Sunday, July 30, 2006

Non abbandonate gli animali e denunciate chi lo fa

Il ministero della Famiglia fa proprio l'appello della Lega antivivisezione
"Ricordiamoci che esiste una legge che punisce i maltrattamenti"


"Gli animali hanno un ruolo sociale"
Anche il governo contro gli abbandoni

Ogni anno in Italia sono oltre 140 mila i cani lasciati al loro destino
un fenomeno che alimenta il randagismo e il business dei canili-lager

di ALESSANDRA VITALI

ABBANDONARE la città non è un reato. Abbandonare gli animali, sì. Lo slogan della campagna 2006 della Lav, la Lega Antivivisezione, rinfresca la memoria a chi non sa, non ricorda, o non vuole ricordare. Cioè che esiste una legge (la 189 del 2004) che vieta il maltrattamento degli animali, prevede pene pecuniarie ma anche la reclusione fino a un anno. Però, ogni anno, vengono "buttati" 140 mila cani. Quindi: scarichi su un cavalcavia il tuo animale, e già questo è un atto ignobile; metti a rischio la sua incolumità e quella di altre persone (mai sentito di incidenti causati da animali che vagano lungo le strade?) e per giunta rischi di finire in galera. Chissà se ne vale davvero la pena. O se non sarebbe meglio pensarci bene, prima di prendere un cucciolo per soddisfare un capriccio.

Estate, ci risiamo. Alla vigilia dell'esodo di fine luglio, la Lav lancia una nuova campagna di sensibilizzazione. Quest'anno, con una novità: per la prima volta il governo si affianca all'iniziativa. Il sottosegretario alle Politiche per la famiglia, Chiara Acciarini, ha fatto proprio l'appello e ha ospitato nei suoi uffici romani la conferenza stampa di presentazione della campagna, seduta al fianco di Gianluca Felicetti, presidente della Lav. Convinta della necessità di arginare il fenomeno dell'abbandono, ricorda anche che "questo governo è diventato tale grazie a un programma in cui ampio spazio è stato dedicato ai diritti degli animali. E' giusto tenere fede a quel che è stato promesso agli elettori".

In Italia al momento si contano oltre 7 milioni di cani e oltre 8 milioni di gatti. "Più di una famiglia su tre vive con un animale, e a cani e gatti è sempre più riconosciuto un ruolo sociale, di miglioramento della vita, di sostegno a bambini e anziani" ha spiegato Acciarini, che annuncia di voler dare "un contributo concreto affinché nuove famiglie si rendano più disponibili a prendere con sé in maniera responsabile un animale. Proprio perché riguarda le famiglie, come ministero siamo tenuti a occuparcene". Fra le idee, una politica di sterilizzazione per contenere le nascite.
Per favorire una migliore convivenza animali-famiglie e contrastare gli abbandoni, la Lav propone al governo quattro misure immediate. Intanto, spiega Felicetti, "l'aumento della quota di detrazione, dalla dichiarazione dei redditi, delle spese veterinarie, oggi pari al 19%, rendendola totale per chi adotta un cane dalla strada o da un canile, e poi la sterilizzazione, che da un veterinario costa fra i 250 e i 350 euro, l'iscrizione all'anagrafe canina, il microchip e il passaporto europeo".

Ma la Lav propone anche una riduzione al 10% dell'Iva sul cibo e le prestazioni mediche, oggi considerate "beni di lusso", e ancora, il sostegno e gli incentivi ad aumentare le possibilità di accesso alle strutture turistiche e ai mezzi di trasporto, infine l'inclusione dell'anagrafe canina, felina e equina nello stato di famiglia, per rendere disponibile un database nazionale degli animali domestici.

Contrastare gli abbandoni significa debellare le opportunità di guadagno provenienti dal business dei canili. Alcuni comuni, di fronte all'emergenza randagi, appaltano a privati la gestione di ricoveri con un contributo giornaliero che può arrivare a 7 euro per ogni cane. Qualcuno, con quei soldi, ci mantiene gli animali, in attesa di adozioni. Qualcun altro spera che l'adozione non arrivi mai: più cani, più soldi. Che però non finiscono dal veterinario o nella ciotola ma nelle tasche di chi gestisce l'affare. E le bestie? Malnutrite, malate, stipate in gabbie anguste.

Una campagna, quella contro i canili-lager, che alla Lav sta a cuore da tempo. E che raggiungerà il proprio obiettivo solo quando si riuscirà a sconfiggere il fenomeno dell'abbandono. Fotografato da cifre contrastanti ma comunque inquietanti: secondo il ministero della Salute, in Italia ci sono 640 mila cani randagi, di cui fra i 160 mila e i 230 mila nei canili. Un milione 290 mila, invece, i gatti randagi. Secondo la Lav i cani vaganti in Italia sarebbero almeno un milione, e 550 mila quelli nei canili.

