0,27%

Avventisti del settimo giorno

0,20%

Assemblee di Dio in Italia

Va notato che, in tale occasione, su oltre trenta milioni di contribuenti solamente il 39,62% ha espresso un’opzione, solo il 34,56% della popolazione, quindi, ha espresso una scelta a favore della Chiesa cattolica. Per dare un’idea dell’enormità della cifra corrisposta grazie a questo meccanismo, la Conferenza Episcopale ha disposto nel 2004 di contributi per 936,5 milioni di Euro.

COME VENGONO SPESI QUESTI SOLDI?

  • CHIESA CATTOLICA
    Nato come meccanismo per garantire il sostentamento del clero, tale voce è diventata, percentualmente, sempre meno rilevante (il 34,1% del totale). Parrebbe infatti che la Chiesa cattolica prediliga destinare i fondi ricevuti dallo Stato alle cosiddette “esigenze di culto” (47,2%): finanziamenti alla catechesi, ai tribunali ecclesiastici, e alla costruzione di nuove chiese, manutenzione dei propri immobili e gestione del proprio patrimonio. Ovvio che non vedremo mai alcuno spot su queste tematiche: ai tanto strombazzati aiuti al terzo mondo, cui è dedicata quasi tutta la pubblicità cattolica, va guarda caso solo l’8% del gettito. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.sovvenire.it.
  • STATO
    Lo Stato è l’unico competitore per l’otto per mille che rifiuta di farsi pubblicità. Il Governo dedica alla gestione dei fondi di pertinenza statale una sezione del suo sito internet.
  • CHIESA VALDESE
    Rifiuta di destinare i fondi ottenuti alle esigenze di culto e al sostentamento del clero. Per maggiori informazioni vai su www.chiesavaldese.org.
  • LUTERANI
    Una parte dei fondi viene utilizzata per il sostentamento dei pastori. Per maggiori informazioni vai su www.elki-celi.org.
  • COMUNITÀ EBRAICHE
    I fondi sono utilizzati per «…solidarietà sociale, attività culturali, restauro patrimonio storico, sostegno ad attività giovanili, strutture ospedaliere per la cittadinanza, cultura della memoria, lotta a razzismo e pregiudizio». Per maggiori informazioni vai su www.ucei.it.
  • CHIESE AVVENTISTE
    Rifiutano anch’esse di destinare i fondi ottenuti alle esigenze di culto e al sostentamento del clero. Per maggiori informazioni vai su www.avventisti.it.
  • ASSEMBLEE DI DIO
    I fondi sono destinati esclusivamente alle missioni e alla beneficienza. Per maggiori informazioni vai su www.adi-it.org.

PERCHÉ ABROGARE IL MECCANISMO?

  • perché il meccanismo doveva essere basato sulla volontarietà, ma la ripartizione delle scelte inespresse vìola, di fatto, questo principio;
  • perché è un finanziamento a fondo perso a favore di confessioni religiose che si dovrebbero autofinanziare. Soprattutto nel caso della Chiesa cattolica, gran parte di questi contributi non ha alcuna utilità sociale;
  • perché è una partita truccata: a differenza delle confessioni religiose, lo Stato italiano non fa alcuna pubblicità per sé e non informa su come destina questi fondi. Quando nel 1996 il ministro Livia Turco propose di destinare i fondi di competenza statale all’infanzia svantaggiata, il “cassiere” della Conferenza Episcopale Italiana Nicora reagì duramente, sostenendo che «lo Stato non deve fare concorrenza scorretta nei confronti della Chiesa»;
  • perché è una partita a cui non tutti possono giocare: sono ammesse solo le confessioni sottoscrittrici di un’Intesa con lo Stato. Ecco perché la Chiesa, attraverso i parlamentari cattolici, blocca l’accordo (già sottoscritto) con i Testimoni di Geova e impedisce l’avvio di trattative con gli islamici: i fedeli di queste religioni, ben disciplinati, grazie al meccanismo delle scelte inespresse porterebbero alle loro gerarchie una contribuzione ben superiore alla loro percentuale reale, con un danno valutabile in centinaia di milioni di Euro per la Chiesa cattolica.
  • perché è un meccanismo non chiaro, che trae in inganno non solo il semplice cittadino ma anche la persona colta. Un giornalista Rai ha dovuto addirittura scusarsi in diretta per la sua non conoscenza del meccanismo;
  • perché lo Stato, erogando questi finanziamenti, è costretto a cercarsi altre entrate con nuove forme di tassazione della popolazione.

