Mi sveglio alle 6.30, ma questa volta volutamente. Devo chiamare a casa e a quest’ora sono sicuro di trovare la mia mamma. Da lei c’è anche Luca, mio nipote, che in mia assenza si è autoeletto angelo custode della nonna. Che tesoro!!! Ha preso tutto dallo zio.
Dopo la conversazione – un po’ strappalacrime – con la famigghia, me ne torno a letto per un po’ di sano riposo domenicale. Mi sveglio alle 12.30, orario decisamente italiano direi. Il jet lag non so più dove sta di casa. Però quel mal di testa non se ne vuole andare... dev’essere quella febbriciattola. Io che sono un po’ ipocondriaco, comincio a snocciolare alcune possibili malattie che potrei avere contratto:
a) La dengue. Sì, perché la zanzara Aedes aegypti è diffusissima a Chicago, nota località tropicale. Infatti ho dovuto fare anche la profilassi antimalarica.
b) La malattia di Lyme. Beh, dolore alle articolazioni e febbre ci sono. Anche la rigidità del collo. Però non ricordo alcuna tumefazione dolente (molto dolente) che potrebbe essere corrisposta a un morso di zecca, quindi mi sento di escluderla.
c) Polmonite. Direi di no, perché non ho tosse secca.
d) Bronchite. No, perché non ho tosse.
Escluse le malattie più comuni qui sopra, mi viene in mente che potrei aver contratto il morbillo in Germania (ho fatto scalo a Francoforte), visto che all’Immigration c’era un cartello che ammoniva che in Germania c’era un’epidemia di measles. Beh, ma io il morbillo l’ho fatto alla materna (come tutte le altre malattie esantematiche). Quindi anche il morbillo è escluso. Ma allora è un semplice raffreddore!!
La giornata per il resto trascorre nella assoluta laziness. Esco giusto per una passeggiatina qui in West Cornelia Ave e in Roscoe Street e poi si torna a casa a preparare la pasta al sugo, come la brava massaia italiana (sapete quella che dopo il matrimonio si trasforma in creatura dai fianchi larghi, che sfama il marito e produce figli? Ecco, sì, proprio quella del buon Achilles nello Spiegel). E poi a nanna presto! Domani si inizia ad andare alla UIC!
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