(28 luglio 2006, La Repubblica online)

Saturday, July 29, 2006

Subway vs. McDonald's



Nel poco tempo in cui sono stato qui finora non ho visto, a dire il vero, molti fast food tipo McDonald’s, Burger King, ecc. Certo non ho ancora girato moltissimo, ma ad ogni modo direi che questo non è un male. Però nei primi due giorni in cui sono stato alla UIC, mentre scoprivo un modo per procurarmi il cibo, ho ceduto alla tentazione. Il primo giorno sono stato da Subway e il secondo da McDonald’s. E ho fatto un’interessante scoperta. Tra gli avventori di McDonald’s presenti all’interno dell’esercizio alle ore 13, in centro (State St), circa il 90% erano African-American, qualcuno di origine ispanica e solo una minima parte erano bianchi (io, una ragazza che indossava un camice ospedaliero e uno yuppie in giacca e cravatta). Totalmente rovesciata la situazione da Subway, a pochi metri di distanza, il giorno prima, alla stessa ora. Nel locale nessun African-American e nessun ispanico, nettissima prevalenza di bianchi, donne e uomini, anche loro vagamente yuppie. Per il resto qualche persona di origina asiatica (una ragazza probabilmente di origini coreane, un uomo forse pakistano e pochi altri). La cosa mi ha colpito molto perché mi è sembrata una sorta di ghettizzazione anche a livello alimentare a cui non sono abituato. Per maggiore chiarezza dirò che Subway è una catena che ha come proprietario la Doctor's Associates e che fa panini che contengono una grande quantità di verdure e dal basso contenuto calorico se confrontati con i panini di Burger King o McDonald’s. Insomma, un posto un po’ più per "salutisti". Attendo i vostri pareri per l’analisi sociologica.

Garden State


No, non è l’Illinois, ma il New Jersey, ed è anche il titolo del primo film scritto e diretto da Zach Braff, l’attore protagonista del telefilm culto (almeno per me) Scrubs. Ragazzi, se non l’avete visto recuperatelo subito. È davvero un piccolo capolavoro. Bella sceneggiatura, ottima regia, splendide interpretazioni (lo stesso Braff, Natalie Portman, Ian Holm, Peter Sarsgaard e altri attori di contorno molto bravi). Dovrei scrivere una recensioni, ma non ne ho tanta voglia, sono troppo stanco e accaldato oggi. Tanto siete in rete, fate un saltino in Google ed è fatta :-P

Si passa con il rosso?


Ci sono tante piccole cose che ti colpiscono quando sei in un paese straniero e a cui i locali ovviamente non prestano attenzione più di tanto. Una di queste, per esempio, è il fatto che, almeno qui a Chicago, si può svoltare a destra anche se il semaforo è rosso (ovviamente se non arriva nessuno). Paese che vai... codice stradale che trovi.

Jogging con il baby

Questo post potrebbe rivelarsi utile per la nostra Jolie Da Vinci, nel caso le vengano ancora delle paranoie postpuerperali. Qui a Chicago ho visto che va molto di moda fare jogging con il proprio pargoletto. Ci si infila un paio di calzoncini, una maglietta, l'iPod all'avambraccio e si calzano le trainers... E si spinge uno di questi:

Per chi fosse particolarmente prolifico esistono anche le versioni bi e trigemellari.

Wednesday, July 26, 2006

Sears

Martedì 25 luglio 2006

È stata una giornata tranquilla, tutta dedicata allo studio. Sono uscito di casa alle 9 (evitando così la rush hour sulla El) e ho fatto il mio solito tragitto fino alla UIC: marrone fino al Loop e poi blu fino a UIC-Halsted. Nella pausa pranzo sono tornato downtown e ho voluto provare ad andare da un McDonald's USA (è la prima volta che lo faccio, compreso il soggiorno di 3 mesi precedente). La cosa si è prestata ad interessanti osservazioni sui frequentatori, osservazioni che riporterò in un post successivo e la cui analisi lascerò a chi magari si intende di sociologia.
Nel pomeriggio ho portato a termine la ricerca nei cataloghi, il che significa che ora si può cominciare a leggere :)
La sera ho fatto conoscenza con Mary, una vicina di casa molto simpatica, amica di Matt e Mike (il ragazzo che ora non c'è e che mi ha subaffittato la sua camera). È una studentessa all'ultimo anno della Medical School e una vera forza della natura. È venuta qui a casa e insieme abbiamo visto Last Comic Standing e abbiamo chiacchierato. Lei è stata in Honduras nei Peace Corps ed è una fiera oppositrice di Bush, che ha correttamente definito a moron, insieme a tante altre belle denominazioni. Giusto per dare un'idea di che peperino è, sta allenandosi per poter gareggiare in una competizione di Triathlon che si terrà qui a Chicago a Settembre/ottobre.

E ora, per la parte culturale, vi incollo qui sotto una foto della Sears Tower scattata dalla UIC. Segue una spiegazione tratta da Wikipedia.


La Sears Tower è un grattacielo che sorge a Chicago, nell'Illinois.

Commissionato dalla Sears Holdings Corporation (una holding che si occupa di varie attività tra cui la vendita al dettaglio di beni di largo consumo), fu progettata da Bruce Graham e Fazlur Khan della Skidmore, Owings, & Merrill. La costruzione prese il via nell'agosto 1970 e la massima altezza fu raggiunta meno di 3 anni dopo, il 4 maggio 1973.

La struttura della torre è composta a 9 grandi tubi quadrati di affiancati di varie altezze che una volta ultimati superarono il record delle Torri gemelle di New York come costruzione più alta del mondo. Teoricamente la costruzione è composta da 110 piani ma in realtà se si escludono i piani di manovra dei 104 ascensori presenti i piani scendono a 108. All'ultimo piano si trova un osservatorio visitabile per una cifra di circa 10 $.