MA SI PUÒ ABROGARE? O NON PAGARE? E COME?

L’Associazione per lo Sbattezzo ha lanciato da diversi anni un’iniziativa per l’obiezione fiscale: maggiori informazioni sul loro sito.

L’UAAR ha anch’essa più volte criticato e chiesto modifiche alla normativa: resta il fatto che un cambiamento è fattibile solo attraverso una modifica della legge.

ALTRI CONTRIBUTI STATALI ALLA RELIGIONE CATTOLICA

  • sempre con la dichiarazione dei redditi, è possibile dedurre dal proprio reddito versamenti alle chiese fino all’ammontare di due milioni di vecchie lire, intorno ai mille Euro; in proposito, rileviamo come il numero di offerte per il sostentamento dei sacerdoti sia calato, negli ultimi nove anni, del 14%, con conseguenti minori entrate del 18%;
  • pagamento pensioni al clero: un fondo speciale dal disavanzo perennemente in rosso. Fortunatamente, con la Finanziaria 2000 si è intervenuti almeno su questi, innalzando a 68 anni l’età pensionabile e aumentando i contributi a carico dei sacerdoti;
  • esenzione fiscale totale, comprese imposte su successioni e donazioni, per le parrocchie e gli enti ecclesiastici;
  • pagamenti degli stipendi agli insegnanti di religione, nominati dai vescovi: incidono per più di 1.000 miliardi (delle vecchie lire) sul bilancio statale;
  • finanziamenti alle scuole cattoliche;
  • in varie regioni, parte degli oneri di urbanizzazione a disposizione dei comuni deve essere destinata agli «edifici di culto».
    Non solo. Recentemente sono state stipulate intese ad hoc tra diverse Giunte e Conferenze episcopali regionali che hanno riguardato anche i beni culturali ed ecclesiastici, il turismo religioso e la retribuzione del personale ecclesiastico presente negli ospedali.
  • contributi agli oratorî: concessi da diverse regioni, nel maggio 2001 sono stati presentati due disegni di legge (identici) da parte di alcuni parlamentari dell’UDC. Nel luglio 2003 tali testi, dopo alcune modifiche, sono diventati legge. Contro il provvedimento si sono espressi ben pochi parlamentari: tra i contrari Tiziana Valpiana, la cui dichiarazione di voto contrario alla Camera dei deputati contiene importanti dichiarazioni sulla necessità di una effettiva parità tra credenti e non credenti.

Per un quadro di insieme vai al documento Quanto costa allo stato il finanziamento della chiesa Cattolica, di Marcello Vigli, presente sul nostro sito.

Nell’ambito del Decreto Fiscale collegato alla Legge Finanziaria 2006, il Parlamento ha introdotto l’esenzione ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) per gli immobili adibiti a scopi commerciali per la Chiesa (ulteriormente estesa alle associazioni no-profit). Secondo stime dell’ANCI, il provvedimento avrebbe comportato minori entrate per i Comuni nell’ordine di 700 milioni di Euro. Il d.l. 223 del 4 luglio 2006 ha successivamente eliminato tale esenzione. La sua formulazione («Attività di natura esclusivamente commerciale»), tuttavia, di fatto vanifica il provvedimento e mantiene in vigore tale privilegio: è infatti sufficiente che all’interno dell’immobile destinato ad attività commerciale si mantenga una piccola struttura destinata ad attività religiose.

OTTO PER MILLE INFORMATI

Nell’aprile 2007 l’UAAR, prendendo atto della diffusa mancanza di conoscenza del meccanismo tra la popolazione, nonché del completo disinteresse da parte delle istituzioni a porvi rimedio, ha avviato autonomamente una propria campagna di informazione: «Otto per mille informati».



Sto ascoltando: Kate Havnevik, "I Don't Know You", Melankton, 2007.

