Thursday, October 26, 2006

Mortal Thoughts


Kenny Fries


More than your shirt I’m wearing.

More than the wildflowers in the field.

The purple will yield to yellow—


when it turns red I will not be here

to see it. This weight I feel is not

the weight of your body. When I touch


your skin I am trying to remember it—

It is not your skin I need to remember.

Nor this particular shade of violet


flattering the field. When your tongue

entered my mouth this morning I tasted

that flower—I know each year the same


color will return. When I take off

your shirt tonight I will anticipate

the red waiting to overtake the field.


Sto ascoltando: Chicane, "Saltwater"

Wednesday, October 25, 2006

Sussurrato... silenziosamente

Le danze sono terminate. Sulla pista solo pochi irriducibili ondeggiano uno tra le braccia dell'altro sulle note di una canzone che non ami. Mi sento stanco, mi fanno male gli occhi. Mi guardo attorno e trovo posto su un divano bianco dove mi siedo per riposare un po'. Tu ti appoggi allo schienale, il piede sinistro a terra, la gamba destra sollevata. Chiudo gli occhi mentre tu ti guardi intorno, scrutando i volti delle persone che sciamano verso l'uscita, mentre le ultime note si spengono. Improvvisamente sento le tue mani che scivolano sulle mie spalle e giù fino al petto, dove si fermano. La mia testa cerca il tuo grembo. Con gli occhi chiusi avverto ogni minimo dettaglio: le orecchie sentono il tuo leggero sospiro, il mio naso il tuo profumo fresco; le mie mani toccano le tue e le stringono. Avverto il movimento ritmico del tuo respiro, un movimento che dal petto si trasmette alla pancia e da questa alla mia testa che ne è cullata. Mi abbandono a questo abbraccio, al bisogno istintivo di contatto con te. Apro gli occhi. Dall'altro divano alcune persone ci stanno osservando. Provo uno strano piacere all'idea. Sì, perché tu stai abbracciando me e anche se loro possono vederci, non possono sentire... Non sentono lo sciabordio delle onde del mare della mia anima in questo momento. È tumulto e quiete. È mio. Ed è tuo. Reclino il capo all'indietro per guardarti in volto. Vedo qualcosa di bello. La porta dei tuoi occhi è spalancata e anche là dentro scorgo qualcosa di meraviglioso. Le tue iridi brune si fissano nel lago dei miei occhi. Mi chiedo che cosa tu vi legga. Forse la risposta la conosco...

Sto ascoltando: U2, "Stay (Faraway, So Close!)", Zooropa, 1993.

Friday, October 20, 2006

Madonna - Open Your Heart


Watch out!

I see you on the street and you walk on by
You make me wanna hang my head down and cry
If you gave me half a chance you'd see
My desire burning inside of me
But you choose to look the other way
I've had to work much harder than this
For something I want don't try to resist me

[Chorus:]

Open your heart to me, baby
I hold the lock and you hold the key
Open your heart to me, darlin'
I'll give you love if you, you turn the key

I think that you're afraid to look in my eyes
You look a little sad boy, I wonder why
I follow you around but you can't see
You're too wrapped up in yourself to notice
So you choose to look the other way
Well, I've got something to say
Don't try to run I can keep up with you
Nothing can stop me from trying, you've got to

[chorus]

Open your heart with the key
One is such a lonely number

Ah, ah, ah, ah
Open your heart, I'll make you love me
It's not that hard, if you just turn the key

Don't try to run I can keep up with you
Nothing can stop me from trying, you've got to

[chorus]

Open your heart with the key

Open your heart, I'll make you love me
It's not that hard, if you just turn the key
[repeat and fade]

Thursday, October 19, 2006

Quanta poesia in una lacrima

Mezzanotte. Milano. Metropolitana, stazione Moscova. I vagoni sono abitati da un popolo dal volto stranito. Alcuni sono ubriachi, altri semplicemente stanchi, pensierosi, afflitti, messi a dura prova da una giornata di affanni. Io che sono appena uscito dalla casa di un'amica, dove ho trascorso una serata spensierata, mi sento un privilegiato. Ho sonno, certo, ma sono sereno. Ma salendo sul treno della metro mi sembra per un istante di scendere all'inferno. Sarà che la linea verde non è la gialla - è più vecchia e più sporca - ma in questo momento colgo le contraddizioni della città. È come se passata una certa ora, addentrandosi nella notte, altri esseri emergessero dalle tenebre, non vampiri ma persone alienate. Mi ritrovo a guardare un bel ragazzo seduto di fronte a me, con il suo maglione marrone con inserti in cavallino. Anche lui mi guarda, ma i suoi occhi hanno un che di vacuo, come se si fosse appena fatto un viaggio psichedelico. È strano, quasi assente. All'improvviso mi volto alla mia destra. Seduto a pochi metri da me c'è un ragazzo molto giovane, forse 16 o 17 anni. Dall'aspetto si direbbe algerino o tunisino. È bellissimo, con un volto da bambino sperduto e innocente. Indossa dei jeans, una maglietta e una giacca di colore verde, di lana. Nelle mani ha un libro. Lancio uno sguardo alla copertina e leggo Si c'est un homme: si tratta della traduzione in francese di Se questo è un uomo di Primo Levi, un romanzo che anch'io amo moltissimo. Il ragazzo apre il libro circa a metà e comincia a leggere, totalmente concentrato, come se non esistesse più niente al di fuori di quelle pagine in cui si è immerso. Lo osservo per qualche minuto. Poi alcune lacrime sgorgano dai suoi occhi. Con molta dignità se le asciuga con il dorso della mano sinistra. Il treno si ferma. Siamo arrivati alla Stazione Centrale, la mia fermata. Le porte si aprono. Scendo. Si richiudono. Mi volto mentre la metro riparte, portandosi via il ragazzo che legge Primo Levi in francese, commuovendosi. Io cammino a passo spedito verso la linea gialla. "Nuova", "pulita", vuota.

Sto ascoltando: Anouk, "One Word", Hotel New York, 2004.

Friday, October 06, 2006

Amenità...

In una lista per traduttori, grazie ad una collega, è stata segnalata l'amenità del cartello stradale riprodotto qui a fianco, che si trova tra Penarth e Cardiff (in Galles tutti i cartelli sono in inglese e gallese). Nella parte in inglese si intima ai ciclisti di scendere dalla bibicletta ("Cyclists dismount"). La parte divertente è la traduzione in gallese. Questa, infatti, dice: "Llid y bledren dymchwelyd", che significa qualcosa come "l'infiammazione alla vescica butta giù". L'articolo della BBC che ne dà notizia ipotizza che sia stato usato un traduttore automatico per tradurre la frase dall'inglese al gallese, ma che chi se n'è occupato abbia confuso "cyclists" con "cystitis".