L'altezza totale è di 443 m dall'entrata est fino alla sommità del grattacielo; se invece si includono anche le antenne televisive installate nel febbraio 1982 si raggiungono i 520 m (527 m dopo l'ulteriore innalzamento dell'antenna ovest) che rendono la Sears Tower il palazzo più alto del mondo. Tuttavia siccome nelle rilevazioni ufficiali non si tiene conto degli elementi esterni, il Taipei 101 (Taipei), ultimato nella fine del 2004, con i suoi 508 metri totali fino alla guglia risulterebbe battere la Sears Tower, ma non supera i 418.064 m² di superficie utile della stessa che, negli Stati Uniti, è seconda solo al Pentagono.

A qualcuno piace freddo (o caldo - dipende dalla stagione)



Così evidentemente è per gli americani. Non trovo altre spiegazioni. A parte l'aria condizionata a palla ovunque, di cui abbiamo già parlato e che ti fa vivere istantaneamente, nel momento in cui si entra in un edificio, l'escursione termica che c'è tra il giorno e la notte nel Sahara, la cosa è evidente anche nelle bibite. Nessuna viene servita senza un'abbondante aggiunta di ghiaccio. Del resto qui non ci sono mezze misure. Ricordo che nell'inverno del 2005, quando mi azzardavo a prendere il caffè caldo, ogni volta dovevo fare ben attenzione a non ustionarmi perché la temperatura era inverosimilmente alta. Ma come diavolo fanno a tenerlo così caldo?? Oltre i 100 gradi non dovrebbe trasformarsi in vapore???

Crazy cats!!

Ieri pomeriggio, tornando dalla biblioteca della UIC, dopo essere sceso dalla Brown Line a Addison, mentre percorrevo Wolcott Avenue, mi sono imbattuto in questo cartello molto divertente, affisso sulla porta di una casa:
È la prima volta che mi capita di vedere un avviso simile. Credo che non servano commenti...

Tuesday, July 25, 2006

Oggi lezione di orienteering!

Che bello!! Sono eccitatissimo. Oggi è il giorno in cui comincio ad andare alla Richard J. Daley Library della University of Illinois at Chicago (UIC). Quindi mi sveglio presto, mi faccio la doccia, la barba, mi vesto, preparo lo zainetto, chiudo casa (tra parentesi, qui sembra che non sappiano cosa sono i furti d’appartamento: hanno porte di carta velina, che chiudono con una mandata) ed esco. Cammino un isolato e mezzo, perché questa è la distanza che mi separa dalla fermata Addison della Brown Line, una delle linee della famosa El, la metropolitana sopraelevata di Chicago. Chi si reca a Chicago deve assolutamente provarla. Io adoro in particolare (e ho riscoperto il piacere anche in questo mio ritorno nella città del vento) quando si arriva nei pressi di Lasalle. Si passa il ponte sul Chicago River e poi pian piano i binari cominciano a snodarsi tra i grattacieli su cui si riflette l’immagine del treno e degli altri palazzi. Sembra di stare in un film di fantascienza o al Luna Park :) Come iniziare bene una giornata!

Trovare la UIC non è facilissimo però. O meglio, la UIC so dove sta, ma il problema è come cambiare linea della metro. Infatti, so che devo prendere la Blue Line in direzione Forest Park o Cermak (se si va nell’altra direzione si va verso l’aeroporto di O’Hare). Allora io arrivo alla fermata della Brown Line che si chiama Library (perché c’è la Public Library) all’incrocio tra State e Van Buren. La voce dello speaker dice: “Transfer to Blue Line”. Io, allora, scendo fiducioso. Il fatto è che io sono abituato alle metro italiane dove di solito quando c’è la possibilità di trasferimento su un’altra linea, si fa tutto senza dover uscire sulla strada e soprattutto ci sono cartelli cubitali. Qui invece non c’è nessuna indicazione! Dannazione!!! Faccio il giro dell’isolato tre volte prima di orientarmi sulla cartina che, fortunatamente, mi sono portato.

Mi è venuta anche una vescica al piede destro (domani, non c’è santo che tenga, vado con le infradito). Alla fine scopro che la Blue Line si trova all’incrocio tra Jackson e Dearborn, che è proprio lì dietro. Beh, mettere un cartello non sarebbe costata tanta fatica. Salto sulla Blue Line e in tre fermate sono a UIC-Halsted. È la mia. Da lì arrivare alla biblioteca è un baleno. Mi fanno entrare senza problemi. Loro hanno una politica di accesso libero. Chiunque può entrare, anche i non studenti e perfino gli stranieri. La bibliotecaria al reference desk è gentilissima e mi spiega tutto per bene: cataloghi, sale di lettura, distribuzione dei volumi sui piani. Mi metto a fare la mia ricerca e ad una prima ricerca trovo circa 70 libri interessanti. Tra questi una decina sembrerebbero addirittura fondamentali. Il clima nella biblioteca è ok. C’è aria condizionata, ma la temperatura è accettabile (niente brina sulle ciglia). L’unica cosa è che evidentemente ai bibliotecari piace la brezza, infatti piantato vicino alle scale e rivolto verso di loro c’è un ventilatore enorme, con una piantana di circa un metro di diametro. Sembra di stare nella galleria del vento quando ci passo davanti. Temendo di venire trascinato via, mi aggrappo alla ringhiera e mi trascino come per resistere alla bora di Trieste, finché riesco a svoltare l’angolo e a scendere al piano di sotto. Sono salvo! Sono le 5pm e la giornata di studio è finita. Torno verso casa (rush hour, ma ho visto di peggio).