Saturday, May 12, 2007

I Need to Wake Up


Have I been sleeping?
I’ve been so still
Afraid of crumbling
Have I been careless?
Dismissing all the distant rumblings
Take me where I am supposed to be
To comprehend the things that I can’t see

Cause I need to move
I need to wake up
I need to change
I need to shake up
I need to speak out
Something’s got to break up
I’ve been asleep
And I need to wake up
Now

And as a child
I danced like it was 1999
My dreams were wild
The promise of this new world
Would be mine
Now I am throwing off the carelessness of youth
To listen to an inconvenient truth

That I need to move
I need to wake up
I need to change

I need to shake up
I need to speak out
Something’s got to break up
I’ve been asleep
And I need to wake up
Now

I am not an island
I am not alone
I am my intentions
Trapped here in this flesh and bone

Oh I need to move
I need to wake up
I need to change
I need to shake up
I need to speak out
Something’s got to break up
I’ve been asleep
And I need to wake up
Now

I want to change
I need to shake up
I need to speak out
Oh, Something’s got to break up
I’ve been asleep
And I need to wake up
Now

(Melissa Etheridge)

Thursday, May 10, 2007

Qual è il tuo tipo psicologico?

Questo tipo introverso e sentimentale riesce a coniugare delle caratteristiche apparentemente contraddittorie. È infatti nello stesso tempo tranquillo ed appassionato, socievole e riservato. Ha una personalità complessa. Possiede una scala di valori molto differenziata che però non comunica apertamente o direttamente agli altri. La sua comunicazione è per così dire indiretta. Non cerca di spiegare o imporre i valori nei quali crede (come potrebbe fare un estroverso). Semplicemente si comporta in funzione dei principi ai quali aderisce. Per questo motivo può diventare un esempio per gli altri o anche essere un leader carismatico. È generalmente una persona ben organizzata, decisa e capace di pianificare razionalmente la sua esistenza. Ama porsi degli obiettivi e muoversi in situazioni chiare e ben definite. La sua funzione inferiore è il pensiero. Non è particolarmente interessato ad analisi basate su un approccio freddamente logico e obiettivo. È aperto e interessato alle nuove idee ma tende a focalizzare la sua attenzione solo su un numero limitato di esse. Quando si dedica o si interessa a qualcosa lo fa in maniera approfondita. Non è un superficiale. Rischia però di tralasciare dei dettagli pratici importanti o di non prestare sufficiente attenzione alle cose nuove che bisogna fare. In alcuni casi appare come un eccentrico o un visionario. Ha bisogno, come la maggior parte degli introversi, di periodi di solitudine o di isolamento. Può avere delle spinte religiose o interessi spirituali. Frequentemente è anche interessato al campo psicologico. Generalmente non ha un senso pratico sviluppato e può non essere molto realistico. Tende ad esprimersi in maniera chiara, soprattutto per iscritto. È una persona tranquilla e gentile che sa ascoltare i suoi interlocutori senza cercare di imporsi. Attribuisce una grande importanza all’armonia delle relazioni e sopporta con difficoltà le situazioni di tensione. Può mancare di flessibilità e essere troppo drastico in alcune sue valutazioni. Tende ad offendersi con una certa facilità perché prende le cose molto seriamente e su un piano personale. Dal punto di vista lavorativo può essere attratto da professioni che lo mettano in contatto con le persone, soprattutto se gli consentono di instaurare rapporti personali. Essendo determinato ed organizzato può essere un buon dirigente. Preferisce le situazioni nelle quali può disporre di un grado elevato di indipendenza. Con le persone riesce a stabilire degli ottimi rapporti ma corre il rischio di non essere sempre giusto o imparziale pur di evitare degli scontri sgradevoli.

Tuesday, May 08, 2007

Where's Ziwataneo? O com'è stata la città di vetro quest'anno....

