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Mi hanno regalato Cronaca di un disamore per Natale. Non so che cosa abbia guidato la scelta. Forse il fatto che il libro è scritto da Ivan Cotroneo, che traduce Cunningham e Kureishi, due autori che amo (anche se di Cunningham amo in maniera particolare solo The Hours). Forse perché il romanzo racconta una storia d'amore omosessuale. O forse, infine, perché qualcuno l'aveva consigliato. Non credo, però, che nel momento della scelta avessero immaginato quali sarebbero potute essere le reazioni causate dalla lettura. Oh, il dono è stato più che gradito! È stato un magnifico regalo. Pur senza saperlo, forse in cuor mio lo desideravo, ne avevo bisogno...
Ho letto il romanzo questa notte, non sono riuscito a staccarmente. Non credo di essere in grado di giudicarlo. È un romanzo fatto di frammenti, capitoli brevissimi dove la narrazione passa dalla terza alla prima persona senza avvertire, a volte apparentemente senza senso. Pensieri, sogni, allucinazioni, citazioni. Il delirio di un innamorato abbandonato. Il linguaggio non è ricercato, le frasi brevi, il lessico comune, quasi piatto. Eppure non sono sicuro che questo sia un difetto... Ma non posso essere obiettivo. Avete mai avuto la sensazione di leggere un romanzo che vi scavasse dentro? Che tirasse fuori da voi dei dolori nascosti, dei ricordi sopiti? Ho letto molte pagine con le lacrime agli occhi, perché quella che stavo leggendo somigliava alla mia storia. Nomi, luoghi, età cambiate. Ma le stesse emozioni e motivazioni, le stesse paure e gioie, la stessa euforia, la stessa disillusione, la stessa sofferenza. È proprio vero che quando si è felici lo si è tutti allo stesso modo, ma ognuno è infelice a modo suo?
Non so dire perché abbia sentito il bisogno di non interrompere la lettura. Forse per masochismo, o forse è stata la mia terapia...