Thursday, December 07, 2006

Bisbiglio Sintetico

L’analizzatore ancestrale di nickname in base al proprio blog mi ha affibiato il nome di “Bisbiglio Sintetico”


L'appello di Arild Ovesen


In Rete circola questa parodia delle catene di sant'Antonio, di autore ignoto, riportata sul blog di Paolo Attivissimo all'indirizzo http://www.attivissimo.net/antibufala/humor/arild.htm. Consiglio a tutti di consultare il suo elenco di bufale prima di inoltrare qualsiasi appello su virus, bambini da salvare, ecc. Spesso si tratta di bufale (e a volte addirittura di virus).

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Ciao, il mio nome è Arild Ovesen. Soffro di malattie rare e mortali, cattivi risultati scolastici, estrema verginità, paura di venire rapito e ucciso mediante elettroshock anale, e senso di colpa per non aver inoltrato 50 miliardi di catene di Sant'Antonio mandatemi da persone che pensano davvero che se uno le inoltra, la povera piccola bambina di 6 anni a Foligno con un capezzolo in fronte riuscirà a procurarsi abbastanza denaro per toglierlo prima che i genitori la vendano al Circo Orfei.

Prima di tutto devi mandare questa lettera a 7491 persone entro i prossimi 5 secondi. Sennò verrai stuprato/a da un montone impazzito e gettato fuori da un edificio altissimo per cadere in una collina di escrementi animali. Se non lo farai, a causa di uno strano virus la ventolina dentro il pc si metterà a girare al contrario e vi risucchierà il processore.

Dopo una serie di lampi di colore blu dal vostro lettore cd (se avete il masterizzatore è peggio) uscirà il totem della buona sorte che ha già fatto il giro del mondo tre volte (e mi ha confidato di essersi rotto il cazzo perché vorrebbe starsene cinque minuti a casa) vi metterà sulla tastiera e vi farà il carretto, indipendentemente se siete donne o uomini.

Per ogni messaggio che manderete all'indirizzo boccaloni@cheregalo.it una associazione donerà 1/4 di dollaro per comprare un aereo all'aviazione americana che servirà per tirare giù un'altra funivia in Italia. E per ogni mail che manderete alla Microsoft o che manderà un'altra persona dopo avere ricevuto l'informazione da voi vi verrà portata una pizza quattro stagioni a casa vostra da Bill Gates in persona... io all'inizio non ci credevo poi ne ho spedite tante e dopo tre settimane mi è arrivato addirittura un calzone farcito!!! É del tutto vero!!! Perché questa lettera non è come tutte quelle false, QUESTA è del tutto autentica!!! Del tutto vero.

Ecco il programma:

  • Mandala a 1 persona: 1 persona si incazzerà perché gli hai mandato una stupida catena di Sant'Antonio.
  • Mandala a 2-5 persone: 2-5 persone si incazzeranno perché gli hai mandato una stupida catena di Sant'Antonio.
  • Mandala a 5-10 persone: 5-10 persone si incazzeranno perché gli hai mandato una stupida catena di Sant'Antonio, e forse valuteranno l'opportunità di sopprimerti.
  • Mandala a 10-20 persone: 10-20 persone si incazzeranno perché gli hai mandato una stupida catena di Sant'Antonio, e faranno saltare te, la tua casa, la tua famiglia e il tuo gatto in aria.

Erode Scannabelve, un pediatra mannaro di Trieste, non spedì a nessuno questa mail: dei suoi tre figli uno cominciò a drogarsi, il secondo entrò nel Partito Umanista e il terzo si iscrisse a Ingegneria dei Materiali.

Turiddu Von Wasselvitz, un allenatore di farfalle da combattimento austro-siculo, si fece beffe di questa mail ad alta voce, e in quello stesso istante gli esplose la testa.

Meo Smazza, pornodivo shakespeariano, non diede alcun peso a questa mail: ignoti gli riempirono un profilattico di azoto liquido, e lui se ne accorse solo dopo averlo indossato.

Un tizio che conosco non ha diffuso questa mail e ha disimparato a andare in bicicletta.

Se inviate questo messaggio a tutti coloro che conoscete, perderete 2 minuti (e tutti i vostri amici) ma contribuirete a salvare la vita di un bambino. Se non lo farete vi cadra' addosso un pianoforte.

Friday, December 01, 2006

Il vento folle


In questi giorni mi risuona nella mente questa bellissima canzone di Giuni Russo, che voglio dedicare al mio amore che legge sempre queste pagine...

Ho piantato un giardino
Di pensieri e sentimenti in piena terra agitati dal vento
Dal vento di un desiderio
Che non vuole, non vuole darsi per vinto
Hou hou hou fait le vent fou
Hou hou hou hou dans la harpe du houx
Hou hou hou fait le vent fou
Hou hou hou hou all’ombra dei sentieri
E poi vederti passare
Nel rumore del mare
Su tappeti di schiuma
Nelle spiagge sognate
Poterti parlare
Mi commuove
Il vento folle porta un atomo d’amore dentro il cuore
Hou hou hou fait le vent fou
Hou hou hou hou all’ombra dei sentieri
Hou hou hou fait le vent fou
Hou hou hou hou all’ombra dei sentieri
Un respiro come un’onda del mare
E la pienezza dell’amore che mi assale ed io foglia nel vento
Quel vento di un desiderio
Che non vuole, non vuole darsi per vinto
E poi ti vengo a cercare nel rumore del mare
Su tappeti di schiuma nelle spiagge sognate
Poterti abbracciare mi commuove
Il vento folle porta un atomo d’amore dentro il cuore
Hou hou hou fait le vent fou
Hou hou hou hou dans la harpe du houx
Hou hou hou fait le vent fou
Hou hou hou hou all’ombra dei sentieri

Telling tales

Nadine Gordimer (ed.), Storie (tit. or. Telling Tales), Milano, Feltrinelli, 2005.


21 scrittori contro l'AIDS. 5 di questi scrittori sono Premi Nobel, e i ricavati del libro verrano totalmente devoluti in beneficienza. “Volevo che queste fossero delle bellissime storie che celebrano la vita, che poi è proprio ciò che è negato alle persone che soffrono di Aids: la pienezza della vita.” Nadine Gordimer



Il libro
L’idea di un’antologia di racconti a scopo di beneficenza è nata da una brillante intuizione di Nadine Gordimer che ammirando le iniziative analoghe portate avanti da alcuni importanti esponenti del mondo della musica, ha deciso di chiedere un racconto ad alcuni autori da lei particolarmente amati. Il risultato è straordinario: raramente un gruppo così variegato di illustri scrittori da tutto il mondo è stato pubblicato nella stessa antologia. Le storie catturano una gamma mirabolante di emozioni e situazioni dell’universo umano: la tragedia, la commedia, la fantasia, la satira, il sesso, la guerra e il dramma in continenti e culture fra loro molto diversi. Solo per fare alcuni esempi, Arthur Miller narra le vicende di un ragazzino di tredici anni alle prese con un cagnolino, Rushdie invece costruisce una piccola favola nella quale un maharajah sposa una giovane donna in carriera di New York, il racconto della Atwood vede una donna che ripensa al suo amore perduto mentre guarda un programma d’archeologia alla televisione, Paul Theroux ci illustra una sua peculiare visione di un mondo distopico nel quale il sesso è praticato solo se vestiti interamente in latex e i bambini si comprano sul mercato nero, Magris porta il lettore al funerale dell’idea di Mitteleuropa, la Gordimer si cala nei panni di un bambino orfano in un campo profughi, Woody Allen disegna un breve sketch brillante ambientato nella sua Manhattan e García Márquez scrive una piccola gemma che racconta le vicende del senatore Onésimo Sánchez, al quale rimangono, all’inizio del racconto, solo sei mesi e undici giorni da vivere. Questi sono solo alcuni degli autori presenti in questa raccolta, nella quale, a parte l’impegno comune nella lotta contro una terribile piaga che sta devastando l’Africa, ritroviamo per la prima volta l’uno accanto all’altro grandissimi autori i cui tratti caratteristici sono esaltati dalla loro simultanea presenza in un volume.