Per il resto la serata passa tranquilla, con un bel film in DVD (Caché, di Michael Haneke, con Daniel Auteuil e Juliette Binoche) prima del meritato riposo.

Della dengue e di altri demoni

Mi sveglio alle 6.30, ma questa volta volutamente. Devo chiamare a casa e a quest’ora sono sicuro di trovare la mia mamma. Da lei c’è anche Luca, mio nipote, che in mia assenza si è autoeletto angelo custode della nonna. Che tesoro!!! Ha preso tutto dallo zio.
Dopo la conversazione – un po’ strappalacrime – con la famigghia, me ne torno a letto per un po’ di sano riposo domenicale. Mi sveglio alle 12.30, orario decisamente italiano direi. Il jet lag non so più dove sta di casa. Però quel mal di testa non se ne vuole andare... dev’essere quella febbriciattola. Io che sono un po’ ipocondriaco, comincio a snocciolare alcune possibili malattie che potrei avere contratto:

a) La dengue. Sì, perché la zanzara Aedes aegypti è diffusissima a Chicago, nota località tropicale. Infatti ho dovuto fare anche la profilassi antimalarica.

b) La malattia di Lyme. Beh, dolore alle articolazioni e febbre ci sono. Anche la rigidità del collo. Però non ricordo alcuna tumefazione dolente (molto dolente) che potrebbe essere corrisposta a un morso di zecca, quindi mi sento di escluderla.

c) Polmonite. Direi di no, perché non ho tosse secca.

d) Bronchite. No, perché non ho tosse.

Escluse le malattie più comuni qui sopra, mi viene in mente che potrei aver contratto il morbillo in Germania (ho fatto scalo a Francoforte), visto che all’Immigration c’era un cartello che ammoniva che in Germania c’era un’epidemia di measles. Beh, ma io il morbillo l’ho fatto alla materna (come tutte le altre malattie esantematiche). Quindi anche il morbillo è escluso. Ma allora è un semplice raffreddore!!

La giornata per il resto trascorre nella assoluta laziness. Esco giusto per una passeggiatina qui in West Cornelia Ave e in Roscoe Street e poi si torna a casa a preparare la pasta al sugo, come la brava massaia italiana (sapete quella che dopo il matrimonio si trasforma in creatura dai fianchi larghi, che sfama il marito e produce figli? Ecco, sì, proprio quella del buon Achilles nello Spiegel). E poi a nanna presto! Domani si inizia ad andare alla UIC!

Sunday, July 23, 2006

L'erba del vicino


È domenica! Sunday bloody Sunday cantavano i mitici U2. Sono le 13.30 (1.30 pm, abituiamoci alle usanze locali) e qui c’è stato l’improvviso risveglio delle motofalciatrici. È tutto un ruggire, o forse sarebbe meglio un ronzare, di questi mostricciattoli con cui i vicini tengono diligentemente in ordine il loro giardinetto, gareggiando tra loro su quale sia il più curato...

Why Do I Keep On Drinking Beer?

Questa è una domanda che mi chiedo spesso. Ieri sera, dopo che mi ero già scolato mezzo litro di Sprite (non volevo prendere alcolici perché ho preso un po’ di Tylenol per il mal di testa/febbre), arrivato all’Hydrate, ho ceduto e mi sono preso una Corona con tanto di immancabile fettina di lime. Il fatto è che la birra ha su di me alcuni effetti piacevoli/spiacevoli:

1) divento flirtereccio, il che non è male visto che sono single e non per scelta (ribadirlo non fa mai male).

2) Divento euforico e molto espansivo... E qui dipende da che cosa dico o faccio durante lo stato di euforia. Ieri sera è andata bene perché hanno messo una serie di canzoni di Madonna e io e Brad ci siamo lanciati nelle danze (lui è ancora più fan di me: quest’anno è andato a tre concerti!)

3) La birra, è assodato, ha un effetto diuretico. Beh, su di me diciamo che ha un POTENTE effetto diuretico. Della serie sono andato in bagno quattro volte prima di lasciare il locale e ogni volta, mentre utilizzavo quei simpatici aggeggi che Duchamp ha trasformato in opere d’arte (per i profani: gli orinatoi) mi sono guadagnato una belle serie di sbirciatine proprio lì (come direbbe Merope Generosa). Io non ho ricambiato, perché io quelle cose non le faccio (uuuhhh, ma come sto diventando vittoriano!) e soprattutto perché i soggetti in questione non erano esattamente avvenenti (e non si tratta di understatement che, come sapete, a differenza che in Inghilterra, qui non sanno che cosa sia).

Maledizione al box spring!


A parte oggetti esotici come il bidet, che qui ovviamente non esiste come in nessuna parte del mondo a parte l’Italia (e sì che il signor Bidet era francese... È proprio vero: NEMO PROFETA IN PATRIA), ma perché qualcuno non insegna agli Americani che cosa sono i materassi ortopedici, le reti e magari perfino le doghe in legno????!!! Qui hanno questo maledetto box spring che, per chi non lo sapesse, è una specie di altro materasso che si mette sotto il materasso su cui si dorme. Il tutto troppo morbido. Mi sdraio e mi sembra di essere in posizione carpiata mentre faccio un tuffo dalla piattaforma di dieci metri. Ma che è?????