Ho letto i rapporti sulle chiavi di ricerca con cui le persone sono capitate sul mio blog e ho scoperto alcune cose curiose. Sulla base di queste "La città di vetro quest'anno è stata":

Folkloristica
"Sora Assunta"
"De tacco de punta sora assunta"
"Dajje de punta"
"stai lontana da stu cor"

Erotica
"Boobyross" (un omaggio a te Rossella ;-))
"Tom Ford nudo" (slurp)
"racconti bondage inizio secolo"
"taccare nude"
"anale blogspot"

Sgrammaticata
"banda d'affoli"
"stend di vetro"

Mistica
"Padre nostro sound"

Alcolista
"Ricetta Unicum"
"fallo ubriacare" (dopodiché si passa in zona erotica)

Avventurosa
"scout insopportabili"
"lezioni on line di orienteering"

Tecnica
"convertitore 220 230 V"
"antenne televisive spiegazione"
"motofalciatrici"

Pagine gialle / inserzionistica
"negozi di pareti di vetro a Prato"
"ciotola di vetro rosso compro"
"polacca vive bergamo"
"blu line materassi"
"tettoie in vetro"
"ringhiera di vetro"

Mitica
"foto con Madonna"

Geografica
"Ziwataneo"
"isola Ziwataneo"
"isola di Ziwataneo"
"where's Ziwataneo?"
"location of Ziwataneo"

Gastronomica
"more acerbe"
"sterilizzazione frutta sotto vetro"
"ricetta del tacchino"

Gay e modaiola
"Zona gay di Boston"
"biblioteca infradito"
"capelly rossi gay"
"giacca di cavallino"

Zoologica
"cane di origini coreane"
"vacche tibetane"
"ragazzo morso da una pantegana"

Disperata
"Trigemellare in natura"

In forma

"Pramming"
"debellare la bronchite"
"lyme a venezia"
"dengue"

Letteraria
"Nadine Gordimer povera donna"

Maddeché???

"Lady in the Water un film stupendo"
"Velvet mi amore"

Sto ascoltando: Ennio Morricone, "Falls", The Mission, EMI, 2004.

Costituzione della Repubblica Italiana

Siccome, spesso e volentieri, in questo periodo tanti politici, per fini meramente propagandistici, si sciacquano la bocca parlando di tutela della famiglia e facendo riferimento alla Costituzione per poter impunemente negare i diritti a una parte consistente della popolazione italiana, sono andato a rileggere il nostro testo legislativo fondamentale sul sito del Quirinale.

E mi sono reso conto che i membri dell'Assemblea Costituente erano tutt'altro che stupidi (è ovvio che non lo erano) e che hanno scritto, soprattutto nella parte riguardante i principi generali, delle cose molto importanti. Ne cito alcune:

Art. 2.

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale

Art. 3.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Nota: non c'è scritto "tutti i cittadini eterosessuali" mi sembra, o sbaglio?

Art. 7.

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.


Art. 8.

Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Nota: Se tutte le confessioni religiose sono libere e tutti i cittadini hanno gli stessi diritti, indipendentemente dal credo (o non credo) religioso, perché vengono approvate (o non approvate) leggi sulla base di quanto affermato dagli esponenti di UNA sola di queste religioni (seppur maggioritaria), limitando quindi la libertà di chi appartiene a fedi diverse o non professa alcun credo religioso? Ci sarà sempre qualche sofista che proverà a spiegarmi che non è così, ma non riuscirà mai a convincermi. Anche perché, quando il Presidente della CEI vieta espressamente a dei parlamentari italiani di votare delle leggi contrarie alla Chiesa cattolica, hanno un bel daffare a dirmi che non è un'ingerenza. Però forse mi sbaglio. Forse nei mesi scorsi lo stato della Chiesa ha invaso l'Italia e ora a Montecitorio e Palazzo Madama sta il Parlamento dello Stato Vaticano e non più quello della Repubblica Italiana. In tal caso mi scuso con i deputati e i senatori della Città del Vaticano.

Art. 29.

La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.