“Volevo che queste fossero delle bellissime storie che celebrano la vita, che poi è proprio ciò che è negato alle persone che soffrono di Aids: la pienezza della vita.”
Nadine Gordimer

Approfondimento
Scritti di: Chinua Achee, Woody Allen, Margaret Atwood, Nadine Gordimer, Günter Grass, Hanif Kureishi, Claudio Magris, Gabriel García Márquez, Arthur Miller, Es’kia Mphahlele, Niabulo Ndebele, Kenzaburo Oe, Amos Oz, Salman Rushdie, José Saramago, Ingo Schulze, Susan Sontag, Paul Theroux, Michel Tournier, John Updike, Christa Wolf.

Sto ascoltando: Nelly Furtado, "All good things (come to an end)", Loose, 2006.

Monday, November 27, 2006

Viðrar vel til loftárása


Ég læt mig líða áfram
í gegnum hausinn
hugsa hálfa leið
afturábak
Sé sjálfan mig syngja fagnaðarerindið
sem við sömdum saman
Við áttum okkur draum
áttum allt
við riðum heimsendi
við riðum leitandi
klifruðum skýjakljúfa
sem síðar sprungu upp
friðurinn úti
ég lek jafnvægi
dett niður
alger þögn
ekkert svar
En það besta sem guð hefur skapað
er nýr dagur.

Friday, November 24, 2006

Nasce la rivista Dintorni!

È con gioia che annuncio la nascita di Dintorni, la rivista di letterature e culture dell'università di Bergamo.

Numero 1
Lingua, alterità, identità

Atti del Convegno Internazionale tenutosi presso l’Università degli Studi di Bergamo il 24 e 25 novembre 2005

La rivista che si presenta oggi al pubblico nasce dall’iniziativa di un gruppo di docenti di letteratura (e dintorni, appunto) dell’Università di Bergamo che hanno ravvisato l’opportunità di creare uno spazio editoriale di carattere istituzionale in cui potessero esprimersi le molteplici ricerche in atto. È naturale quindi che essa sia sostenuta dai Dipartimenti interessati, in quanto luoghi della ricerca.
Si è pensato in primo luogo a uno spazio per i lavori collettivi, che si svolgono numerosi nei gruppi e nei Centri di ricerca locali, nazionali e internazionali, nei Dottorati, nelle aggregazioni disciplinari e interdisciplinari, nella didattica ordinaria e nei seminari e convegni che caratterizzano in modo così rilevante una Università come quella di Bergamo, giovane e dinamica, piccola ma non minore, periferica ma non provinciale.
Da qualche tempo, nella pluralità delle singole iniziative si era cominciato a cogliere un intrecciarsi di temi e di problematiche, uno spontaneo rimandarsi di sollecitazioni e di domande che travalicavano i confini settoriali: segno di una maturazione raggiunta dai vari contesti di ricerca creatisi negli anni, e che si impegna oggi soprattutto sui temi dell’interculturalità, delle identità incrociate, dei linguaggi multipli, di una circolazione culturale ormai planetaria e meticcia, osservandoli dalla propria collocazione geostorica, che è europea, ma che non intende qualificarsi come eurocentrica. A tali contesti, così fittamente intrecciati, Dintorni intende offrire uno stimolo e un approdo editoriale, affiancandosi alle altre pubblicazioni, consolidate o di recente istituzione, che, in numero cospicuo e con caratteristiche varie, coltivano il fertile campo umanistico della nostra Università.
Una rivista istituzionale esprime necessariamente (e opportunamente) la pluralità delle discipline, delle metodologie e degli orientamenti culturali dei suoi redattori. Nel processo di consultazione che ha portato a fondare la nuova rivista, ci è parso che la forma più appropriata per rappresentare e per incentivare la nostra collettività plurale fosse quella dei numeri monografici, o almeno prevalentemente tali, affidati di volta di volta a promotori responsabili. Il numero inaugurale, dedicato ai lavori svolti in un convegno internazionale sui temi della lingua, dell’identità e dell’alterità, non potrebbe meglio rappresentare una così larga parte dei nostri interessi, delle nostre ricerche e delle nostre speranze in un lavoro culturale che apra orizzonti, o quanto meno contribuisca a tenerli aperti.

Per acquistare online la rivista, cliccare qui.

Wednesday, November 22, 2006

Anch'io sarò il tuo specchio...


Il mio amoruccio mi ha dedicato questa bellissima canzone dei Velvet Underground... (sospiro)


I'll be your mirror
Reflect what you are, in case you dont know
I'll be the wind, the rain and the sunset
The light on your door to show that you're home

When you think the night has seen your mind
That inside you're twisted and unkind
Let me stand to show that you are blind
Please put down your hands
'cause I see you

I find it hard to believe you don't know
The beauty that you are
But if you don't let me be your eyes
A hand in your darkness, so you won't be afraid

When you think the night has seen your mind
That inside you're twisted and unkind
Let me stand to show that you are blind
Please put down your hands
'cause I see you

Ill be your mirror

Monday, November 20, 2006

Il viaggio di ritorno


Il treno è partito lentamente dalla stazione di Genova. Dal finestrino guardo la valle dello Scrivia e gli alberi rivestiti dei loro colori autunnali: il giallo, il rosso, il marrone. In una galleria incrociamo un altro treno... una lunga linea luminosa nel buio...

'Come alive' he said 'don't go'
It could be such a beautiful world...


La luce del sole vibra tra le mie ciglia, riuscendo a farsi strada nella foschia...

When my mother was out for the evening I'd take off my clothes and dance naked , barefoot, through the dim apartment on the shaggy carpets. The glittering spires outside surrounded me like astounded adults. Snow fell, swirled, slalomed past our windows. A cloud got caught between our building and the next. The second Sibelius symphony provided me with exalted feelings to interpret. What a relief to feel longing in my arms, passion in my legs, craving after beauty in my hands rather than in my head for once...

Una ragazza bionda, in una giacca verde di velluto morbido, mi getta il suo sguardo curioso da sopra le pagine del quotidiano che sta leggendo...

Bones Skin Hair Mouth... Left shoulder...

Guardo il mio riflesso nel vetro, per vedere ciò che vedi tu quando mi guardi. Fuori il tempo è cambiato. Il sole si è trasformato in nebbia. Mi sto allontanando da te - solo per poco - e anche dal tuo calore e dalla tua luce....

I was just looking for happiness...

Ora gli alberi sono corpi macilenti che vagano spettrali nell'orizzonte del mio sguardo...

If I could stay... Then the night would give you up. Stay...then the day would keep its trust. Stay...with the demons you drowned. Stay...with the spirit I found. Stay...and the night would be enough.

Le fabbriche invadono lo spazio del finestrino. Una fugace apparizione e poi via. Ora a fare la sua comparsa è una vecchia stazione con le tettoie in ghisa che mi fanno sentire come un viaggiatore d'altri tempi, su un treno a vapore, alla scoperta di qualche meraviglia o qualche nuova frontiera...

Sit down, give me your hand. I'm gonna tell you the future. I see you, living happily with somebody who really suits ya. Someone like me.

Sto ascoltando: Coldplay, "Trouble", Parachutes.

