La città di vetro è uno spazio d'incontro e uno spazio per la solitudine. È il luogo della chiacchiera giocosa e della riflessione intimista. È rete e isola, è città e deserto. È un mondo per chi ama le tecnologie, ma anche l'immersione nella natura incontaminata. Luogo e non-luogo dove esprimere se stessi.
... Fantozzi naturalmente. Ebbene sì, perché ho la mia personale nuvola, ormai ne sono certo. Ascoltate i fatti e poi ditemi che non è vero.
Settimane di sole splendente, non una nuvola in cielo. Un inizio d'autunno splendido. Mercoledì della settimana scorsa vado dal carrozziere che mi deve fare una riparazione all'auto (per la terza volta mi hanno scassinato l'auto e mi hanno rovinato le serrature). Mi chiede gentilmente di ripassare lunedì perché ha tantissimo lavoro e io dico: "D'accordo, a lunedì". Lunedì torno e c'è un sole ancora più splendente. Consegno la macchina. Il giorno dopo devo andare in università e anche quello dopo e quello dopo ancora (domani), ma tanto mi dico: "C'è un sole splendido, prendo lo scooter". Nell'istante stesso in cui ho messo le chiavi nelle mani del carrozziere un brivido mi ha percorso la schiena...
Martedì 25 settembre 2007. Mi alzo alle 8.30 e sollevo la tapparella. Fuori il cielo è leggermente coperto, ma non tanto. In università devo andare al pomeriggio e non mi do troppa pena. Il cielo si rannuvola sempre più. Esco alle ore 12.00 e arrivo incolume in Città alta. Alle 13 comincio a fare esami (studenti bravi, fortunatamente, il voto più basso un 25). Finiti gli esami vado in ufficio. Ora di tornare a casa. Salto sullo scooter e... comincia a piovere! Fortunatamente piove poco e arrivo a casa, un po' bagnato, ma non troppo.
Mercoledì 26 settembre 2007. Secondo giorno senz'auto e secondo giorno che devo andare per forza con lo scooter in università. Non ho scelta. Piove, naturalmente. Fortunatamente smette per una mezz'ora e ne approfitto per arrivare in università. Riprende a piovere, poi mentre sono a lezione smette per tutto il tempo. Finisce la lezione di dottorato ed esco con R., F. e C. a prendere una birra (anzi due, ma piccole ;-)). Poi è ora di tornare a casa, perché è tardi. Ed ecco che PIOVE A DIROTTO! Torno a casa fradicio (nemmeno la cerata ho nel bauletto) e congelato (ci saranno 16 gradi).
Insomma, un crescendo di intensità. Se tanto mi dà tanto, domani che è il terzo e ultimo giorno che devo andare in uni durante questa settimana ci dovrò andare in barca. E scommetto anche che non appena mi restituiranno la macchina il sole splenderà di nuovo. Nuvola di Fantozzi, sii maledetta!!!
Sto ascoltando: Counting Crows, "Colorblind", This Desert Life, Geffen Record, 1999.
I love a boy named Jesse But Jesse doesn't love me back He says he has a girl named Chelsea he wants so much
I love a boy named Jesse But Jesse doesn't love me back He says he's insecure about what he feels and what he wants What he feels and what he wants
But everytime he smiles at me I know we are the same And that he'll change his world for me If he just knew my name
There's no need for you to say you saw the life they chose for me For me
I loved a boy named Jesse But Jesse doesn't love me back He wants to kiss and go to bed but he doesn't want to talk I loved a boy named Jesse But Jesse doesn't love me back
He says his faith and all that stuff is only in my mind Only in my mind
All i can hide I'm doing fine
But everytime he smiles at me i know we are the same And that'll he'll he change his world for me If he just knew my name
There's no need for you to say you saw the life they chose for me For me
I love a boy named Danny But Danny doesn't love me He says he has a girl named Chelsea he wants so much
I love a boy named Danny But Danny doesn't love me He says he's insecure about what he feels and what he wants He feels and what he wants
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