Nota: Qui è il nocciolo della questione per quanto riguarda i Dico, PACS, matrimonio per persone dello stesso sesso, unioni di fatto, ecc. Quanto descritto nella Costituzione viene identificato con quella che viene chiamata "famiglia legittima". Secondo la legge italiana in vigore, questa famiglia legittima è l'unico modello di unione riconosciuto e tutelato. Di contro, le unioni di fatto (le convivenze per intenderci), basate esclusivamente sugli affetti, restano senza alcuna garanzia giuridica. Ma leggendo dove si parla, nella Costituzione, di "società naturale fondata sul matrimonio", un rilievo va fatto: se, interpretando questo articolo della legge costituzionale alla lettera, non si lascia spazio al riconoscimento di alcun legame che non sia il matrimonio, d'altro canto non vi è nemmeno la negazione o il divieto di altri tipi di convivenze: queste non sono né vietate, né autorizzate.
Due considerazioni possono essere fatte: la prima sul significato delle parole scritte nell'articolo stesso, la seconda mettendo a confronto questo articolo 29 con altri articoli della Costituzione.
Partiamo dal primo punto. In realtà, l'articolo 29, non solo non nega esplicitamente l'importanza dei rapporti non fondati sul matrimonio, ma non fa nemmeno riferimento alla differenza di sesso (o genere) come elemento caratterizzante il matrimonio. In nessun punto, nella Costituzione si dice che il matrimonio è tra un UOMO e una DONNA, ma si parla di CONIUGI. In altre parole, l'unico dato su cui ci si basa per intendere il matrimonio in questo modo restrittivo è il termine "naturale". Però solo in seguito si è dato all'espressione "società naturale" il significato di "legame matrimoniale tra persone di sesso diverso". In realtà, come hanno sostenuto anche autorevoli costituzionalisti, tra cui Galgano, l'aggettivo "naturale" si riferisce all'insieme delle norme che regolano la società in un certo momento storico. Se così non fosse, allora nemmeno la legge sul divorzio avrebbe dovuto essere approvata, così come, se la società non fosse in evoluzione, non dovrebbero essere possibili i matrimoni esclusivamente civili e non religiosi (la Chiesa cattolica quello si dimentica di dirlo, forse perché molti di quelli che si oppongono ai Dico e alle leggi sulle coppie di fatto sono divorziati e risposati). In effetti, se in un periodo non troppo lontano, appariva inconcepibile la dissoluzione del matrimonio o la liberazione della donna e il riconoscimento dei suoi diritti di moglie non più sottomessa al marito, con le riforme degli anni Settanta, queste concezioni della famiglia sono state sostituite da principi più egualitari, più civili, più moderni, più giusti. È per questo motivo che il termine "naturale" non può avere nessun altro significato se non quello che i membri dell'Assemblea Costituente volevano dargli e cioè quello che la famiglia era una formazione che esisteva già prima dello Stato e, quindi, anche prima delle leggi dello Stato. Da questo si deduce, come sosteneva tra l'altro anche Aldo Moro, che l'art. 29 della Costituzione riconosce non i diritti naturali della famiglia, ma la famiglia naturale in quanto non creata attraverso le leggi, ma da queste regolamentata. Alla luce di questo, se si riconosce la preesistenza della famiglia ai poteri legislativi, allora tutte le norme a garanzia del nucleo familiare vengono in un secondo momento e intervengono non a rendere legittima un'unione, ma solo a regolamentarla. La conseguenza di questo è che le norme che regolano il matrimonio, anche se essenziali, non possono e non devono negare le unioni che non si fondano sul matrimonio.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, è utile mettere a confronto l'art. 29 della Costituzione con altri articoli costituzionali. Nell'articolo 3 della Carta sono enunciati due principi che discendono dal principio cardine dell'eguaglianza dei cittadini. Nel primo comma si legge che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali"; nel secondo, invece, si avverte che è necessario che la Repubblica Italiana intervenga concretamente per "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". In sostanza, se la norma descritta impone che vi sia uguale trattamento, è necessario parificare la famiglia legittima e le altre forme di unione. Se questa parificazione non avvenisse verrebbe violato il principio cardine di eguaglianza.
Andiamo oltre. L'articolo 2 della Costituzione dice: "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità". Si tratta di una norma che fornisce una valida giustificazione e collocazione alle coppie di fatto, che possono a ragione essere messe tra le "formazioni sociali" appena citate. A sostegno c'è la genericità della dicitura "diritti inviolabili dell'uomo", che - e questa era sicuramente l'intenzione dei Costituenti - permette di adattare facilmente il testo costituzionale ai cambiamenti della società, in modo che sia aderente con il contesto storico in cui si vive.
Alla luce di quanto detto - e cioè il fatto che non vi è incostituzionalità delle coppie di fatto, così come la "naturalità" della famiglia non è da intendersi come "legame tra un uomo e una donna", ma semplicemente come istituto sociale che esiste fin da prima del costituirsi dello Stato - io penso che, se l'Italia fosse veramente un paese moderno, civile, laico, al passo con gli altri paesi avanzati e con i tempi, e non il paese arretrato e schiavo di altre forze al contempo religiose e politiche che sembra essere, si dovrebbe approvare una legge che consenta:
a) il matrimonio civile (non religioso, ovviamente, perché ogni formazione religiosa si regola secondo le proprie convinzioni, nel rispetto di quelle delle altre fedi o non fedi) sia tra coppie di sesso diverso che tra coppie dello stesso sesso;
b) unioni di fatto/PACS/Dico o che dir si voglia, sia tra coppie di sesso diverso che tra coppie dello stesso sesso.
Solo in questo modo TUTTI i cittadini sarebbero realmente uguali di fronte alla legge.