Monday, November 13, 2006

C'est pour toi

Tu me regardes et mon cœur tombe à l'eau. Ne te pose pas trop de questions : la réponse est dans mes yeux. Elle est quelque part au milieu de nous deux. C'est pour toi que j'aime encore, c'est pour toi que je suis la, c'est pour toi que j'ouvrais mes bras. Ta présence en moi réveille l'eau qui dort. Je ne connais pas ce que je suis. Je suis quelqu'un de nouveau, quelqu'un de plus beau et peut-être plus fort.

Thursday, October 26, 2006

Mortal Thoughts


Kenny Fries


More than your shirt I’m wearing.

More than the wildflowers in the field.

The purple will yield to yellow—


when it turns red I will not be here

to see it. This weight I feel is not

the weight of your body. When I touch


your skin I am trying to remember it—

It is not your skin I need to remember.

Nor this particular shade of violet


flattering the field. When your tongue

entered my mouth this morning I tasted

that flower—I know each year the same


color will return. When I take off

your shirt tonight I will anticipate

the red waiting to overtake the field.


Sto ascoltando: Chicane, "Saltwater"

Wednesday, October 25, 2006

Sussurrato... silenziosamente

Le danze sono terminate. Sulla pista solo pochi irriducibili ondeggiano uno tra le braccia dell'altro sulle note di una canzone che non ami. Mi sento stanco, mi fanno male gli occhi. Mi guardo attorno e trovo posto su un divano bianco dove mi siedo per riposare un po'. Tu ti appoggi allo schienale, il piede sinistro a terra, la gamba destra sollevata. Chiudo gli occhi mentre tu ti guardi intorno, scrutando i volti delle persone che sciamano verso l'uscita, mentre le ultime note si spengono. Improvvisamente sento le tue mani che scivolano sulle mie spalle e giù fino al petto, dove si fermano. La mia testa cerca il tuo grembo. Con gli occhi chiusi avverto ogni minimo dettaglio: le orecchie sentono il tuo leggero sospiro, il mio naso il tuo profumo fresco; le mie mani toccano le tue e le stringono. Avverto il movimento ritmico del tuo respiro, un movimento che dal petto si trasmette alla pancia e da questa alla mia testa che ne è cullata. Mi abbandono a questo abbraccio, al bisogno istintivo di contatto con te. Apro gli occhi. Dall'altro divano alcune persone ci stanno osservando. Provo uno strano piacere all'idea. Sì, perché tu stai abbracciando me e anche se loro possono vederci, non possono sentire... Non sentono lo sciabordio delle onde del mare della mia anima in questo momento. È tumulto e quiete. È mio. Ed è tuo. Reclino il capo all'indietro per guardarti in volto. Vedo qualcosa di bello. La porta dei tuoi occhi è spalancata e anche là dentro scorgo qualcosa di meraviglioso. Le tue iridi brune si fissano nel lago dei miei occhi. Mi chiedo che cosa tu vi legga. Forse la risposta la conosco...

Sto ascoltando: U2, "Stay (Faraway, So Close!)", Zooropa, 1993.

Friday, October 20, 2006

Madonna - Open Your Heart


Watch out!

I see you on the street and you walk on by
You make me wanna hang my head down and cry
If you gave me half a chance you'd see
My desire burning inside of me
But you choose to look the other way
I've had to work much harder than this
For something I want don't try to resist me

[Chorus:]

Open your heart to me, baby
I hold the lock and you hold the key
Open your heart to me, darlin'
I'll give you love if you, you turn the key

I think that you're afraid to look in my eyes
You look a little sad boy, I wonder why
I follow you around but you can't see
You're too wrapped up in yourself to notice
So you choose to look the other way
Well, I've got something to say
Don't try to run I can keep up with you
Nothing can stop me from trying, you've got to

[chorus]

Open your heart with the key
One is such a lonely number

Ah, ah, ah, ah
Open your heart, I'll make you love me
It's not that hard, if you just turn the key

Don't try to run I can keep up with you
Nothing can stop me from trying, you've got to

[chorus]

Open your heart with the key

Open your heart, I'll make you love me
It's not that hard, if you just turn the key
[repeat and fade]

Thursday, October 19, 2006

Quanta poesia in una lacrima

Mezzanotte. Milano. Metropolitana, stazione Moscova. I vagoni sono abitati da un popolo dal volto stranito. Alcuni sono ubriachi, altri semplicemente stanchi, pensierosi, afflitti, messi a dura prova da una giornata di affanni. Io che sono appena uscito dalla casa di un'amica, dove ho trascorso una serata spensierata, mi sento un privilegiato. Ho sonno, certo, ma sono sereno. Ma salendo sul treno della metro mi sembra per un istante di scendere all'inferno. Sarà che la linea verde non è la gialla - è più vecchia e più sporca - ma in questo momento colgo le contraddizioni della città. È come se passata una certa ora, addentrandosi nella notte, altri esseri emergessero dalle tenebre, non vampiri ma persone alienate. Mi ritrovo a guardare un bel ragazzo seduto di fronte a me, con il suo maglione marrone con inserti in cavallino. Anche lui mi guarda, ma i suoi occhi hanno un che di vacuo, come se si fosse appena fatto un viaggio psichedelico. È strano, quasi assente. All'improvviso mi volto alla mia destra. Seduto a pochi metri da me c'è un ragazzo molto giovane, forse 16 o 17 anni. Dall'aspetto si direbbe algerino o tunisino. È bellissimo, con un volto da bambino sperduto e innocente. Indossa dei jeans, una maglietta e una giacca di colore verde, di lana. Nelle mani ha un libro. Lancio uno sguardo alla copertina e leggo Si c'est un homme: si tratta della traduzione in francese di Se questo è un uomo di Primo Levi, un romanzo che anch'io amo moltissimo. Il ragazzo apre il libro circa a metà e comincia a leggere, totalmente concentrato, come se non esistesse più niente al di fuori di quelle pagine in cui si è immerso. Lo osservo per qualche minuto. Poi alcune lacrime sgorgano dai suoi occhi. Con molta dignità se le asciuga con il dorso della mano sinistra. Il treno si ferma. Siamo arrivati alla Stazione Centrale, la mia fermata. Le porte si aprono. Scendo. Si richiudono. Mi volto mentre la metro riparte, portandosi via il ragazzo che legge Primo Levi in francese, commuovendosi. Io cammino a passo spedito verso la linea gialla. "Nuova", "pulita", vuota.

Sto ascoltando: Anouk, "One Word", Hotel New York, 2004.

Friday, October 06, 2006

Amenità...

In una lista per traduttori, grazie ad una collega, è stata segnalata l'amenità del cartello stradale riprodotto qui a fianco, che si trova tra Penarth e Cardiff (in Galles tutti i cartelli sono in inglese e gallese). Nella parte in inglese si intima ai ciclisti di scendere dalla bibicletta ("Cyclists dismount"). La parte divertente è la traduzione in gallese. Questa, infatti, dice: "Llid y bledren dymchwelyd", che significa qualcosa come "l'infiammazione alla vescica butta giù". L'articolo della BBC che ne dà notizia ipotizza che sia stato usato un traduttore automatico per tradurre la frase dall'inglese al gallese, ma che chi se n'è occupato abbia confuso "cyclists" con "cystitis".

Sunday, September 24, 2006

Sempre una citazione...


Com'è che la cosa meno originale che sappiamo dirci è tuttavia la sola cosa che desideriamo sentire? "Ti amo" è sempre una citazione. Non sei stata tu a dirlo per la prima volta e nemmeno io, eppure, quando lo dici tu e quando lo dico io, siamo come dei selvaggi che hanno scoperto due parole e le venerano.