Io che, a casa, sono abituato a dormire sul duro, qui sto patendo le pene dell’inferno. Sono qui da tre giorni e ho un mal di schiena che mi sta uccidendo. In questo momento potrei fare perfino il fachiro su un letto di chiodi piuttosto che dormire su quel letto!

Ga(y)me Over!

Eccomi qui per il resoconto della giornata di ieri, sabato 22 luglio. Diciamo che l’attenzione si concentrerà più che altro sulla serata, che è stata la parte più divertente. Mi sono svegliato sentendomi meglio rispetto alla sera prima, quando ero andato a letto con la febbre. Peccato, perché Jason mi aveva invitato a uscire a cena, ma davvero non me la sentivo. Avevo i brividi e battevo i denti, quindi sono andato a letto presto.

La giornata trascorre tranquilla. Cerco di riposare, faccio una passeggiatina nei dintorni. Oggi è il giorno della cerimonia di chiusura dei Gay Games, giunti alla loro settima edizione. Io sono arrivato solo mercoledì, quindi non avevo il biglietto e non ci sono potuto andare. Peccato :( Chicago non è mai stata gay come quest’anno a quanto pare. E tra due settimane c’è l’Halsted Market, il più grande mercato all’aperto degli USA. Ed è tutto gay!!! Oh, come mi ricorda Joan Cusack in In & Out questa battuta! Del resto anche lei è di Chicago.


Dopo la fine della cerimonia e dopo un altro scroscio di pioggia (gosh! Qui è peggio che a Londra!) raggiungo Jason e Brad all’incrocio tra Roscoe Street e N Halsted Ave. C’è una festa per una raccolta fondi organizzata dal locale Roscoe’s (famosissimo locale gay, indicato anche sulla Lonely Planet). Il proprietario ha comperato un’area dismessa dietro il locale e l’ha donata al quartiere, che ora vuole trasformarla in un giardino per i bambini. Quanta saggezza, ragazzi...
Ad ogni modo, pago i miei 5$ per entrare alla festa e mi unisco a Jason e Brad. Jason è preso dalla febbre del sabato sera e continua a ballare a ritmo con la musica, perciò io e Brad, più restii, ci lasciamo convincere a raggiungere il bordo della pista. Jason mi racconta il clou della cerimonia, con l’esibizione di Cindy Lauper, seguita dal perentorio invito della portavoce dei prossimi giochi, che si svolgeranno in Germania, a Colonia, tra 4 anni: “Foi tofete fenire a Colonia!”...


Lui è alla disperata ricerca di qualcuno che porti una medaglia al collo perché vuole toccarla, ma su una cosa è perentorio, almeno quanto la tedesca di Colonia: il medagliato deve essere bello e giovane. Evidentemente, però, i gay belli non sono bravi negli sport....
Finita la festa, passeggiamo su e giù per Halsted per vedere com’è l’andazzo nei locali: c’è fila al Sidetrack, da Roscoe’s e anche da Cocktail. Incontriamo Scott, Steve e John, amici di Brad e Jason e, alla fine, decidiamo di andare al’Hydrate. Il posto non è male, ma tutti i ragazzi più carini hanno un’età tale per cui a guardarli ti senti pedofilo (21enni o poco più). Beviamo (io la birra, con le conseguenze che si vedranno in un prossimo post), balliamo, chiacchieriamo. Insomma, facciamo il nostro show e poi ce ne a
ndiamo. Jason non ha ancora ottenuto soddisfazione: non è ancora riuscito a toccare una medaglia. Ma la serata volge al termine e l’unica medaglia nei dintorni sembra essere quella di un sudamericano (ecuadoregno?) brutterrimo che è in fila all’Hydrate (ora c’è fila anche lì). Ma ecco, improvvisamente, l’illuminazione! Come l’angelo di Angels in America, arriva un bel ragazzo, aspetto mediterraneo, con una medaglia di bronzo al collo. Scott lo placca immediatamente dicendogli: “Scusa, il mio amico vorrebbe toccare la tua medaglia.” E lui: “Ok, se è solo questa la medaglia che vuole toccare...” Scopriamo che il ragazzo – davvero molto bello - è di San Diego. Lui ci chiede se siamo tutti di Chicago e io sono l’unico a dire: “No, io sono italiano.” Al che lui mi dice: “Oh! Italia! Io 100% italiano. Bienvenido negli Stati Uniti”. Hehe, con un miscuglio di italiano e spagnolo (ma del resto, viene da San Diego, mi sembra più che normale) ricevo ufficialmente il benvenuto anche da un medagliato dei Gay Games :) E con questo da Chicago è tutto. Passo la linea alla regia.


P.S. La medaglia era pesante ;)

The Secret Garden



Un paio di fotografie del backyard

Saturday, July 22, 2006

La spesa folle e lo scoiattolo geneticamente modificato




Eccomi qui per il racconto degli ultimi due giorni. Giovedì, come avevo già scritto, mi sono svegliato alle 3.48 del mattino a causa del jet lag. La situazione è comunque in netto miglioramento dal momento che ieri gli occhi si sono spontaneamente (e sottolineo SPONTANEAMENTE) spalancati alle 5 e oggi alle 5.56... Si procede abbastanza rapidamente verso la normalità.