La società di oggi è molto cambiata rispetto a com'era in tempi anche abbastanza recenti. È necessario aprirsi a quelle realtà che sono solo apparentemente "diverse", perché magari meno frequenti, ma che devono essere tutelate giuridicamente. Non si può non considerare che il fenomeno delle unioni di fatto, etero o gay/lesbiche, è in crescita esponenziale. Se ciò è vero, allora è inconcepibile un sistema legislativo che non preveda alcuna estensione dei diritti civili alle formazioni familiari "atipiche". Così come - da un punto di vista morale - è profondamente ipocrita (e qui mi rivolgo ai nostri politici) continuare a parlare di rispetto e di eguaglianza senza fare nulla che dimostri praticamente questo rispetto nei confronti delle persone e della Costituzione, che di eguaglianza parla esplicitamente e per TUTTI.
La situazione, poi, su un piano giuridico è ancora più incomprensibile se si pensa al fatto che la Corte Costituzionale da tempo lancia segnali in tal senso e che la normativa comunitaria ha dato indicazioni ben precise. La Costituzione europea, che è stata approvata, tra gli altri, anche dal nostro Parlamento, ha come principio fondamentale il divieto assoluto di ogni forma di discriminazione, specialmente quella sessuale. Non solo, nella stessa direzione si è mosso il Parlamento dell'UE, quando, con risoluzione del 1994 e con una relazione del 2000, ha invitato gli Stati membri ad adottare una normativa di riconoscimento delle unioni di fatto, anche omosessualmente formate.
La questione è più preoccupante se si concentra l'attenzione su quanto previsto dalla Direttiva comunitaria n. 38 del 2004, che sancisce il principio della libera circolazione, in ambito europeo, delle persone e dei loro familiari. In tale Direttiva per "familiare" si intende non solo il coniuge e i figli, ma anche il partner che abbia registrato la propria unione. Si comprende allora, la difficoltà italiana di gestire situazioni di questo tipo, dal momento che non vi è una normativa adeguata. Tirando le somme, la lacuna legislativa italiana non può e non deve essere sottovalutata, specie in una società come quella attuale, dove il numero delle unioni di fatto aumenta di giorno in giorno e dove l'assoluta mancanza di tutela verso tali coppie non è certamente un sintomo di pluralismo, ma di profonda arretratezza culturale, sociale, ideologica.
È ora che si ponga fine a questa situazione, di cui fanno le spese tutte le coppie di fatto, etero e omosessuali, anche se quelle gay e lesbiche di più dal momento che non hanno l'alternativa del matrimonio. Ogni giorno uomini e donne, nel nostro paese civile e avanzato solo a parole, si vedono negare diritti e aspettative di non poco conto. Conviventi anche di lunghissima data (anche venti o trent'anni) si vedono negare il diritto di visita o di assistenza al partner gravemente malato o degente. O ancora vi è l'impossibilità per il singolo convivente di fare testamento in favore del compagno senza andare incontro alle gravose misure fiscali previste in materia di successione a terzi estranei.
È ora che tutti quelli che credono che l'Italia debba diventare un paese moderno e giusto facciano dei passi concreti perché sia effettivamente così. Non bastano le parole e non basta nemmeno l'economia per illuderci di vivere in una nazione realmente equa, democratica, civile. Vogliamo di più, vogliamo un impegno per le persone.

Concludo citando la filosofa Hannah Arendt che, sul finire degli anni Cinquanta, anche se in tema di matrimoni interrazziali, disse: "Il diritto di sposare chi vogliamo è un diritto umano elementare, accanto al quale tutti gli altri diritti sono di rango inferiore".