Jeannette Winterson, Scritto sul corpo, (Written on the Body, 1992), trad. it. di Giovanna Marrone, Milano, Mondadori, 2005.

Saturday, September 09, 2006

Tanti auguri Eagle


Auguri ad uno dei blogger più simpatici che mi hanno linkato! (Devo farmi perdonare perché li ho fatti in ritardo :-P). Buon compleanno Eagle and enjoy your Saturday with the Aviator ;-)

Tuesday, August 22, 2006

Toronto

Il racconto della vacanzina verrà in seguito, ma per ora vi allieto con qualche immagine...





Friday, August 18, 2006


For each, in his own way, she believed, finds what it is he must love, and loves it; the window becomes a mirror; whatever it is that we love, that is who we are.

(David Leavitt, The Lost Language of Cranes)

Sunday, August 06, 2006

Halsted Market Days





Sabato è stata la prima giornata degli Halsted Market Days e io ci sono andato. Ho incontrato Jason e la sua amica Bernadette alle 13 all'incrocio di Belmont e Halsted e poi abbiamo pagato il biglietto e siamo entrati. E' stato spettacolare. Il mercato, che vende di tutto, dal cibo all'artiginato, le magliette, ecc. ecc. era anche pieno di stand di associazioni gay e lesbiche, gruppi di sostegno, associazioni per la lotta all'AIDS, ma anche stand di parrucchieri, bath houses, palestre, ecc. C'erano anche tanti di quei giochi che si vedono nei film, quelli delle fiere, ma in una versione gay. Ad esempio quello dove bisogna centrare un bersaglio per fare cadere una persona dentro una vasca piena d'acqua. Lì la persona in questione era un bellissimo ragazzone in costume da bagno, che tra l'altro io sono sicuro di aver già visto (ho chiesto a Jason chi era e mi ha detto che è il proprietario di un locale lungo la strada, in cui non sono mai stato. Strano, molto strano).
C'erano anche diversi palchi con concerti distribuiti sui circa 2 km del mercato e quindi abbiamo potuto sentire musica e vedere qualche show. Il clou sono stati i cheerleader. Si tratta di un gruppo di adulti, uomini e donne, che hanno formato questo gruppo di cheerleader che opera per volontariato. Nei loro spettacoli raccolgono fondi che poi devolvono a vari gruppi benefici. Alcuni di loro, a vederli, non sembrano particolarmente atletici, ma, ragazzi, che molle!!! Delle acrobazie fenomenali!!
Dopo circa due ore a camminare, sono uscito. Mi sentivo un po' sopraffatto da tutta quella gente e quei rumori. Allora sono andato in centro e ho percorso il magnificent mile, in Michigan Avenue. Sono andato a fare shopping. Sono stato in tanti negozi e da Filene's e Lord & Taylor ho comperato una polo di Ralph Lauren e una t-shirt Timberland. Ho camminato un sacco, percio' la sera sono tornato a casa, erano circa le 21.30. Mi sono spaparanzato sul divano e ho visto il film Capote, che non avevo ancora visto. Ragazzi, che bravo Philip Seymour Hoffmann!!! L'Oscar se l'è meritato davvero tutto. Fine del film... a nanna!!

Friday, August 04, 2006

Un'immersione nell'arte




Le giornate di mercoledì e giovedì non sarebbero potute essere più diverse :) Climaticamente e dal punto di vista delle attività. A parte la prima parte della giornata - spesa come sempre fino alle 4.45 pm in biblioteca a leggere - mercoledì ho cominciato a fare shopping (una prima tornata dello shopping) e mi sono comperato dei magnifici boxer da bagno della Speedo, azzurri e bianchi, a fiori (how queer!), lunghi fino al ginocchio (come si usano qui). Giovedì, invece, dopo la sorpresa di un abbassamento della temperatura di ben 21 gradi (dai 43 di mercoledì ai 22 di giovedì) e dopo il dovere, mi sono diretto all'Art Institute of Chicago. Lì c'è un museo d'arte stupendo. Quello che mi interessava, più che l'arte africana, l'arte coreana, giapponese, cinese e via dicendo, era la collezione di arte moderna e contemporanea. Ho cominciato dal fondo, cioè dall'arte americana, che non avevo potuto vedere l'anno scorso quando sono venuto a Chicago perché la galleria era in restauro. Ne valeva la pena perché ci sono dei veri capolavori e, in particolare, ce ne sono due assolutamente imperdibili: Nighthawks di Edward Hopper e American Gothic di Grant Wood. Si tratta rispettivamente del secondo e terzo dipinto raffigurati qui sopra. Una scoperta è stato invece il quadro Nightlife di Arcibald Motley Jr. (il primo raffigurato). È stata una grande emozione vederli dal vivo. Devo dire che Hopper, in particolare, mi ha lasciato davvero a bocca aperta. Nel dipinto si vede questo diner di notte, tutto è solutamente anonimo, nessuna insegna, nessun nome delle vie. Il locale non sembra avere un ingresso e quindi lo spettatore rimane tale. Chi è fuori dal quadro è come un voyeur che guarda attraverso la vetrina. Ma all'interno ci sono solo quattro personaggi e tutti sembrano vivere in un mondo diverso, ciascuno il proprio, senza possibilità di comunicare tra loro. L'atmosfera è rarefatta, sospesa, ma in maniera diversa dalla sospensione di un surrealista come Magritte o della pittura metafisica di De Chirico. Qui sembra piuttosto come quelle notti d'inverno, estremamente terse, con un cielo stellato che lascia senza fiato e tutto intorno c'è il silenzio, o forse un boato costante, a cui siamo così abituati da non percepirlo come tale. Forse è proprio il rumore delle stelle...

P.S. Vi risparmio un elenco di tutti gli artisti che ci sono. Io come al solito mi sono seduto per perdermi DENTRO i dipinti di Rothko e per contemplare estaticamente Pollock, ma che dire dei Picasso, dei Klee, dei Kandinkij, Mirò, per non parlare degli impressionisti e postimpressionisti, inclusa la Domenica alla Grande Jatte di Seurat? Se volete farvi un giro virtuale delle collezioni andate qui e potrete vedere le opere artista per artista o categoria per categoria (sulla sinistra il menù).

Thursday, August 03, 2006

Bar waitress asks for ID, gets stolen driver's license back

WESTLAKE, Ohio — A bar waitress checking to see if a woman was legally old enough to drink was handed her own stolen driver's license, which was reported missing weeks earlier, police said.

"The odds of this waitress recovering her own license defy calculation," police Capt. Guy Turner said Monday.


Maria Bergan, 23, of Lakewood, was charged Sunday night with identity theft and receiving stolen property. She was arrested at her home in suburban Cleveland and was jailed in Westlake to await a court appearance.


The 22-year-old waitress, whose name was not released, called police last week and said she had been handed her own stolen driver's license by a woman trying to prove she was 21. The woman, who became suspicious of the delay as the waitress went to call police, fled the Moosehead Saloon, but her companion provided her name.

The waitress said she had lost her wallet July 9 at a bar in Lakewood.

The victim also had a credit card stolen. The stolen card has been used to make $1,000 in purchases, Turner said.

Tuesday, August 01, 2006

ER è qui! Ma non proprio qui...

Per gli appassionati - come me - di ER. Questa è la fermata Chicago & Franklin della Brown Line, dove filmano le scene in cui i medici del telefilm scendono e salgono dalla metro. L'ospedale in realtà non si trova qui, ma vicino alla fermata State & Lake, sempre sulla Brown Line. Per comodità però fanno le riprese qui. In realtà le riprese degli interni non vengono fatte a Chicago, ma in teatri di posa a Los Angeles.

