Thursday, October 19, 2006

Quanta poesia in una lacrima

Mezzanotte. Milano. Metropolitana, stazione Moscova. I vagoni sono abitati da un popolo dal volto stranito. Alcuni sono ubriachi, altri semplicemente stanchi, pensierosi, afflitti, messi a dura prova da una giornata di affanni. Io che sono appena uscito dalla casa di un'amica, dove ho trascorso una serata spensierata, mi sento un privilegiato. Ho sonno, certo, ma sono sereno. Ma salendo sul treno della metro mi sembra per un istante di scendere all'inferno. Sarà che la linea verde non è la gialla - è più vecchia e più sporca - ma in questo momento colgo le contraddizioni della città. È come se passata una certa ora, addentrandosi nella notte, altri esseri emergessero dalle tenebre, non vampiri ma persone alienate. Mi ritrovo a guardare un bel ragazzo seduto di fronte a me, con il suo maglione marrone con inserti in cavallino. Anche lui mi guarda, ma i suoi occhi hanno un che di vacuo, come se si fosse appena fatto un viaggio psichedelico. È strano, quasi assente. All'improvviso mi volto alla mia destra. Seduto a pochi metri da me c'è un ragazzo molto giovane, forse 16 o 17 anni. Dall'aspetto si direbbe algerino o tunisino. È bellissimo, con un volto da bambino sperduto e innocente. Indossa dei jeans, una maglietta e una giacca di colore verde, di lana. Nelle mani ha un libro. Lancio uno sguardo alla copertina e leggo Si c'est un homme: si tratta della traduzione in francese di Se questo è un uomo di Primo Levi, un romanzo che anch'io amo moltissimo. Il ragazzo apre il libro circa a metà e comincia a leggere, totalmente concentrato, come se non esistesse più niente al di fuori di quelle pagine in cui si è immerso. Lo osservo per qualche minuto. Poi alcune lacrime sgorgano dai suoi occhi. Con molta dignità se le asciuga con il dorso della mano sinistra. Il treno si ferma. Siamo arrivati alla Stazione Centrale, la mia fermata. Le porte si aprono. Scendo. Si richiudono. Mi volto mentre la metro riparte, portandosi via il ragazzo che legge Primo Levi in francese, commuovendosi. Io cammino a passo spedito verso la linea gialla. "Nuova", "pulita", vuota.

Sto ascoltando: Anouk, "One Word", Hotel New York, 2004.

4 comments:

Anonymous said...

Che bella scena, davvero :)

Anonymous said...

Commovente!!! ;-)

Edward Phelan said...

Avete presente quei momenti in cui sembra di vivere un'epifania? beh è stato uno di quei momenti. amo queste immagini istantanee: sembra di vivere all'ennesima potenza. e ringrazio di essere al mondo per poter sentire con tale intensità.

Anonymous said...

wow!!che bel post!
comunque non c'è niente di più bello/interessante/bizzarro nell'osservare le persone
non solo i pendolari che incroci sulla metro, in treno, o in coda al semaforo, ma proprio tutti. da quelli seduti al parco ai colleghi d'ufficio

no beh calma...ora non è che mi piazzo dietro ai cespugli con i binocoli eh..