Riferimenti:
Costituzione della Repubblica Italiana
Selene Pascasi, I pacs e la Costituzione: conflitto o convivenza di valori?

Tuesday, May 01, 2007

Your Inner European

Your Inner European is Italian!

Passionate and colorful.
You show the world what culture really is.

Thursday, April 12, 2007

Cento chiodi... nelle rotule

Titolo originale: Centochiodi
Nazione: Italia
Anno: 2007
Genere: Drammatico
Durata: 1h 30'
Regia: Ermanno Olmi
Cast: Raz Degan, Luna Bendandi
Produzione: Cinema11undici, Rai Cinema
Distribuzione: Mikado

Trama:

Coinvolto in una difficile indagine, un giovane professore dell'università di Bologna decide di lasciare tutto e cambiare completamente vita. Si trasferirà in una casa diroccata sulle rive del Po e qui instaurerà dei rapporti di amicizia (e d'amore) con la gente del luogo.


Recensione:

Si dice spesso che non tutte le ciambelle riescono col buco, ma nel caso dell'ultimo film di Ermanno Olmi (in senso temporale, ma anche nel senso dell'addio al cinema narrativo a favore di quello documentaristico) si dovrebbe piuttosto dire che già l'impasto era mal riuscito. Spiace dirlo, soprattutto per me che sono bergamasco e che non potrò mai dimenticare L'albero degli zoccoli, girato nelle mie zone e con persone che mia madre conosceva, ma quest'opera è davvero molto deludente. Anzi, direi che è un film di una bruttezza quasi sconvolgente. Già dopo cinque minuti dall'inizio, con quella recitazione degna da recital dell'oratorio (senza nulla togliere all'oratorio, ma dal film di un maestro ci si aspetterebbe molto di più) mi sono detto: "Non riesco a credere di essere qui seduto a vedere un film del genere." Confesso che, se non fosse stato perché avrei dovuto scomodare tutta la fila di spettatori di fianco a me, me ne sarei andato ben prima della fine. Per fortuna il film dura solo un'ora e mezza (90 minuti interminabili).
Piuttosto che dire che cosa non mi è piaciuto credo di far prima a dire che cosa mi è piaciuto: le riprese, soprattutto notturne, della natura vicino al Po, la solarità delle persone semplici che vivono vicino al fiume, in parte le musiche, in gran parte Raz Degan (bellissimo).
Per il resto, che dire? C'erano tante belle intenzioni, ma tutte le aspettative sono state disattese. La sceneggiatura è lacunosa, superficiale, perfino banalmente illogica e ingenua a tratti (come fa il protagonista ad essere sempre così bello pulito se vive in una casa diroccata senza bagno e acqua corrente? Come fa a prelevare 27.000 euro da una carta di credito?) Se il professorino è un nuovo Cristo, quali sono i suoi meriti per qualificarlo come tale? Basta forse il fatto di aver inchiodato dei libri a terra in una biblioteca, o la frase pronunciata alla fine contro il monsignore (che parla con la bella voce di Omero Antonutti, davvero un sollievo quando la si sente) per farci comprendere il messaggio? Direi proprio di no. Il film è retorico, sentenzioso, a tratti sembra addirittura un'accozzaglia di parabolette recitate con tono patetico. La parte sul figliol prodigo fa venire voglia di tirare i pomodori contro lo schermo.
E non basta la mano del regista (che certamente, a tratti, si vede) a salvare il film, anche perché tutto il resto, sul lato tecnico, lascia alquanto a desiderare. A partire dalla recitazione, davvero agghiacciante. A onor del vero Raz Degan ha un bel viso e un bello sguardo, ma il doppiaggio di Adriano Giannini lo fa sembrare un personaggio da film per la TV di quelli dove muoiono tutti di cancro; gli altri attori, invece, sono semplicemente insopportabili. Nemmeno nelle peggiori telenovele sui canali regionali si vedono parti così mal recitate. In certi momenti mi sembrava di sentire la parodia che faceva Anna Marchesini nei Promessi Sposi del trio Solenghi/Lopez/Marchesini, quando il personaggio di Inoiosa, la sorella bionda di Bella Figheira, leggeva anche le didascalie del copione. Si salvano gli anziani abitanti del paese, attori non professionisti che brillano per spontaneità e illuminano lo schermo con il loro sorriso.
Ho, inoltre, trovato ipocrita (ma non credo sia colpa di Olmi, quanto esigenze di produzione) fare un film che pretende di essere ascetico, ma che poi mette in bella mostra i marchi di prodotti commerciali per pubblicizzarli: la BMW splendida splendente anche in mezzo alla polvere, il portatile della DELL, ecc. Fastidioso, fastidioso, fastidioso.
Ammetto di essere profondamente deluso: quello di Olmi mi sembra un film che, pur avendo puntato molto in alto, si è risolto in una lunga predica, in un vuoto discorso, un proclama a cui non ha fatto seguito alcun tipo di azione. E quello che mi irrita ancora di più è il fatto che molti salutino questo film come un capolavoro solo perché è di Ermanno Olmi. Io stesso riconosco i grandissimi meriti del regista e credo sia davvero un grande e che abbia fatto cose meravigliose. Ma se questo film l'avesse girato un esordiente, tutti adesso sarebbero qui a farlo a pezzi... Altro che capolavoro!