Aggiornamento dai tropici



Mi scuso per la mancanza di aggiornamenti negli ultimi giorni, ma qui è improvvisamente esploso il caldo che fino a qualche giorno fa tormentava solo l'Europa. Come potete vedere nel post precedente è una brutale combinazione di temperature altissime (oggi dovremmo essere tra i 40,5 e i 43,5 gradi centigradi, 105-110 gradi Farenheit) e grande umidità. Dovrebbe esserci un abbassamento mercoledì pomeriggio. Speriamo.
Qui il fine settimana è trascorso tranquillo. Avevo in progetto un tour a piedi di Chicago per domenica (circa 3km), ma ho temuto di lasciarci le penne e quindi ho desistito. Sono, invece, andato alla ricerca di un cinema per vedere il nuovo film di Shyamalan, Lady in the Water. Causa lo scarso senso d'orientamento o indicazioni sbagliate non ho trovato il cinema e allora mi sono rifugiato in un caffè per un po' di refrigerio (ora l'aria condizionata mi sta bene) prima di tornare a casa.
Ieri ho ripreso ad andare in biblioteca dopo la pausa weekend. Lo studio procede abbastanza veloce. Ci sono sorprese piacevoli e piccole delusioni mentre leggo i libri, ma è giusto mettersi in discussione. Ieri ho fatto il bucato tutto da solo con le macchine all'americana. Forte!! Ora però alcune cose sono da stirare... Un po' meno forte...
Mi sono anche comperato una scatola di gelato. Direi piuttosto un catino, ma c'è la giustificazione del caldo. E poi sono già dimagrito, quindi me lo posso permettere :)

Quella della foto è West Cornelia Avenue, la via dove abito. L'altra è la fermata della metro di Addison, dove la prendo io.

Excessive Heat Warning

Excessive Heat Warning

URGENT - WEATHER MESSAGE
NATIONAL WEATHER SERVICE CHICAGO/ROMEOVILLE IL
351 AM CDT TUE AUG 1 2006

.THE OPPRESSIVE HEAT WILL CONTINUE ACROSS ALL OF NORTHERN ILLINOIS
AND NORTHWEST INDIANA TODAY. THIS POTENTIALLY DANGEROUS COMBINATION
OF HEAT AND HUMIDITY WILL MAINTAIN ITS GRIP OVER PORTIONS OF THE
REGION GENERALLY ALONG AND SOUTHEAST OF A LINE FROM CHICAGO TO
MORRIS TO FLANAGAN THROUGH WEDNESDAY AFTERNOON.

ILZ014-011700-
/O.EXT.KLOT.EH.W.0002.000000T0000Z-060803T0000Z/
COOK-
INCLUDING THE CITY OF...CHICAGO
351 AM CDT TUE AUG 1 2006

...EXCESSIVE HEAT WARNING NOW IN EFFECT UNTIL 7 PM CDT
WEDNESDAY...

THE EXCESSIVE HEAT WARNING HAS BEEN EXTENDED THROUGH WEDNESDAY
AFTERNOON. HEAT INDICES WILL REACH 105 TO 110 DEGREES THIS
AFTERNOON. LITTLE RELIEF FROM THIS HEAT IS EXPECTED OVERNIGHT AS
THE APPARENT TEMPERATURE REMAINS ABOVE 80 DEGREES. WHILE
TEMPERATURES WILL BE A FEW DEGREES COOLER ON WEDNESDAY...HEAT
INDICES WILL STILL CLIMB INTO THE 100 TO 105 DEGREE RANGE DURING
THE LATE MORNING AND AFTERNOON.

THE DURATION OF THIS HEAT EVENT IS PARTICULARLY DANGEROUS TO
PEOPLE WHO ARE HEAT SENSITIVE...THE ELDERLY...THE VERY YOUNG AND
THOSE WHO ARE CHRONICALLY ILL. THESE PEOPLE SHOULD STAY IN...OR
SEEK...AIR-CONDITIONED SHELTERS IF POSSIBLE.

TAKE EXTRA PRECAUTIONS IF YOU ARE GOING TO BE OUTDOORS. DRINK
PLENTY OF NON-ALCOHOLIC LIQUIDS AND WEAR LOOSE FITTING...LIGHT
COLORED CLOTHING. WEAR A HAT AND USE SUNBLOCK TO PREVENT SUNBURN.
IF POSSIBLE...SPEND TIME MORE TIME IN AIR-CONDITIONED OR WELL
VENTILATED BUILDINGS. PROVIDE WATER AND SHELTER FROM THE SUN FOR
YOUR PETS.

RESIDENTS OF THE CITY OF CHICAGO SHOULD CALL 3 1 1 FOR
INFORMATION ON LOCATIONS OF...AND TRANSPORTATION TO...CITY
COOLING CENTERS.

$$

Sunday, July 30, 2006

Non abbandonate gli animali e denunciate chi lo fa

Il ministero della Famiglia fa proprio l'appello della Lega antivivisezione
"Ricordiamoci che esiste una legge che punisce i maltrattamenti"


"Gli animali hanno un ruolo sociale"
Anche il governo contro gli abbandoni

Ogni anno in Italia sono oltre 140 mila i cani lasciati al loro destino
un fenomeno che alimenta il randagismo e il business dei canili-lager

di ALESSANDRA VITALI

ABBANDONARE la città non è un reato. Abbandonare gli animali, sì. Lo slogan della campagna 2006 della Lav, la Lega Antivivisezione, rinfresca la memoria a chi non sa, non ricorda, o non vuole ricordare. Cioè che esiste una legge (la 189 del 2004) che vieta il maltrattamento degli animali, prevede pene pecuniarie ma anche la reclusione fino a un anno. Però, ogni anno, vengono "buttati" 140 mila cani. Quindi: scarichi su un cavalcavia il tuo animale, e già questo è un atto ignobile; metti a rischio la sua incolumità e quella di altre persone (mai sentito di incidenti causati da animali che vagano lungo le strade?) e per giunta rischi di finire in galera. Chissà se ne vale davvero la pena. O se non sarebbe meglio pensarci bene, prima di prendere un cucciolo per soddisfare un capriccio.

Estate, ci risiamo. Alla vigilia dell'esodo di fine luglio, la Lav lancia una nuova campagna di sensibilizzazione. Quest'anno, con una novità: per la prima volta il governo si affianca all'iniziativa. Il sottosegretario alle Politiche per la famiglia, Chiara Acciarini, ha fatto proprio l'appello e ha ospitato nei suoi uffici romani la conferenza stampa di presentazione della campagna, seduta al fianco di Gianluca Felicetti, presidente della Lav. Convinta della necessità di arginare il fenomeno dell'abbandono, ricorda anche che "questo governo è diventato tale grazie a un programma in cui ampio spazio è stato dedicato ai diritti degli animali. E' giusto tenere fede a quel che è stato promesso agli elettori".

In Italia al momento si contano oltre 7 milioni di cani e oltre 8 milioni di gatti. "Più di una famiglia su tre vive con un animale, e a cani e gatti è sempre più riconosciuto un ruolo sociale, di miglioramento della vita, di sostegno a bambini e anziani" ha spiegato Acciarini, che annuncia di voler dare "un contributo concreto affinché nuove famiglie si rendano più disponibili a prendere con sé in maniera responsabile un animale. Proprio perché riguarda le famiglie, come ministero siamo tenuti a occuparcene". Fra le idee, una politica di sterilizzazione per contenere le nascite.
Per favorire una migliore convivenza animali-famiglie e contrastare gli abbandoni, la Lav propone al governo quattro misure immediate. Intanto, spiega Felicetti, "l'aumento della quota di detrazione, dalla dichiarazione dei redditi, delle spese veterinarie, oggi pari al 19%, rendendola totale per chi adotta un cane dalla strada o da un canile, e poi la sterilizzazione, che da un veterinario costa fra i 250 e i 350 euro, l'iscrizione all'anagrafe canina, il microchip e il passaporto europeo".