Ho trascorso buona parte della mattinata di giovedì cercando il punto dove si prendesse meglio la connessione internet con il mio portatile wireless. Il posto in assoluto migliore è la veranda, da cui si vede il bellissimo giardino della casa, con tanto di piccolo stagno, che nei prossimi giorni fotograferò per farvi vedere. I ragazzi qui non hanno né telefono fisso né internet wireless, quindi sto sfruttando la connessione di qualche vicino che spero non vada in vacanza :)

Dopo questo problemino tecnologico, ho cominciato a spedire e-mail e fare telefonate a famiglia e amici per avvertirli che sono sano e salvo. Mercoledì, al mio arrivo, avevo fatto conoscenza con Matt. Giovedì è stata la volta di Greg, l’altro occupante della casa. Un breve incontro, visto che era in partenza per due settimane di vacanza. Andrà nel South Carolina dai suoi genitori e quindi lo rivedrò ad agosto. Il tempo purtroppo non era granché: ha piovuto tutta la mattina e fino a pomeriggio inoltrato. Naturalmente io ero senza ombrello e quindi me ne sono stato in casa bello tranquillo. Al pomeriggio è giunto il momento di fare la spesa. Il supermarket più vicino è Whole Foods in Ashland Avenue, perciò ci vado a piedi percorrendo Cornelia Ave e poi svoltando a destra in Ashland Ave. Entro e la temperatura si aggira sui 5ºC (approssimando per eccesso). Diavolo! Qui sanno davvero che cos’è l’aria condizionata! Vago tra le corsie acquistando verdura, frutta, pasta, salsa di pomodoro, carne, latte, cereali, aglio, cipolle (anzi cipolla perché è grande come un melone), olio, aceto, tonno, ecc. Compro anche delle bellissime nettarine, che costano la bellezza di 4.90$ per ogni libbra (pound). Considerando che un pound sono 453,592 grammi fate voi i calcoli. Comunque sono buonissime.

Mi avvio alla cassa e le cassiere sono deliziose: t’intrattengono in una piacevole conversazione, ti mettono la spesa nelle borse. Totale: 47 $ e rotti.

Ora rimane solo un’altra commissione da fare: comperare il convertitore per poter ricaricare il mio cellulare che, essendo italiano, richiede un voltaggio di 220-230V mentre qui la corrente è a 120V. Per far ciò vado da Radio Shak, che si trova in N Western Ave. Scopro che lì ci sono anche altri due supermercati (Jewel e Dominick’s) e due farmacie (Osco e Walgreens), buono a sapersi. Al ritorno percorro Roscoe St, bellissima, piena di piccoli locali e ristoranti... Dovrò assolutamente tornarci. Alle 20 ero letteralmente KO e quindi sono andato a letto. Pronto per un nuovo giorno!

Venerdì 21 luglio. Il nuovo giorno è arrivato, ma non è granché. Mi alzo con un sacco di dolori alle articolazioni e questo non fa presagire nulla di buono. Di solito mi succede quando mi sto ammalando. Faccio colazione (cereali con uvetta e latte) e poi mi metto al PC per cominciare a studiare il catalogo della biblioteca della UIC. A pranzo cucino la pasta (De Cecco), cuocendola la metà del tempo indicato sulla scatola! Qui per gli spaghettini sottili dicono 9 minuti!!! Evidentemente a loro piace la pasta che ti si scioglie in bocca...

Nel pomeriggio telefono al mio amico Marco, un ragazzo davvero simpatico e stupendo, che si trova a Londra. Era un po’ che non lo sentivo e sapevo che aveva avuto qualche piccolo problema economico. Sembra che finalmente abbia trovato un lavoro e sia riuscito ad aprire un conto in banca, quindi le cose stanno prendendo il verso giusto, il che mi rende davvero felice.

Ah!! Nel giardino del vicino ho visto uno scoiattolo! Un dolcissimo scoiattolo obeso che si arrampicava sul balcone di legno della casa. Qui è tutto grande, perfino i roditori! Spero davvero di non incontrare una pantegana autoctona...

La sera, purtroppo, le condizioni di salute sono peggiorate. Ho cominciato a sentire freddo e battere i denti, chiaro segno di febbre. Perciò alle 19.30 mi sono preso due antipiretici e sono andato a letto. Ho trascorso una buona nottata, comunque, e questa mattina mi sento meglio. Chissà, forse, come dice la mia amica Marinella, è vero che gli aerei ti scombussolano le molecole...