Wednesday, March 21, 2007

Un mondo folle


MAD WORLD (Gary Jules)


All around me are familiar faces
Worn out places
Worn out faces

Bright and early for their daily races
Going nowhere
Going nowhere

Their tears are filling up their glasses
No expression
No expression

Hide my head I want to drown my sorrow
No tomorrow
No tomorrow

And I find it kind of funny
I find it kind of sad
The dreams in which I’m dying
Are the best I’ve ever had
I find it hard to tell you
I find it hard to take
When people run in circles
It’s a very very
Mad world
Mad world

Children waiting for the day they feel good
Happy birthday
Happy birthday

Made to feel the way that every child should
Sit down and listen
Sit down and listen

Went to school and I was very nervous
No one knew me
No one knew me

Hello teacher tell me what’s my lesson
Look right through me
Look right through me

And I find it kind of funny
I find it kind of sad
The dreams in which I’m dying
Are the best I’ve ever had
I find it hard to tell you
I find it hard to take
When people run in circles
It’s a very very
Mad world
Mad world
enlarged in your world
Mad world

Friday, February 09, 2007

Nei tuoi occhi

Nei tuoi occhi c'è il colore della terra che dà frutti,
ci sono alberi vigorosi, c'è la passione...
C'è il fuoco, c'è il sorriso.
C'è anche la malinconia dell'autunno
e le foglie che cadono sul terreno
e giacciono quiete,
proprio come te al mio fianco la notte.
Ci sei tu nei tuoi occhi. E ci sono anche io.


Sto ascoltando: Sarah Brightman, "What a Wonderful World", Harem.


Wednesday, February 07, 2007

Il gioco del libro sulla scrivania

In genere nemmeno io sono il tipo da catene di Sant'Antonio né di altri santi.
Però se si tratta di parlare di libri e, soprattutto, me lo chiede l'omfaloscopica Featheryca, non posso far altro che obbedire.

Ecco le istruzioni:

* prendere il libro più vicino
* sfogliare sino a pagina 123
* contare le prime 5 frasi della pagina
* riportare nel blog le 3 frasi seguenti
* suggerire il gioco ad altri 3 blogger

Nel mio caso il primo libro in italiano che mi capita sotto mano è:

Dennis Cooper, Idoli (tit. or. Guide, 1997), trad. it. di Marco Pensante, Milano: Marco Tropea Editore, 1998. Un libro che consiglio solo alle persone che non si impressionano facilmente ;-)

Lui stava facendo uno sforzo titanico per non abbassare gli occhi a guardare. «Ti piaccio come quel tipo degli Smear?»


Passo la palla a:

Fabiana: perché ho trascurato il bloggettino ultimamente e so che sei una fan accanita :-)
Suzuran: perché ti devo una e-mail e una telefonata e al massimo il libro lo fai scegliere alle lumache...
Eagle: perché mi sono perso un sacco di puntate del tuo blog e soprattutto le portate di gnocchi :-P

Spero non l'abbiate già ricevuto, altrimenti... ignoratemi :-D