Ma la Lav propone anche una riduzione al 10% dell'Iva sul cibo e le prestazioni mediche, oggi considerate "beni di lusso", e ancora, il sostegno e gli incentivi ad aumentare le possibilità di accesso alle strutture turistiche e ai mezzi di trasporto, infine l'inclusione dell'anagrafe canina, felina e equina nello stato di famiglia, per rendere disponibile un database nazionale degli animali domestici.

Contrastare gli abbandoni significa debellare le opportunità di guadagno provenienti dal business dei canili. Alcuni comuni, di fronte all'emergenza randagi, appaltano a privati la gestione di ricoveri con un contributo giornaliero che può arrivare a 7 euro per ogni cane. Qualcuno, con quei soldi, ci mantiene gli animali, in attesa di adozioni. Qualcun altro spera che l'adozione non arrivi mai: più cani, più soldi. Che però non finiscono dal veterinario o nella ciotola ma nelle tasche di chi gestisce l'affare. E le bestie? Malnutrite, malate, stipate in gabbie anguste.

Una campagna, quella contro i canili-lager, che alla Lav sta a cuore da tempo. E che raggiungerà il proprio obiettivo solo quando si riuscirà a sconfiggere il fenomeno dell'abbandono. Fotografato da cifre contrastanti ma comunque inquietanti: secondo il ministero della Salute, in Italia ci sono 640 mila cani randagi, di cui fra i 160 mila e i 230 mila nei canili. Un milione 290 mila, invece, i gatti randagi. Secondo la Lav i cani vaganti in Italia sarebbero almeno un milione, e 550 mila quelli nei canili.

(28 luglio 2006, La Repubblica online)

Saturday, July 29, 2006

Subway vs. McDonald's



Nel poco tempo in cui sono stato qui finora non ho visto, a dire il vero, molti fast food tipo McDonald’s, Burger King, ecc. Certo non ho ancora girato moltissimo, ma ad ogni modo direi che questo non è un male. Però nei primi due giorni in cui sono stato alla UIC, mentre scoprivo un modo per procurarmi il cibo, ho ceduto alla tentazione. Il primo giorno sono stato da Subway e il secondo da McDonald’s. E ho fatto un’interessante scoperta. Tra gli avventori di McDonald’s presenti all’interno dell’esercizio alle ore 13, in centro (State St), circa il 90% erano African-American, qualcuno di origine ispanica e solo una minima parte erano bianchi (io, una ragazza che indossava un camice ospedaliero e uno yuppie in giacca e cravatta). Totalmente rovesciata la situazione da Subway, a pochi metri di distanza, il giorno prima, alla stessa ora. Nel locale nessun African-American e nessun ispanico, nettissima prevalenza di bianchi, donne e uomini, anche loro vagamente yuppie. Per il resto qualche persona di origina asiatica (una ragazza probabilmente di origini coreane, un uomo forse pakistano e pochi altri). La cosa mi ha colpito molto perché mi è sembrata una sorta di ghettizzazione anche a livello alimentare a cui non sono abituato. Per maggiore chiarezza dirò che Subway è una catena che ha come proprietario la Doctor's Associates e che fa panini che contengono una grande quantità di verdure e dal basso contenuto calorico se confrontati con i panini di Burger King o McDonald’s. Insomma, un posto un po’ più per "salutisti". Attendo i vostri pareri per l’analisi sociologica.

Garden State


No, non è l’Illinois, ma il New Jersey, ed è anche il titolo del primo film scritto e diretto da Zach Braff, l’attore protagonista del telefilm culto (almeno per me) Scrubs. Ragazzi, se non l’avete visto recuperatelo subito. È davvero un piccolo capolavoro. Bella sceneggiatura, ottima regia, splendide interpretazioni (lo stesso Braff, Natalie Portman, Ian Holm, Peter Sarsgaard e altri attori di contorno molto bravi). Dovrei scrivere una recensioni, ma non ne ho tanta voglia, sono troppo stanco e accaldato oggi. Tanto siete in rete, fate un saltino in Google ed è fatta :-P

Si passa con il rosso?


Ci sono tante piccole cose che ti colpiscono quando sei in un paese straniero e a cui i locali ovviamente non prestano attenzione più di tanto. Una di queste, per esempio, è il fatto che, almeno qui a Chicago, si può svoltare a destra anche se il semaforo è rosso (ovviamente se non arriva nessuno). Paese che vai... codice stradale che trovi.

Jogging con il baby

Questo post potrebbe rivelarsi utile per la nostra Jolie Da Vinci, nel caso le vengano ancora delle paranoie postpuerperali. Qui a Chicago ho visto che va molto di moda fare jogging con il proprio pargoletto. Ci si infila un paio di calzoncini, una maglietta, l'iPod all'avambraccio e si calzano le trainers... E si spinge uno di questi:

Per chi fosse particolarmente prolifico esistono anche le versioni bi e trigemellari.

Wednesday, July 26, 2006

Sears

Martedì 25 luglio 2006

È stata una giornata tranquilla, tutta dedicata allo studio. Sono uscito di casa alle 9 (evitando così la rush hour sulla El) e ho fatto il mio solito tragitto fino alla UIC: marrone fino al Loop e poi blu fino a UIC-Halsted. Nella pausa pranzo sono tornato downtown e ho voluto provare ad andare da un McDonald's USA (è la prima volta che lo faccio, compreso il soggiorno di 3 mesi precedente). La cosa si è prestata ad interessanti osservazioni sui frequentatori, osservazioni che riporterò in un post successivo e la cui analisi lascerò a chi magari si intende di sociologia.
Nel pomeriggio ho portato a termine la ricerca nei cataloghi, il che significa che ora si può cominciare a leggere :)
La sera ho fatto conoscenza con Mary, una vicina di casa molto simpatica, amica di Matt e Mike (il ragazzo che ora non c'è e che mi ha subaffittato la sua camera). È una studentessa all'ultimo anno della Medical School e una vera forza della natura. È venuta qui a casa e insieme abbiamo visto Last Comic Standing e abbiamo chiacchierato. Lei è stata in Honduras nei Peace Corps ed è una fiera oppositrice di Bush, che ha correttamente definito a moron, insieme a tante altre belle denominazioni. Giusto per dare un'idea di che peperino è, sta allenandosi per poter gareggiare in una competizione di Triathlon che si terrà qui a Chicago a Settembre/ottobre.

E ora, per la parte culturale, vi incollo qui sotto una foto della Sears Tower scattata dalla UIC. Segue una spiegazione tratta da Wikipedia.


La Sears Tower è un grattacielo che sorge a Chicago, nell'Illinois.

Commissionato dalla Sears Holdings Corporation (una holding che si occupa di varie attività tra cui la vendita al dettaglio di beni di largo consumo), fu progettata da Bruce Graham e Fazlur Khan della Skidmore, Owings, & Merrill. La costruzione prese il via nell'agosto 1970 e la massima altezza fu raggiunta meno di 3 anni dopo, il 4 maggio 1973.

La struttura della torre è composta a 9 grandi tubi quadrati di affiancati di varie altezze che una volta ultimati superarono il record delle Torri gemelle di New York come costruzione più alta del mondo. Teoricamente la costruzione è composta da 110 piani ma in realtà se si escludono i piani di manovra dei 104 ascensori presenti i piani scendono a 108. All'ultimo piano si trova un osservatorio visitabile per una cifra di circa 10 $.

