Thursday, July 20, 2006

Sweet Home Chicago

Ed eccomi qui… a scrivere nel mio blog alle 7.33 del mattino. A dire il vero sono sveglio dalle 3.48 (am come si dice qui). Dannazione al jet lag! Il viaggio – ma guarda che sorpresa - è stato faticoso! Mi sono alzato alle 5 del mattino per poter partire alle 5.45 alla volta di Malpensa. Ci sono arrivato alle 7.30 circa (normale traffico della A4 più costruzione della quarta corsia). Fatto immediatamente il check in, sono andato a chiedere lumi su un cambiamento d'orario per il ritorno (il 31 agosto) e poi mi sono avviato ai controlli di sicurezza. Tutto perfetto. Volavo con Lufthansa e siamo partiti con un leggero ritardo, ma siamo arrivati a Francoforte in orario. Era la prima volta che arrivavo all'aeroporto di Francoforte. È davvero impressionante. Qui ho dovuto attendere circa 3 ore per il volo successivo e nel frattempo ho fatto amicizia con un trevigiano, sposato con una donna polacca, che vive a Mainz, in Germania. Un bel miscuglio! Il volo da Francoforte a Chicago, su un Airbus A340, è stato perfetto dal punto di vista del servizio e del trattamento. In particolare c'era uno steward di nome Ingo che ha rappresentato una vera gioia per gli occhi con i suoi capelli biondi, il viso teutonico, la carnagione abbronzata e gli occhi di ghiaccio... Stendiamo un velo pietoso (anzi, una trapunta di marmo) su tutti gli altri (hostess comprese per quanto io possa essere competente in materia). Per tenermi occupato durante le infinite (9) ore di volo, ho fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità e cioè chiacchierato con le due vicine (hanno attaccato bottone loro, lo giuro!), una signora di Denver e una ragazza slovena che stava andando a Salt Lake City per lavorare come au pair. Mi sono anche beato quando la signora di Denver mi ha detto che parlo un ottimo inglese (americano) privo di accento. In realtà il fatto è che quando parlo con una persona tendo ad assumere il suo accento, quindi probabilmente, mentre parlavo con Petra (la ragazza alla pari), parlavo inglese con accento sloveno.

Ho visto anche due film (L'era glaciale 2 e La pantera rosa, entrambi esilaranti), mangiato cibo orribile, ascoltato musica, dormito. Non ho letto perché per la prima volta ho sofferto di mal d’aereo. Tutta colpa delle numerose turbolenze e dei vuoti d’aria che abbiamo incontrato.

Ad ogni modo siamo atterrati nella Windy City alle 4.30 del pomeriggio. E lì è iniziato il mio incubo. Coda di un’ora all’immigrazione, per essere poi trattati a pesci in faccia per cinque minuti da un ufficiale, pure brutto, che era andato a lezione di cortesia da Himmler. Domande del tipo: “Quanto si ferma? Perché così tanto? Quanti soldi ha? Dove sta?" e via dicendo. Mai un sorriso e passaporto che mancava poco me lo tirasse dietro. Poi, naturalmente, dopo la mia razione quotidiana di maltrattamenti e un’ora di attesa per riceverli, dove saranno i bagagli? Questi erano stati scaricati da 45 minuti almeno e sui tabelloni non c’era traccia del volo LH 448. Dopo aver chiesto a ben tre addetti, di cui una si è consultata con il proprio capo, alla fine sono riuscito a placcare un omino con targhetta al petto che diceva "Lufthansa agent". È lui il mio uomo! e infatti trovo la valigia, tutta schiacciata. Passo la dogana ed esco nel labirinto di O'Hare. Ok, dove sarà Jason, che ha promesso di venirmi a prendere? Probabilmente al terminal sbagliato o, stanco di aspettare, si è gettato sotto il treno della blue line. Invece no, Dopo soli 5 SMS riusciamo a rintracciarci. Abbraccio liberatorio, dopo un anno e cinque mesi che non lo vedo di persona e poi ci dirigiamo verso casa (quella dove starò io). Chiacchieriamo un po'. Brad non c'è perché ci sono i gay games ed è andato a vedere la partita di beach volley. Jason mi sembra più magro, più bello e più rilassato rispetto all'ultima volta, anche se è evidentemente stanco. È uscito dal lavoro prima per venirmi a prendere e farmi strada :) Lo adoro! Prendiamo la blue line e scendiamo alla fermata Addison e di qui l’autobus 152, guidato da una signora che sembra Whoopy Goldberg, assolutamente simpaticissima. L'autobus, però non ne vuol sapere di ripartire. Il motore gira a vuoto come se fosse in folle e il mezzo non si muove. Ma l'acuta signora conosce perfettamente il sistema Windows, perciò spegne il motore, aspetta due secondi e riaccende. Tutto funziona perfettamente ora. Ha fatto il reboot dell'autobus!!! Scendiamo a Damen (scopro che per aprire le porte per scendere dagli autobus bisogna spingerle) e di lì la casa è a quattro passi. Saranno 100 metri. Ad accogliermi sulla soglia di questa deliziosa casetta di legno in West Cornelia Avenue è Matt, esperto di pubbliche relazioni e commediografo, ragazzone (beh, non esageriamo, è alto quanto me) newyorchese, occhi azzurri, capelli biondi e un po' lunghi. Il suo saluto? “Ehi, man”. Ok, cominciamo bene. Non mi ha ancora chiamato dude e nemmeno bro', ma attendo sviluppi. Greg, l’altro occupante dell’appartamento non c’era e non è tornato a casa perché dalla fidanzata. Direi che i miei compagni sono inesorabilmente etero. In bagno c’è una pila di Playboy…

Fatte le presentazioni, Jason è tornato a casa perché doveva spedire il suo pezzo per Redeye. Io ho fatto una doccia e poi con Matt abbiamo fatto una chiacchierata mentre vedevamo la partita dei Cubs (che quest'anno fanno schifo). Sto diventando già un vero americano, eh? Poi a letto alle 22.30 (per me le 5.30 del mattino, quindi ero praticamente sveglio da 24 ore). Ma alle 3.48 ero già sveglio, naturalmente :) E, ancora più naturalmente dirà qualcuno, sta piovendo... Ma sono proprio io che porto il maltempo??? Vabbè, domani è un altro giorno...

6 comments:

Anonymous said...

Fantastico questo post!! Mi sono divertita da morire a leggerlo....io negli States non ci sono mai stata e dunque attendo altri resoconti interessanti. Ma sei lì per lavoro o per svago? E quanto ti fermi? E quanti soldi hai? :-))))
buona giornata

Edward Phelan said...

Oggi ha smesso di piovere, ma in compenso temo che presto dovrò sperimentare la sanità statunitense, che non è esattamente quello che vorrei fare. Ma credo che l'aria condizionata sia stata più forte del mio fisico. Vedremo...

Anonymous said...

Ueh, non ci fa' sta' preoccupati...

Edward Phelan said...

Mi sento tutto indolenzito, come quando sta per venirti la febbre, ma non ho mal di gola, né nulla di ciò che normalmente mi viene quando mi sto ammalando. sarà tutto semplicemente dovuto alla stanchezza per il viaggio e al jet lag?

Anonymous said...

speriamo che sia solo il jet-lag....in bocca al lupo! :-)

Edward Phelan said...

grazie mille Fabiana! Vi terrò aggiornati :)