Thursday, July 20, 2006

Sweet Home Chicago

Ed eccomi qui… a scrivere nel mio blog alle 7.33 del mattino. A dire il vero sono sveglio dalle 3.48 (am come si dice qui). Dannazione al jet lag! Il viaggio – ma guarda che sorpresa - è stato faticoso! Mi sono alzato alle 5 del mattino per poter partire alle 5.45 alla volta di Malpensa. Ci sono arrivato alle 7.30 circa (normale traffico della A4 più costruzione della quarta corsia). Fatto immediatamente il check in, sono andato a chiedere lumi su un cambiamento d'orario per il ritorno (il 31 agosto) e poi mi sono avviato ai controlli di sicurezza. Tutto perfetto. Volavo con Lufthansa e siamo partiti con un leggero ritardo, ma siamo arrivati a Francoforte in orario. Era la prima volta che arrivavo all'aeroporto di Francoforte. È davvero impressionante. Qui ho dovuto attendere circa 3 ore per il volo successivo e nel frattempo ho fatto amicizia con un trevigiano, sposato con una donna polacca, che vive a Mainz, in Germania. Un bel miscuglio! Il volo da Francoforte a Chicago, su un Airbus A340, è stato perfetto dal punto di vista del servizio e del trattamento. In particolare c'era uno steward di nome Ingo che ha rappresentato una vera gioia per gli occhi con i suoi capelli biondi, il viso teutonico, la carnagione abbronzata e gli occhi di ghiaccio... Stendiamo un velo pietoso (anzi, una trapunta di marmo) su tutti gli altri (hostess comprese per quanto io possa essere competente in materia). Per tenermi occupato durante le infinite (9) ore di volo, ho fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità e cioè chiacchierato con le due vicine (hanno attaccato bottone loro, lo giuro!), una signora di Denver e una ragazza slovena che stava andando a Salt Lake City per lavorare come au pair. Mi sono anche beato quando la signora di Denver mi ha detto che parlo un ottimo inglese (americano) privo di accento. In realtà il fatto è che quando parlo con una persona tendo ad assumere il suo accento, quindi probabilmente, mentre parlavo con Petra (la ragazza alla pari), parlavo inglese con accento sloveno.

Ho visto anche due film (L'era glaciale 2 e La pantera rosa, entrambi esilaranti), mangiato cibo orribile, ascoltato musica, dormito. Non ho letto perché per la prima volta ho sofferto di mal d’aereo. Tutta colpa delle numerose turbolenze e dei vuoti d’aria che abbiamo incontrato.

Ad ogni modo siamo atterrati nella Windy City alle 4.30 del pomeriggio. E lì è iniziato il mio incubo. Coda di un’ora all’immigrazione, per essere poi trattati a pesci in faccia per cinque minuti da un ufficiale, pure brutto, che era andato a lezione di cortesia da Himmler. Domande del tipo: “Quanto si ferma? Perché così tanto? Quanti soldi ha? Dove sta?" e via dicendo. Mai un sorriso e passaporto che mancava poco me lo tirasse dietro. Poi, naturalmente, dopo la mia razione quotidiana di maltrattamenti e un’ora di attesa per riceverli, dove saranno i bagagli? Questi erano stati scaricati da 45 minuti almeno e sui tabelloni non c’era traccia del volo LH 448. Dopo aver chiesto a ben tre addetti, di cui una si è consultata con il proprio capo, alla fine sono riuscito a placcare un omino con targhetta al petto che diceva "Lufthansa agent". È lui il mio uomo! e infatti trovo la valigia, tutta schiacciata. Passo la dogana ed esco nel labirinto di O'Hare. Ok, dove sarà Jason, che ha promesso di venirmi a prendere? Probabilmente al terminal sbagliato o, stanco di aspettare, si è gettato sotto il treno della blue line. Invece no, Dopo soli 5 SMS riusciamo a rintracciarci. Abbraccio liberatorio, dopo un anno e cinque mesi che non lo vedo di persona e poi ci dirigiamo verso casa (quella dove starò io). Chiacchieriamo un po'. Brad non c'è perché ci sono i gay games ed è andato a vedere la partita di beach volley. Jason mi sembra più magro, più bello e più rilassato rispetto all'ultima volta, anche se è evidentemente stanco. È uscito dal lavoro prima per venirmi a prendere e farmi strada :) Lo adoro! Prendiamo la blue line e scendiamo alla fermata Addison e di qui l’autobus 152, guidato da una signora che sembra Whoopy Goldberg, assolutamente simpaticissima. L'autobus, però non ne vuol sapere di ripartire. Il motore gira a vuoto come se fosse in folle e il mezzo non si muove. Ma l'acuta signora conosce perfettamente il sistema Windows, perciò spegne il motore, aspetta due secondi e riaccende. Tutto funziona perfettamente ora. Ha fatto il reboot dell'autobus!!! Scendiamo a Damen (scopro che per aprire le porte per scendere dagli autobus bisogna spingerle) e di lì la casa è a quattro passi. Saranno 100 metri. Ad accogliermi sulla soglia di questa deliziosa casetta di legno in West Cornelia Avenue è Matt, esperto di pubbliche relazioni e commediografo, ragazzone (beh, non esageriamo, è alto quanto me) newyorchese, occhi azzurri, capelli biondi e un po' lunghi. Il suo saluto? “Ehi, man”. Ok, cominciamo bene. Non mi ha ancora chiamato dude e nemmeno bro', ma attendo sviluppi. Greg, l’altro occupante dell’appartamento non c’era e non è tornato a casa perché dalla fidanzata. Direi che i miei compagni sono inesorabilmente etero. In bagno c’è una pila di Playboy…

Fatte le presentazioni, Jason è tornato a casa perché doveva spedire il suo pezzo per Redeye. Io ho fatto una doccia e poi con Matt abbiamo fatto una chiacchierata mentre vedevamo la partita dei Cubs (che quest'anno fanno schifo). Sto diventando già un vero americano, eh? Poi a letto alle 22.30 (per me le 5.30 del mattino, quindi ero praticamente sveglio da 24 ore). Ma alle 3.48 ero già sveglio, naturalmente :) E, ancora più naturalmente dirà qualcuno, sta piovendo... Ma sono proprio io che porto il maltempo??? Vabbè, domani è un altro giorno...

Wednesday, July 19, 2006

Si parte!!