L'altezza totale è di 443 m dall'entrata est fino alla sommità del grattacielo; se invece si includono anche le antenne televisive installate nel febbraio 1982 si raggiungono i 520 m (527 m dopo l'ulteriore innalzamento dell'antenna ovest) che rendono la Sears Tower il palazzo più alto del mondo. Tuttavia siccome nelle rilevazioni ufficiali non si tiene conto degli elementi esterni, il Taipei 101 (Taipei), ultimato nella fine del 2004, con i suoi 508 metri totali fino alla guglia risulterebbe battere la Sears Tower, ma non supera i 418.064 m² di superficie utile della stessa che, negli Stati Uniti, è seconda solo al Pentagono.

A qualcuno piace freddo (o caldo - dipende dalla stagione)



Così evidentemente è per gli americani. Non trovo altre spiegazioni. A parte l'aria condizionata a palla ovunque, di cui abbiamo già parlato e che ti fa vivere istantaneamente, nel momento in cui si entra in un edificio, l'escursione termica che c'è tra il giorno e la notte nel Sahara, la cosa è evidente anche nelle bibite. Nessuna viene servita senza un'abbondante aggiunta di ghiaccio. Del resto qui non ci sono mezze misure. Ricordo che nell'inverno del 2005, quando mi azzardavo a prendere il caffè caldo, ogni volta dovevo fare ben attenzione a non ustionarmi perché la temperatura era inverosimilmente alta. Ma come diavolo fanno a tenerlo così caldo?? Oltre i 100 gradi non dovrebbe trasformarsi in vapore???

Crazy cats!!

Ieri pomeriggio, tornando dalla biblioteca della UIC, dopo essere sceso dalla Brown Line a Addison, mentre percorrevo Wolcott Avenue, mi sono imbattuto in questo cartello molto divertente, affisso sulla porta di una casa:
È la prima volta che mi capita di vedere un avviso simile. Credo che non servano commenti...

Tuesday, July 25, 2006

Oggi lezione di orienteering!

Che bello!! Sono eccitatissimo. Oggi è il giorno in cui comincio ad andare alla Richard J. Daley Library della University of Illinois at Chicago (UIC). Quindi mi sveglio presto, mi faccio la doccia, la barba, mi vesto, preparo lo zainetto, chiudo casa (tra parentesi, qui sembra che non sappiano cosa sono i furti d’appartamento: hanno porte di carta velina, che chiudono con una mandata) ed esco. Cammino un isolato e mezzo, perché questa è la distanza che mi separa dalla fermata Addison della Brown Line, una delle linee della famosa El, la metropolitana sopraelevata di Chicago. Chi si reca a Chicago deve assolutamente provarla. Io adoro in particolare (e ho riscoperto il piacere anche in questo mio ritorno nella città del vento) quando si arriva nei pressi di Lasalle. Si passa il ponte sul Chicago River e poi pian piano i binari cominciano a snodarsi tra i grattacieli su cui si riflette l’immagine del treno e degli altri palazzi. Sembra di stare in un film di fantascienza o al Luna Park :) Come iniziare bene una giornata!

Trovare la UIC non è facilissimo però. O meglio, la UIC so dove sta, ma il problema è come cambiare linea della metro. Infatti, so che devo prendere la Blue Line in direzione Forest Park o Cermak (se si va nell’altra direzione si va verso l’aeroporto di O’Hare). Allora io arrivo alla fermata della Brown Line che si chiama Library (perché c’è la Public Library) all’incrocio tra State e Van Buren. La voce dello speaker dice: “Transfer to Blue Line”. Io, allora, scendo fiducioso. Il fatto è che io sono abituato alle metro italiane dove di solito quando c’è la possibilità di trasferimento su un’altra linea, si fa tutto senza dover uscire sulla strada e soprattutto ci sono cartelli cubitali. Qui invece non c’è nessuna indicazione! Dannazione!!! Faccio il giro dell’isolato tre volte prima di orientarmi sulla cartina che, fortunatamente, mi sono portato.

Mi è venuta anche una vescica al piede destro (domani, non c’è santo che tenga, vado con le infradito). Alla fine scopro che la Blue Line si trova all’incrocio tra Jackson e Dearborn, che è proprio lì dietro. Beh, mettere un cartello non sarebbe costata tanta fatica. Salto sulla Blue Line e in tre fermate sono a UIC-Halsted. È la mia. Da lì arrivare alla biblioteca è un baleno. Mi fanno entrare senza problemi. Loro hanno una politica di accesso libero. Chiunque può entrare, anche i non studenti e perfino gli stranieri. La bibliotecaria al reference desk è gentilissima e mi spiega tutto per bene: cataloghi, sale di lettura, distribuzione dei volumi sui piani. Mi metto a fare la mia ricerca e ad una prima ricerca trovo circa 70 libri interessanti. Tra questi una decina sembrerebbero addirittura fondamentali. Il clima nella biblioteca è ok. C’è aria condizionata, ma la temperatura è accettabile (niente brina sulle ciglia). L’unica cosa è che evidentemente ai bibliotecari piace la brezza, infatti piantato vicino alle scale e rivolto verso di loro c’è un ventilatore enorme, con una piantana di circa un metro di diametro. Sembra di stare nella galleria del vento quando ci passo davanti. Temendo di venire trascinato via, mi aggrappo alla ringhiera e mi trascino come per resistere alla bora di Trieste, finché riesco a svoltare l’angolo e a scendere al piano di sotto. Sono salvo! Sono le 5pm e la giornata di studio è finita. Torno verso casa (rush hour, ma ho visto di peggio).

Per il resto la serata passa tranquilla, con un bel film in DVD (Caché, di Michael Haneke, con Daniel Auteuil e Juliette Binoche) prima del meritato riposo.

Della dengue e di altri demoni

Mi sveglio alle 6.30, ma questa volta volutamente. Devo chiamare a casa e a quest’ora sono sicuro di trovare la mia mamma. Da lei c’è anche Luca, mio nipote, che in mia assenza si è autoeletto angelo custode della nonna. Che tesoro!!! Ha preso tutto dallo zio.
Dopo la conversazione – un po’ strappalacrime – con la famigghia, me ne torno a letto per un po’ di sano riposo domenicale. Mi sveglio alle 12.30, orario decisamente italiano direi. Il jet lag non so più dove sta di casa. Però quel mal di testa non se ne vuole andare... dev’essere quella febbriciattola. Io che sono un po’ ipocondriaco, comincio a snocciolare alcune possibili malattie che potrei avere contratto:

a) La dengue. Sì, perché la zanzara Aedes aegypti è diffusissima a Chicago, nota località tropicale. Infatti ho dovuto fare anche la profilassi antimalarica.

b) La malattia di Lyme. Beh, dolore alle articolazioni e febbre ci sono. Anche la rigidità del collo. Però non ricordo alcuna tumefazione dolente (molto dolente) che potrebbe essere corrisposta a un morso di zecca, quindi mi sento di escluderla.

c) Polmonite. Direi di no, perché non ho tosse secca.

d) Bronchite. No, perché non ho tosse.

Escluse le malattie più comuni qui sopra, mi viene in mente che potrei aver contratto il morbillo in Germania (ho fatto scalo a Francoforte), visto che all’Immigration c’era un cartello che ammoniva che in Germania c’era un’epidemia di measles. Beh, ma io il morbillo l’ho fatto alla materna (come tutte le altre malattie esantematiche). Quindi anche il morbillo è escluso. Ma allora è un semplice raffreddore!!

La giornata per il resto trascorre nella assoluta laziness. Esco giusto per una passeggiatina qui in West Cornelia Ave e in Roscoe Street e poi si torna a casa a preparare la pasta al sugo, come la brava massaia italiana (sapete quella che dopo il matrimonio si trasforma in creatura dai fianchi larghi, che sfama il marito e produce figli? Ecco, sì, proprio quella del buon Achilles nello Spiegel). E poi a nanna presto! Domani si inizia ad andare alla UIC!