Tra 8 ore e mezza sarò su un aereo, destinazione Chicago... Ragazzi mi rifarò vivo da là!!

Sto ascoltando: The Postal Service, "The District Sleeps Alone Tonight", Give Up, Sub Pop Records, 2003.


Monday, July 17, 2006

Requiescat


TREAD lightly, she is near
Under the snow,
Speak gently, she can hear
The daisies grow.

All her bright golden hair 5
Tarnished with rust,
She that was young and fair
Fallen to dust.

Lily-like, white as snow,
She hardly knew 10
She was a woman, so
Sweetly she grew.

Coffin-board, heavy stone,
Lie on her breast,
I vex my heart alone 15
She is at rest.

Peace, Peace, she cannot hear
Lyre or sonnet,
All my life’s buried here,
Heap earth upon it.

AVIGNON.

(Oscar Wilde)
20

Saturday, July 15, 2006

Le altre creature...











Tempo fa avevo parlato di Final Justice, il reality show con la pettoruta Erin Brockovich, per il quale avevo curato la traduzione per il doppiaggio. Beh quella non è la mia unica creatura (mostro?). Se vi capitasse di imbattervi, su Sky, in I Want to Be a Hilton (l'hanno già dato) o in Blow Out - A colpi di spazzola, sappiate che anche lì ci ho messo lo zampino.


Sto ascoltando: Capercaillie, "Ailein Duinn", Dusk till Dawn. The Best of Capercaillie, Survival, 1998.


La passione per... il calcio

Ecco la vera ragione per cui ho seguito assiduamente i mondiali...


Sto ascoltando: Nelly Furtado, "Maneater", Loose, Geffen Records, 2006.

Friday, July 14, 2006

How Indie Are you?

You Are 53% Indie

You're pretty indie, but you don't make a fuss letting everyone know.
You just do what you like. You enjoy many types of things - from trendy to bizarre.
How Indie Are You?


Sto ascoltando: Fiona Apple, "O' Sailor", Extraordinary Machine, Epic, 2005.


Thursday, July 13, 2006

To Be Alone With You


I'd swim across lake Michigan
I'd sell my shoes
I'd give my body to be back again
In the rest of the room

To be alone with you
To be alone with you
To be alone with you
To be alone with you

You gave your body to the lonely
They took your clothes
You gave up a wife and a family
You gave your goals

To be alone with me
To be alone with me
To be alone with me
You went up on a tree

To be alone with me you went up on the tree

I'll never know the man who loved me

(Sufjan Stevens, "To Be Alone With You", Seven Swans, Rough Trade/Sanctuary, 2004)


Vota il gelato queer!

Qualche giorno fa passeggiavo allegramente per città alta (la parte antica di Bergamo, n.d.r.) quando, passando davanti ad una gelateria in Piazza Vecchia ho detto alla mia complice V. (no, non quella di Thomas Pynchon): "Oh, qui fanno dei gelati buonissimi e hanno una grande varietà di gusti. Pensa che domenica scorsa mi sono preso un cono alla rosa e alla violetta!". Laconico il commento: "How queer!" Non ho potuto far altro che convenire. In effetti un gelato lilla e rosa... Mi sono chiesto: "Sono proprio così prigioniero degli stereotipi??"
Ma in fondo... chissenefrega... Avete mai provato il gelato alla rosa e alla violetta? Se non l'avete fatto non sapete quel che vi perdete!!!

E giusto per aggiungere una nota di colore (altro colore, dopo tutto questo pink?) voglio lanciare alcuni sondaggi estivamente (ed eufemisticamente) frivoli, nonché realisticamente idioti:

1) Qual è il tuo gusto di gelato preferito?
2) Qual è il gusto di gelato più queer?
3) Qual è il tuo gusto di gelato queer preferito?

*Gli uomini sono fortemente incoraggiati a rispondere alla terza domanda. Sarà un'utile indicazione nel corso della ricerca del mio prossimo fidanzato. Coloro che non intendono candidarsi a ricoprire tale ruolo possono facoltativamente astenersi.

Sto ascoltando: James Blunt, "Wisemen", Back to Bedlam, East West, 2005.

Monday, July 10, 2006

Opera d'arte



Eccomi qui! Di ritorno dopo un periodo in cui ho trascurato il mio blog. Vi chiederete: "È per espiare che ti sei conciato in quel modo?" No, non è questa la motivazione. Questa è semplicemente un'opera d'arte in fieri... Ebbene sì, se qualcuno nutriva il ben che minimo dubbio, ora questo verrà definitivamente fugato: io SONO UN'OPERA D'ARTE... Modesto, eh? Dai, torniamo seri... In realtà ecco che aspetto avevo ieri, quando, insieme ad altre 19 persone, ho preso parte ad un video della videoartista Grazia Toderi. Le riprese sono state effettuate alla Scala di Milano e il risultato sarà grosso modo come l'immagine che potete vedere cliccando in questo punto. Sembravamo tanti spermatozoi a teatro (chi ben comincia...), ma è stata un'esperienza diversa e divertente, compiuta con compagni molto simpatici che hanno reso assai più sopportabili l'estenuante giornata di riprese e il caldo provocato dal costume (la cuffia sulla testa è in lattice) e dal trucco. L'opera sarà esposta al PAC di Milano a novembre. Mi raccomando andate tutti a vederci ;-)

Sto ascoltando: Tori Amos, "Bliss", in To Venus and Back, Atlantic, 1999.