Sunday, July 23, 2006

L'erba del vicino


È domenica! Sunday bloody Sunday cantavano i mitici U2. Sono le 13.30 (1.30 pm, abituiamoci alle usanze locali) e qui c’è stato l’improvviso risveglio delle motofalciatrici. È tutto un ruggire, o forse sarebbe meglio un ronzare, di questi mostricciattoli con cui i vicini tengono diligentemente in ordine il loro giardinetto, gareggiando tra loro su quale sia il più curato...

Why Do I Keep On Drinking Beer?

Questa è una domanda che mi chiedo spesso. Ieri sera, dopo che mi ero già scolato mezzo litro di Sprite (non volevo prendere alcolici perché ho preso un po’ di Tylenol per il mal di testa/febbre), arrivato all’Hydrate, ho ceduto e mi sono preso una Corona con tanto di immancabile fettina di lime. Il fatto è che la birra ha su di me alcuni effetti piacevoli/spiacevoli:

1) divento flirtereccio, il che non è male visto che sono single e non per scelta (ribadirlo non fa mai male).

2) Divento euforico e molto espansivo... E qui dipende da che cosa dico o faccio durante lo stato di euforia. Ieri sera è andata bene perché hanno messo una serie di canzoni di Madonna e io e Brad ci siamo lanciati nelle danze (lui è ancora più fan di me: quest’anno è andato a tre concerti!)

3) La birra, è assodato, ha un effetto diuretico. Beh, su di me diciamo che ha un POTENTE effetto diuretico. Della serie sono andato in bagno quattro volte prima di lasciare il locale e ogni volta, mentre utilizzavo quei simpatici aggeggi che Duchamp ha trasformato in opere d’arte (per i profani: gli orinatoi) mi sono guadagnato una belle serie di sbirciatine proprio lì (come direbbe Merope Generosa). Io non ho ricambiato, perché io quelle cose non le faccio (uuuhhh, ma come sto diventando vittoriano!) e soprattutto perché i soggetti in questione non erano esattamente avvenenti (e non si tratta di understatement che, come sapete, a differenza che in Inghilterra, qui non sanno che cosa sia).

Maledizione al box spring!


A parte oggetti esotici come il bidet, che qui ovviamente non esiste come in nessuna parte del mondo a parte l’Italia (e sì che il signor Bidet era francese... È proprio vero: NEMO PROFETA IN PATRIA), ma perché qualcuno non insegna agli Americani che cosa sono i materassi ortopedici, le reti e magari perfino le doghe in legno????!!! Qui hanno questo maledetto box spring che, per chi non lo sapesse, è una specie di altro materasso che si mette sotto il materasso su cui si dorme. Il tutto troppo morbido. Mi sdraio e mi sembra di essere in posizione carpiata mentre faccio un tuffo dalla piattaforma di dieci metri. Ma che è?????

Io che, a casa, sono abituato a dormire sul duro, qui sto patendo le pene dell’inferno. Sono qui da tre giorni e ho un mal di schiena che mi sta uccidendo. In questo momento potrei fare perfino il fachiro su un letto di chiodi piuttosto che dormire su quel letto!

Ga(y)me Over!

Eccomi qui per il resoconto della giornata di ieri, sabato 22 luglio. Diciamo che l’attenzione si concentrerà più che altro sulla serata, che è stata la parte più divertente. Mi sono svegliato sentendomi meglio rispetto alla sera prima, quando ero andato a letto con la febbre. Peccato, perché Jason mi aveva invitato a uscire a cena, ma davvero non me la sentivo. Avevo i brividi e battevo i denti, quindi sono andato a letto presto.

La giornata trascorre tranquilla. Cerco di riposare, faccio una passeggiatina nei dintorni. Oggi è il giorno della cerimonia di chiusura dei Gay Games, giunti alla loro settima edizione. Io sono arrivato solo mercoledì, quindi non avevo il biglietto e non ci sono potuto andare. Peccato :( Chicago non è mai stata gay come quest’anno a quanto pare. E tra due settimane c’è l’Halsted Market, il più grande mercato all’aperto degli USA. Ed è tutto gay!!! Oh, come mi ricorda Joan Cusack in In & Out questa battuta! Del resto anche lei è di Chicago.


Dopo la fine della cerimonia e dopo un altro scroscio di pioggia (gosh! Qui è peggio che a Londra!) raggiungo Jason e Brad all’incrocio tra Roscoe Street e N Halsted Ave. C’è una festa per una raccolta fondi organizzata dal locale Roscoe’s (famosissimo locale gay, indicato anche sulla Lonely Planet). Il proprietario ha comperato un’area dismessa dietro il locale e l’ha donata al quartiere, che ora vuole trasformarla in un giardino per i bambini. Quanta saggezza, ragazzi...
Ad ogni modo, pago i miei 5$ per entrare alla festa e mi unisco a Jason e Brad. Jason è preso dalla febbre del sabato sera e continua a ballare a ritmo con la musica, perciò io e Brad, più restii, ci lasciamo convincere a raggiungere il bordo della pista. Jason mi racconta il clou della cerimonia, con l’esibizione di Cindy Lauper, seguita dal perentorio invito della portavoce dei prossimi giochi, che si svolgeranno in Germania, a Colonia, tra 4 anni: “Foi tofete fenire a Colonia!”...


Lui è alla disperata ricerca di qualcuno che porti una medaglia al collo perché vuole toccarla, ma su una cosa è perentorio, almeno quanto la tedesca di Colonia: il medagliato deve essere bello e giovane. Evidentemente, però, i gay belli non sono bravi negli sport....
Finita la festa, passeggiamo su e giù per Halsted per vedere com’è l’andazzo nei locali: c’è fila al Sidetrack, da Roscoe’s e anche da Cocktail. Incontriamo Scott, Steve e John, amici di Brad e Jason e, alla fine, decidiamo di andare al’Hydrate. Il posto non è male, ma tutti i ragazzi più carini hanno un’età tale per cui a guardarli ti senti pedofilo (21enni o poco più). Beviamo (io la birra, con le conseguenze che si vedranno in un prossimo post), balliamo, chiacchieriamo. Insomma, facciamo il nostro show e poi ce ne a
ndiamo. Jason non ha ancora ottenuto soddisfazione: non è ancora riuscito a toccare una medaglia. Ma la serata volge al termine e l’unica medaglia nei dintorni sembra essere quella di un sudamericano (ecuadoregno?) brutterrimo che è in fila all’Hydrate (ora c’è fila anche lì). Ma ecco, improvvisamente, l’illuminazione! Come l’angelo di Angels in America, arriva un bel ragazzo, aspetto mediterraneo, con una medaglia di bronzo al collo. Scott lo placca immediatamente dicendogli: “Scusa, il mio amico vorrebbe toccare la tua medaglia.” E lui: “Ok, se è solo questa la medaglia che vuole toccare...” Scopriamo che il ragazzo – davvero molto bello - è di San Diego. Lui ci chiede se siamo tutti di Chicago e io sono l’unico a dire: “No, io sono italiano.” Al che lui mi dice: “Oh! Italia! Io 100% italiano. Bienvenido negli Stati Uniti”. Hehe, con un miscuglio di italiano e spagnolo (ma del resto, viene da San Diego, mi sembra più che normale) ricevo ufficialmente il benvenuto anche da un medagliato dei Gay Games :) E con questo da Chicago è tutto. Passo la linea alla regia.


P.S. La medaglia era pesante ;)